Le attività del porto riaccendono una luce
Una grande stella luminosa sulla gru dell’approdo per far comprendere che nonostante il cantiere c’è ancora vita

Nonostante il clima di grande incertezza, tra i commercianti del Porto Carlo Riva c’è ancora tanta voglia di resistere e di andare avanti in attesa di tempi migliori. Dalla terribile notte della mareggiata che devastò il primo porto turistico d’Italia sono ormai trascorsi tre anni. Anni complessi, vissuti in bilico tra operazioni di bonifica e un cantiere che per lungo tempo ha stentato a decollare.
Le attività del porto riaccendono una luce
Da alcuni mesi la situazione è cambiata per il meglio: camion, navi, gru e operai sono costantemente al lavoro per l’esecuzione dei lavori propedeutici alla realizzazione della nuova mantellata protettiva dell’approdo, ma l’intero porto è ovviamente ancora un grande cantiere a cielo a porto e non sembra più quel luogo in cui compiere una piacevole passeggiata tra vetrine e locali. Della ventina di attività operative prima della mareggiata avevano proseguito in 14. Il sentimento comune è sempre stato quello di andare avanti, tutti insieme come è stato anche nei momenti più difficili. Nel frattempo, complice la scadenza delle concessioni demaniali al 21 novembre di quest’anno, e complice la continua carenza di clientela c’è chi nonostante la buona volontà ha deciso di alzare bandiera bianca. Il caso più significativo è senza alcun dubbio quello del bar Tortuga Two. Troppo pochi quei 40 euro giornalieri di incasso per pensare concretamente di poter andare avanti. Meglio chiudere e contenere le perdite, pur nel dispiacere di lasciare il porto e chi ancora vi opera senza un servizio essenziale. La voglia di ripartire però non manca ed è simboleggiata da quella stella luminosa che gli stessi commercianti hanno fatto appendere alla gru marittima del porto. Un segno della loro presenza, un segno tangibile e ben visibile, per far coprendere che le attività sono ancora vive. «Oggi in 4 si sono arresi e per noi che ancora resistiamo é una pugnalata al cuore, perché abbiamo sempre operato con massima professionalità, fornendo i nostri servizi, restando uniti come una famiglia anche quando arriva "la cattiva sorte" - commenta Nadia Molinaris in qualità di portavoce degli esercenti - In questi 3 anni, il Porto Carlo Riva é stato visto dai più, solo come "barche di ricchi che ben gli sta" , come ricostruzione di una diga di cui vantarsi o criticare a seconda dello schieramento politico, come set per video, come passerella o come argomento di cèti… ma ci si é dimenticati del sudore che c'é dentro e dietro un Porto. Noi siamo rimasti per non fare morire il "nostro Porto", siamo rimasti nonostante le notti in bianco e la mancanza di certezze, siamo rimasti perché dietro le nostre attività, tra soci, collaboratori e dipendenti ci sono ben 100 famiglie che lavorano e questo, nonostante il disinteresse e il silenzio di quasi l'intera Città. E dentro questo silenzio abbiamo scritto i nostri auguri il 26 novembre sulla gru, su quello che é il simbolo del lavoro e non solo della "immagine" che in pochi però hanno notato, passando come sempre inosservati».