Rsu: "Criticità al Pronto Soccorso e assunzioni bloccate"
Parla il delegato Alberto Alpinisti
"È finito il 2023, come sempre, a dicembre, si sono registrate in sanità e in particolare nei pronto soccorso criticità cronicizzate da scelte politiche discutibili messe in campo da Esecutivi di ogni colore, Regioni, Direzioni aziendali che depotenziano la sanità Pubblica, Universale e Gratuita a vantaggio del gestore privato". A parlare è Alberto Alpinisti delegato dell'Rsu dell'Asl 4 chiavarese che in una lettera da un bilancio dell'anno appena trascorso e di quello appena nato.
I problemi da affrontare
Scrive Alpinisti:
"Recentemente, ad esempio, una norma regionale voluta da Toti consente ai medici in servizio nella sanità pubblica, in regime di intramoenia, di andare a lavorare anche in quella privata, a fronte di una preoccupante carenza di tali figure professionali.
La comunità scientifica, non da oggi, lancia l’allarme sostenendo che crisi climatiche e crescente sfruttamento del suolo sono un binomio che facilita la frequenza degli eventi spillover, cioè il passaggio di patogeni da altri animali ad esseri umani. L’arrivo di altre pandemie vengono date per certe, l’unico dubbio non è, se, ma quando. Teorici ed esperti militari sostengono che le guerre si vincano in tempi di pace, oggi sarebbe il tempo di rafforzare il SSN per renderlo resiliente ad eventi che la scienza mette in conto.
Come tutti gli anni, da molti anni, in questi giorni i casi di sindromi simil-influenzali sono in aumento, diversi sono gli agenti patogeni responsabili: SARS-CoV-2; virus influenzali; virus respiratorio sinciziale, causa di bronchioliti nei bambini più piccoli. Come tutti gli anni, da molti anni, si creano imbuti in PS con code ingiustificabili che provocano enormi disagi ai lavoratori oltre che all’utenza e cittadini tutti.
A sua discolpa ASL4 chiama in causa una situazione d’emergenza. Emergenza, però, è una parola che deriva dal latino: “emergere”, un verbo che significa venire in superficie, venir fuori. La logica suggerisce che può venir fuori solo ciò che già esiste, così come è il caso delle code e imbuti che si registrano in tutti i PS della Liguria dove le criticità emergono, perché già esistenti.
La situazione del personale rasenta, in alcuni contesti, il dramma. Carichi di lavoro proibitivi per colore di età vicina o superiore ai 60 anni, mancati riposi, burnout diffuso senza averne consapevolezza, disaffezione alla professione etc. etc.
Specificatamente riguardo al Pronto Soccorso di Lavagna, in questi anni, le proposte non sono mancate. Innanzitutto a cominciare dalla messa in “ordine” del personale Ip e OSS assegnato alle varie unità operative (Degenza Temporanea, Corpo Rotondo) da separare rispetto al personale assegnato al Pronto Soccorso, Istituzione della Medicina d’Urgenza con specifico centro di costo, incremento dei posti letto in ASL, in particolare nelle medicine con relativo adeguamento degli organici, valutazione riapertura del primo Intervento di Rapallo con radiologia associata funzionante per almeno 12 ore al giorno, assunzioni per incrementare la dotazione organica di infermieri, OSS, medici, non solo per il PS, scorrimento graduatorie concorsuali, bandi di concorso riservati a tutte le figure professionali carenti.
Purtroppo le risposte aziendali, quando non eluse, lasciano attoniti e preoccupano per il futuro della sanità territoriale del Tigullio. Da una parte si continua a negare che esistano criticità legate al personale in servizio, il miglior modo per non affrontare i problemi che sono evidenti, dall’altra parte confezionano comunicati la cui narrazione fantastica un servizio sanitario territoriale ineccepibile dove tutto scorre al meglio, tanto che meglio non si può. Sarebbe bello e auspicabile, ma non è così.
Per il 2024 l’augurio che possa essere l’anno in cui la Direzione di ASL4 proceda ad un percorso virtuoso in grado di risolvere criticità e problemi che perdurano da troppo tempo, abbandonando conseguentemente la tattica della negazione che non porta a nulla.
Non si può non constatare che il vento spira forte e deciso in direzione del privato, tra sotto finanziamento, carenza di personale, disuguaglianze diffuse, autonomia differenziata che incombe, crescenti tensioni militari che spingono in alto le spese belliche.
E’ la controriforma che avanza e che mette in discussione quello che ancora resta della sanità Pubblica, Universale e Gratuita. E’ sotto la luce del sole che la privatizzazione della sanità passa anche attraverso i tetti di spesa riferiti al lontano 2004 che riducono il personale medico e infermieristico, che demotivano gli operatori tanto che oggi aumentano i pensionamenti anticipati, i licenziamenti volontari, le fughe verso il privato, che disincentivano i giovani ad intraprendere le professioni sanitarie perché ritenute poco attrattive.Il Ministero della Salute ci fa sapere che nel 2021 le strutture private e accreditate che erogano assistenza ospedaliera rappresentano il 48,6%, mentre la specialistica ambulatoriale pesa per il 60,4%, inoltre sono gestite prevalentemente dal privato le assistenze residenziali e semiresidenziali, rispettivamente 84% e 71,3%.
Nel dicembre del 1978 con la legge n° 833 tutti i cittadini acquisirono il diritto alla tutela della salute senza alcun tipo di contribuzione, senza distinzione di classe sociale. Oggi a 45 anni di distanza non è più così, 3 milioni di persone rinunciano alle cure perché non se lo possono permettere, di pari passo l’evasione fiscale raggiunge quota 110 miliardi e i profitti per i grandi gruppi italiani conoscono incrementi considerevoli. Nel 2022 il loro fatturato cresce del 31% e gli utili del 67%. Anche la narrazione che non ci sono risorse è smentita dalla realtà, solo che le risorse, banalmente, vanno prese dove sono.
Urge la necessità di proseguire con maggiore forza e convinzione nelle mobilitazioni, senza escludere gli scioperi, a partire da ogni singolo territorio per difendere e soprattutto rilanciare la sanità Pubblica, Universale e Gratuita, la cura della salute deve essere garantita a tutti, nessuno può e deve essere escluso.
Faccio appello a tutte le associazioni che si occupano di sociale, al volontariato, a tutti i cittadini del Tigullio a non abbandonarsi alla passività che è nociva, ma ad unirsi mobilitandoci per salvare quello che ancora resta della 833/78".