Le celebrazioni

4 novembre, la Giornata dell'Unita' nazionale e delle Forze Armate

Diverse le commemorazioni nel Levante ligure

4 novembre, la Giornata dell'Unita' nazionale e delle Forze Armate
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Oggi, 4 novembre, si celebra la Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze Armate. Diverse le celebrazioni nel Levant, eccone alcune.

Chiavari

A partire dalle ore 8, il sindaco, accompagnato dal comandante della Polizia Locale, ha deposto una corona di alloro alle lapidi commemorative, ai cippi e ai monumenti cittadini. Alle ore 10.30 si è svolta la messa alla Cattedrale di N.S. dell’Orto. A seguire, alle 11.30 in piazza Roma, l’Alza Bandiera da parte dei Militari della Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate, la deposizione e la benedizione delle corone al monumento dei Caduti con la lettura dei messaggi delle autorità. Infine alle 17, l’ammaina Bandiera.

Alla cerimonia hanno preso parte le autorità civili, militari, religiose insieme alle rappresentanze delle associazioni d’Arma e Combattentistiche.

Lavagna

Questa mattina anche Lavagna ha commemorato la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, con una nutrita rappresentanza di autorità militari e civili, forze dell’ordine, associazioni e cittadini, accompagnata dalle note del Corpo Bandistico Città di Lavagna, per ricordare, ed oggi più che mai, come la vittoria più grande sia la pace.

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Anche L'Associazione Volontari Protezione Civile Liguria ODV ha partecipato alla cerimonia della commemorazione del 4 novembre tenutasi a Lavagna, nonostante il lungo lavoro di ieri sul litorale lavagnese e il prossimo impegno per l'allerta di questa sera, era doveroso presenziare per ricordare chi ha dato la vita per il nostro Paese.

Rapallo

Anche Rapallo ha commemorato il 4 novembre. Dopo la celebrazione della messa a ricordo e suffragio dei Caduti in tutte le guerre, una nutrita rappresentanza delle associazioni militari, civili, delle forze dell’ordine e della civica amministrazione accompagnata dal Corpo Bandistico “Città di Rapallo”, si è raccolta di fronte al Monumento di Piazza IV Novembre e successivamente presso il Lungomare per deporre due corone d’alloro.

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Sestri Levante

A Sestri dopo la celebrazione della messa presso la chiesa di Sant’Antonio è seguito un corteo fino al Monumento ai Caduti in Piazza della Repubblica dove è stata depositata una corona di alloro e la Società Filarmonica di Sestri Levante ha eseguito il brano militare “Il Silenzio”. Il capitano della Compagnia dei Carabinieri di Sestri Levante Giada Conti ha poi dato lettura del Bollettino della Vittoria al seguito del quale il sindaco di Sestri Levante Francesco Solinas ha tenuto l’orazione ufficiale.

Alla commemorazione hanno partecipato le autorità civili, militari e religiose, insieme alle rappresentanze delle Associazioni d’Arma e Combattentistiche.

Per l’amministrazione comunale erano presenti l’assessore al Turismo ed Eventi Giuseppe Ianni ed i consiglieri comunali Luca Balotta, Leonardo Sanguineti e Mirella De Filippi. Tra le autorità presenti anche l’On.Valentina Ghio e l’On.Roberto Traversi. 

“La guerra che per l’Italia si concluse con la vittoria il 4 novembre 1918, fu un conflitto che sconvolse l’Europa e che per la nostra nazione segnò l’avvio di un lungo, complesso, drammatico periodo storico che si concluse soltanto nel 1945 - ha ricordato il sindaco si Sestri Levante Francesco Solinas - Il sentimento popolare dell’epoca definì quella guerra la “Grande guerra”, grande per il numero dei paesi coinvolti, per il vasto scenario bellico e soprattutto, tristemente grande per il numero di vittime. Gli stati, i governanti, i nostri predecessori, impararono poco da quel conflitto mondiale e le dimensioni e le devastazioni si ripeterono e moltiplicarono durante la seconda guerra mondiale. Questo - sottolinea il primo cittadino Solinas - ci fa riflettere su come noi uomini difficilmente impariamo dagli errori e oggi, in occasione dell’anniversario di quella vittoria, abbiamo reso onore e abbiamo ricordato quei caduti così come i caduti di ogni guerra. Oggi abbiamo celebrato con orgoglio la nostra Unità nazionale pagata davvero a caro prezzo dalle generazioni che ci hanno preceduto.

