Morti in Rsa, i familiari potranno chiedere risarcimenti
Secondo i pm mancava "un piano pandemico nazionale" e per "i profili di criticità rilevati in alcune strutture"

Durante la fase peggiore della pandemia, nella primavera 2020, tutti i 58 ospiti della Casa di Riposo Rsa "Pietro Torriglia" risultarono positivi, tanto che l'intera struttura fu trasformata in un centro Covid. Anche il presidente Arnaldo Monteverde ne fu contagiato.
Oggi i pubblici ministeri del pool Sanità della procura di Genova, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto, hanno chiesto l'archiviazione per 15 persone tra direttori e responsabili legali delle sei strutture liguri colpite dalla pandemia (oltre a quella chiavarese, la Residenza Anni Azzurri Sacra Famiglia di Rivarolo, il Centro di riabilitazione, il Don Orione Paverano, La Camandolina e la Residenza San Camillo).
Tuttavia, i parenti delle vittime potranno chiedere un risarcimento in sede civile. In primo luogo, scrivono i pm, perché mancava "un piano pandemico nazionale" e poi per "i profili di criticità rilevati in alcune strutture".
Le motivazioni
Sono emersi, scrivono i pm, "in linea generale, da un lato, l'assoluta impreparazione dello Stato di fronte a una pandemia per la quale da anni non era stato predisposto un piano e notevoli difficoltà per le strutture ad attuare le misure e indicazioni raccomandate nelle varie settimane dalle autorità sanitarie".
E ancora, sottolinea la Procura "i dispositivi di protezione scarseggiavano su tutto il territorio nazionale e ogni Rsa, pur impegnandosi nella ricerca, ha incontrato enormi difficoltà nell'ottenere le forniture. Alcune strutture, nella prima fase emergenziale, hanno dato ai dipendenti mascherine di ''panno tipo swiffer", altre avevano commissionato mascherine in tessuto, quasi tutte hanno imposto un uso oculato dei dispositivi visto lo scarso numero a disposizione".
È vero certamente che in certe strutture le scarse protezioni a disposizione del personale non venivano imposte nel loro utilizzo quotidiano ma si deve sottolineare il fatto - concludono i magistrati - che le stesse autorità pubbliche sanitarie deputate ad impartire le corrette prescrizioni da adempiere per evitare il contagio, parevano avere approcci scientifici fra loro contraddittori".