Rezzoaglio in rivolta contro i cinghiali
Gli abitanti si mobilitano e raccolgono firme contro l'invasione dei cinghiali
L'emergenza cinghiali a Rezzoaglio esaspera gli abitanti della Val d'Aveto.
L'ordinanza del sindaco contro i cinghiali a Rezzoaglio
Il territorio ligure è costretto da anni a sopportare le incursioni degli ungulati. Nelle scorse settimane il sindaco di Rezzoaglio, Daniele Mareschi ha emesso un’ordinanza. «Preso atto della concreta inapplicabilità di metodi incruenti rispetto alle circostanze contingenti - il sindaco ordina - che venga effettuata la cattura e l’abbattimento dei cinghiali presenti sul territorio comunale ed in particolare nelle immediate vicinanze dei centri abitati delle frazioni di Rezzoaglio Inferiore, Molini Parazzuolo, Priosa, Gropparolo, Isoletta, Farfanosa, Cabanne, Mileto, Garba, Scabbiamara, Moglia, nelle attigue zone agricole e in prossimità della viabilità più trafficata". Ovviamente, neanche a dirlo, è vietata la somministrazione di cibo agli ungulati e ad altri animali selvatici.
La rivolta degli abitanti
Nei giorni scorsi anche gli abitanti si sono mobilitati. Come? Utilizzando le pagine facebook dedicate a Rezzoaglio per confrontarsi, aiutarsi e anche porre rimedio a questo problema, fino ad arrivare a: "Documento protocollato, quota firme 47". Ma facciamo un passo indietro. Tutto è nato nella prima metà di agosto, quando un utente ha condoviso una foto che lascia poco spazio all’immaginazione. "Sei di Rezzoaglio se... pensi che qui bisogna arrendersi". I cinghiali non hanno risparmiato decine di piane. Da lì la rivolta. "Bisogna intervenire" e ancora "Si deve fare qualcosa, non si può andare avanti così" . Ecco allora una bella lettera, indirizzata al Comune di Rezzoaglio, che parla di «insostenibile presenza, nei mesi di chiusura del’attività venatoria, dei cinghiali che ogni anno risulta in aumento. Questi animali risultano indifferenti alla presenza dell’uomo, tanto da circolare e danneggiare indisturbati, tra le vie del paese". E intanto a farne le spese sono i residenti, i coltivatori e chiunque abbia a cuore quei terreni. Un grido di protesta che non può essere ignorato.