Diga Perfigli, tra sessanta giorni la sentenza

Discussa ieri la causa basata sui tre ricorsi contro il progetto che eliminerà, negli intenti, la classificazione a zona rossa della piana

Diga Perfigli, tra sessanta giorni la sentenza
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Potrebbe arrivare tra un paio di mesi il verdetto del Tribunale superiore delle acque di Roma sul progetto di nuovo argine sull’Entella, detto “diga Perfigli”, opera prevista che eliminerà, negli intenti, la classificazione a zona rossa dalla piana del fiume che separa Lavagna e Chiavari.

Discussa ieri la causa basata sui tre ricorsi contro il progetto che eliminerà, negli intenti, la classificazione a zona rossa della piana del fiume

L’organo giurisdizionale con competenza speciale in materia di acque pubbliche, demanialità dei fondi e corsi d'acqua, infatti, si pronuncerà sul progetto del nuovo argine lungo 600 metri, largo 15 ed alto 4 progettato sulla sponda sinistra del fiume Entella, tra il Ponte della Maddalena e la foce. “I giochi sono fatti – ha affermato il presidente del Comitato Giù le mani dal fiume Entella Giovanni Melandri - la causa presso il Tribunale superiore delle acque pubbliche intentata contro le opere della cosiddetta “Diga Perfigli” è giunta al suo epilogo. Oggi  (ieri per chi legge, ndr) ne è avvenuta la discussione, per cui, entro 60 giorni, si avrà il verdetto. Comunque andranno le cose – prosegue Melandri - rimane il rammarico per il fatto che i nostri amministratori non abbiano fatto nulla per destinare diversamente quei finanziamenti. Il Comitato ha sempre evidenziato che una delle maggiori criticità è quella relativa al progressivo insabbiamento della foce. Ciò impone la realizzazione di interventi idonei per la rimozione dell’eccesso di sedimenti, specie nella zona a mare, oltre che uno studio approfondito per soluzioni opportune al fine di facilitare lo sbocco delle acque del fiume. Infatti – conclude Melandri - diversamente dal passato in cui la foce piegava a destra verso Chiavari, a causa dei porti di Lavagna e di Chiavari, la foce è costretta in un innaturale estuario, per cui spesso i marosi ostacolano il deflusso delle acque”.