A Palazzo Rocca la mostra di Luigi Grande "Il vento non si ferma"
Dal 13 al 28 novembre, 10-12 e 16-19
E' stata inaugurata sabato 13 novembre, con la presentazione di Giorgio Seveso, la mostra di Luigi Grande “Il vento non si ferma” allestita a Palazzo Rocca. L’evento vede il patrocinio del Comune di Chiavari e la collaborazione dell’associazione Il Mosaico. ORARI MOSTRA: dal 13 al 28 novembre, 10-12 e 16-19.
Biografia di Luigi Grande
Nato a Palermo il 2 luglio 1939, da Gaetano, siciliano, e Anna Cervigni, ligure, dopo vari trasferimenti legati alle vicende belliche, ancora bambino, Luigi Grande si stabilisce con la famiglia a Lavagna dove inizia il suo percorso scolastico con un’attenzione particolare alla fotografia, al mondo dell’illustrazione e al disegno, sfociata, poi, nella frequenza dello studio di Marcello Rezzano e del Liceo Artistico Nicolò Barabino a Genova. Qui è allievo dei pittori Alberto Nobile e Rocco Borella, dello scultore Edoardo Alfieri e conosce Maria Guglielmina Mimì Risso, sua futura compagna di esperienze artistiche e di vita. Per il giovane è un momento di intense letture dedicate a Wihelm Reich, Nâzym Hikmet-Ran, August Strindberg ed Henrik Ibsen sul fronte della psicanalisi, della drammaturgia e della poesia, mentre studia l’espressionismo tedesco e, in particolare, l’opera di Otto Dix e di George Grosz, inquietante filigrana artistica sottesa alla produzione artistica di quei pittori italiani che rifuggono astrazione e pop art nella seconda metà del Novecento.
Seguiranno le attenzioni per i testi del commediografo Antonine Artaud, per lo scrittore della Beat Generation, William S. Borroughs, e per il pittore russo-parigino Chaïm Soutine, ai quali dedica, negli anni Ottanta, alcuni ritratti in grado di restituire simbolicamente la complessità talvolta tragica dell’esistenza e dell’esperienza di quegli intellettuali. Amico del pittore chiavarese Silvio Cassinelli e del poeta e scrittore di teatro Vico Faggi - con il quale il giovane palermitano dà vita a significative esperienze culturali -, segnalato da Mario De Micheli alle gallerie milanesi “Il giorno” e “L’agrifoglio” e sostenuto dal critico Giorgio Seveso, dalle attenzioni del giornalista Luciano Bianciardi, a partire dagli anni Sessanta, Grande inizia il suo percorso espositivo fuori dalla Liguria, studiando comunque la pop art, frequentando a Roma amicizie legate al mondo del giornalismo e dei media, rifugiandosi a lavorare nella casa di famiglia a Ustica e spingendosi a Parigi, ospite di Dominique Lemor, vedova del poeta Paul Eluard.
Vinta a Genova nel 1973 una borsa di studio Duchessa di Galliera, compie un viaggio formativo in Germania, dove fa ritorno ancora nel 1988 e 1989 a Hilden e a Alzey, per tenere due mostre personali; nel 1975, sollecitato con ogni probabilità anche dalle drammatiche vicende della tribù indiana degli Oglala Lakota d’America che il governo statunitense cercava dal 1973 di cacciare dai territori per appropriarsi dei giacimenti di uranio che vi si trovavano, Grande inizia il ciclo dei dipinti dedicati a quel popolo.
Anche sculture
Parallelamente, si cimenta anche nella scultura, realizzando in rame, nel 1975, il Monumento al Partigiano di Lavagna, vibrante figura antiretorica di ricordo martiniano; a essa seguirono – per segnalare i lavori più significativi – nel 1976, Ragazza sdraiata in tecnica mista, sensibile interpretazione dei drammatici calchi pompeiani; il bronzo del 1989, di solida struttura novecentesca, per un rigoroso Monumento all’Emigrante a Favale di Malvaro nell’entroterra genovese; il busto del partigiano Casini a Villa Rocca in Chiavari realizzato nel 1996.
Dallo scorcio degli anni Novanta espone spesso col sodalizio artistico “Campo Aperto”, nel 2010 e 2012, col “Gruppo Prisma 177”, nel 2019 partecipa alla Biennale di Genova e nel 2020 ad Arte Genova, dividendo la sua attività tra Sestri Levante e la casa di campagna in Val Fontanabuona alla ricerca di una costante evoluzione espressiva che, pur esercitando una forte azione disgregante sulle immagini che ne scaturiscono, mantiene nel paesaggio e nella figura i suoi irrinunciabili cardini.
Riconoscimenti
Dal 2014 sue opere sono conservate nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Genova e del Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, dopo l’importante evento espositivo in entrambe le sedi. Nel 2020 Grande ha ricevuto il premio alla carriera di Saturarte in occasione dei 25 anni di attività dell’associazione culturale.