Sciopero a Portofino, i parcheggiatori pronti a proseguire ad oltranza

Un caso più unico che raro nel borgo "dei vip", ma non c'è nulla da ridere: in pericolo cinque posti di lavoro

Sciopero a Portofino, i parcheggiatori pronti a proseguire ad oltranza
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Storico sciopero a Portofino: incrociano le braccia i dipendenti dell'autosilo, sballottati tra una concessione conclusa ed un futuro lavorativo ancora incerto.

Lo sciopero a Portofino

È cominciato a partire dalla mezzanotte di ieri l'annunciato sciopero dei cinque parcheggiatori del silo di Portofino, che incroceranno le braccia sino al termine del fine settimana. Nel farlo, si guadagnano le prime pagine del Secolo XIX di oggi, che affronta la vicenda con un malizioso sarcasmo nei confronti della «perla del Tigullio» e delle sue pretese di quasi fatata esclusività. Ma la faccenda è seria, vi sono cinque posti di lavoro a rischio, e sempre sulle pagine del quotidiano ligure Giovanni Ciaccio, coordinatore regionale UIL, «se il Comune non darà assicurazioni concrete sul mantenimento dell'impiego dei dipendenti del silo» promette scioperi ad oltranza nei prossimi fine settimana e presidi di fronte all'ingresso del parcheggio. E al diavolo i vip.

Il problema è la scadenza della concessione alla società, la Assobello Srl che gestisce l'autosilo: scadenza prevista proprio questo fine settimana, alla quale non è ancora chiaro se, quando e come subentrerà una società in house del Comune. La "Portofino Mare srl", che dovrebbe, almeno in teoria, assorbire tutti e cinque i dipendenti garantendone la prosecuzione dell'impiego, ma per la UIL dopo mesi di sollecitazioni ancora non c'è chiarezza né certezze. Sul piatto, nel frattempo, vi sarebbe una proroga sino a maggio proposta alla Assobello, che potrebbe garantire gli stipendi dei cinque dipendenti almeno sino allora, nella speranza che per quel momento la nuova società sia pronta a subentrare. Nulla di strano in tale situazione, però, che i lavoratori siano tutt'altro che tranquilli, e vogliano manifestare in difesa dei propri diritti. Né nulla da ridere.

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