In questo giorno - aggiunge ancora Solinas- rendiamo anche onore alle nostre Forze Armate che, con la loro dedizione ed il loro contributo, hanno consentito all’Italia di divenire uno Stato unito, libero e democratico e che quotidianamente, grazie alla loro presenza, sovente silenziosa e a volte poco riconosciuta, fatta anche di abnegazione, sacrificio, ardimento e coraggio, ma anche sempre pregna di senso di responsabilità, proteggono come un bene prezioso. Il nostro pensiero e ringraziamento è rivolto a tutti i militari in servizio nel nostro paese e all’estero”, conclude.

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L'omelia del vescovo Devasini

Questa l'omelia del vescovo Giampio Devasini tenuta questa mattina in cattedrale:

"In una giornata come questa il primo pensiero va a tutti i caduti per l’unità nazionale.
Soprattutto a quelli della prima guerra mondiale, alla quale in maniera speciale la ricorrenza rimanda. Ma insieme a loro anche a tutti quelli che, nell’altra guerra mondiale
e in tanti altri combattimenti pure in tempi di pace, hanno sacrificato la loro vita per la
comunità nazionale. Per loro preghiamo, come pure per quegli uomini e donne che oggi
prestano il loro servizio nelle forze armate, i quali con il loro lavoro esercitano quel
potere di deterrenza destinato a scoraggiare qualsiasi tentativo di intaccare l’unità del
Paese e all’occorrenza, speriamo mai, a difendere i confini e l’integrità della nazione.
In un tempo come l’attuale, dobbiamo ammettere che le ricorrenze e le parole assumono un sapore diverso dal solito. Fa un certo effetto sentir parlare di unità nazionale, mentre ai confini orientali dell’Europa così come in Medio Oriente sono in corso guerre devastanti e dagli sviluppi incerti. Insieme a tutte le violenze e i crimini che vengono regolarmente consumati, pensiamo alle vittime innocenti che hanno dovuto soffrire e che continueranno a soffrire non sappiamo ancora per quanto tempo. Siamo qui a
invocare pace ma sappiamo che il suo perseguimento comporta un complesso intreccio
di fattori e di volontà. Non ci è consentito, infatti, ricondurre i conflitti esclusivamente a fattori impersonali, poiché tutte le azioni umane hanno all’origine una decisione, un atto di volontà di qualcuno.

Difendere l’unità della nostra nazione richiede un’infinità di misure e di attenzioni, ma non autorizza a chiudersi ermeticamente alle altre nazioni, nell’illusione di isolarsi o di poter contare su una qualche autosufficienza. Dobbiamo promuovere la nostra identità in un clima di relazioni costruttive a tutti i livelli. La pace è dono – e in questi giorni lo stiamo invocando da Dio con tutte le nostre forze – e compito: Dio non è un mago, ma un suscitatore – un creatore – di volontà di pace e di bene. Senza la nostra volontà e il nostro impegno operoso, nulla Dio potrà realizzare, poiché non ha creato delle marionette, ma delle persone libere. Non possiamo, pertanto, scaricarci delle nostre responsabilità. Non lo possono fare coloro che ricoprono incarichi di governo; non lo possiamo fare noi, semplici cittadini, chiamati da Dio ad essere in pace innanzitutto con noi stessi: quando uno non è in pace con se stesso, la guerra che vive dentro non se la può tenere dentro, ha bisogno di portarla fuori e di mettersi contro gli altri, perché tende a proiettare fuori di sé il nemico che si porta dentro e da qui: divisione, odio, vendetta, violenza, sopraffazione.

Qualcuno/a potrebbe dire: ‘Ma non è con questi criteri che si può stare nelle forze armate o nelle istituzioni!’ Ascoltatemi: il punto non è stravolgere o snaturare le istituzioni o le forze armate, ma che cambino nel cuore gli uomini e le donne che vi operano e vi stanno dentro. Un soldato non diventa una macchina quando fa il suo Lavoro di militare. Dobbiamo custodire e curare la nostra umanità, il nostro senso di umanità. Guardare gli altri come fratelli e sorelle perché figli e figlie dell’unico Padre che è nei cieli è in grado di prevenire tanti mali e di condurre a esiti di bene anche conflitti e tensioni. E a te fratello e a te sorella che sostieni di non credere dico: medita sempre questa famosa frase di John Donne (1572-1631), vera quanto è vera questa cattedrale:

«Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è una parte del tutto. La morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te».

Custodire e curare la nostra umanità, il nostro senso di umanità: è ciò che vogliamo chiedere oggi nella preghiera e per cui vogliamo impegnarci, credenti e non credenti, dar ora in avanti".

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