La storia

Venti abitanti di Calvari risparmiati grazie al sacrificio di Falco e Ferrari

Sono passati 80 anni da quel lontano 5 agosto 1944

Venti abitanti di Calvari risparmiati grazie al sacrificio di Falco e Ferrari
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"Una targa-ricordo messa nove anni fa a Calvari nello slargo terminale di salita Castello ricorda un fatto di cui i libri sulla Resistenza non hanno mai parlato ma che meriterebbe di essere conosciuto perché il sacrificio di due ex militari del Campo di concentramento, Giuseppe Falco e Tommaso Ferrari, salvò la vita a venti calvaresi, quasi tutti capifamiglia": a parlare è l'esperto di storia locale Renato Lagomarsino, che ricorda un fatto avvenuto nel 1944 e del quale quest'anno ricorrono 89 anni.

"Era la sera del 5 agosto del 1944- racconta Lagomarsino -. Da un paio di giorni erano arrivati dalla Germania gli alpini della Monterosa. A Chiesanuova di Aveggio c’era un comando tedesco.
Da un pò di tempo, due volte la settimana, dalla collina scendeva un ex prigioniero inglese del Campo di concentramento che aveva trovato rifugio presso una famiglia di Barbarasco.

Era conosciuto col nome di Renzo e veniva dal fornaio di Calvari a prelevare un sacco di pane per i partigiani di Cichero. Quella sera a metà di salita Castello, proprio dove sette mesi dopo verrà ucciso l’alpino Aldo Ronconi, c’erano alcune ragazze delle case vicine solite trascorrere il dopocena conversando, o forse attendendo l'arrivo dell’inglese, con il quale già altre volte si erano intrattenute a parlare.

E quando dall’angolo della strada spunta Renzo gli dicono: “Attento, non scendere al forno, potrebbero esserci gli alpini di ronda, ieri sera li abbiamo visti.” Ma Renzo non tiene conto del consiglio. Prosegue. Ma in fondo alla salita, sulla carrozzabile, ci sono due alpini che stanno conversando con due guardafili, Giuseppe Falco e Tommaso Ferraro, anch’essi in servizio di sorveglianza. Gli alpini lo vedono e gli intimano l’altolà, e Renzo risponde con una scarica dello Sten che portava sotto la giacchetta. I due alpini muoiono sul colpo, i guardafili restano illesi.

Il mattino dopo, sul far del giorno, tedeschi e alpini fanno un rastrellamento casa per casa. Tutti gli uomini vengono catturati e portati in uno slargo presso l’osteria Torre, dove oggi c’è la banca Monte dei Paschi. La legge militare prevedeva che se non si fosse trovato l'autore dell’attentato, avrebbero dovuto essere fucilati dieci uomini del posto per ogni militare ucciso. In questo caso, venti dei catturati avrebbero dovuto subire questa sorte.

La decisione spettava al comando tedesco, dove un ex maresciallo di Finanza sfollato a Calvari che conosceva bene la lingua va a parlare al comandante a nome delle famiglie degli arrestati. I due guardafili vengono interrogati. Il loro incontro della sera prima con la pattuglia degli alpini era stato del tutto casuale ma il fatto che non fossero stati colpiti insospettisce e assume l’aspetto di colpevolezza.

Verso sera, dopo un intero giorno trascorso sotto il sole e senza né bere né mangiare, i calvaresi catturati vengono lasciati liberi di tornare alle loro case, eccetto alcuni che sono portati in carcere a Chiavari per accertamenti, ma dopo qualche giorno anch’essi saranno liberati. La decisione era stata presa: i due guardafili sono incolpati di avere deliberatamente trattenuto gli alpini di ronda per farli ammazzare. E così la loro sorte è segnata. La sera dopo, il 6 agosto, nello slargo in fondo a salita Castello, vengono fucilati e i loro corpi resteranno lì per quasi tutto il giorno dopo.

Che Falco e Ferraro, originari di Napoli, fossero innocenti in paese nessuno ne ha mai dubitato, ma un gesto di riconoscenza per il loro sacrificio ha tardato settant’anni a venire. Nella ricorrenza del settantesimo della fine della seconda guerra mondiale è stata infatti collocata una targa sul luogo della fucilazione. Ma soltanto da due anni, per il 25 aprile, anche presso questa targa viene collocato un mezzo di fiori".

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