Il Levante piange Carlo Doria
Liutaio e scrittore, volto conosciuto e apprezzato, aveva 71 anni
La notizia della sua scomparsa, seppur doveva rimanere nel riserbo, si è sparsa in fretta e in tanti, in queste ore, stanno scrivendo messaggi commossi e affezionati per la scomparsa improvvisa di Carlo Doria, apprezzato liutaio e scrittore, mancato la mattina di ieri, venerdì 6 settembre, all'ospedale di Lavagna dopo un ricovero di alcuni giorni. Il 22 settembre avrebbe compiuto 72 anni.
Mani pazienti e preziose, è stata spesso l'ombra discreta di tanti concerti sparsi in tutta Italia, prezioso e vitale per molti musicisti. Noto nell'ambiente musicale, ha iniziato a costruire strumenti, ripararli e a restaurare quelli antichi a partire dagli anni '70, per poi occuparsi anche di liuteria moderna, o americana, quella più vicina ai giovani, fatta di chitarre e bassi, acustici ed elettrici, costruendo, riparando e restaurando.
«Caratteristica principale, la cura - ci aveva spiegato nell'illustrarci il suo mestiere - senza il clamore della folla e senza apparire, c'è una certa soddisfazione nel sentirsi utile. In questo mestiere si studia tutta la vita: ogni giorno impari qualcosa. Compagne fondamentali, pazienza, manualità, studio, conoscenza degli strumenti e sangue freddo».
Nell'ultimo periodo si era invece dedicato alla scrittura e in pochi anni era arrivato a scrivere ben 10 libri, il primo pubblicato nel 2019, tutti da Internos Edizioni. Laureato in Scienze Politiche nel 1977, voleva fare il giornalista ma poi ha fatto tutt’altro. Il mestiere di liutaio lo ha accompagnato per 40 anni, lasciandogli però il tempo e la voglia di coltivare altre passioni: tra violini, chitarre e quant’altro, ha trovato modo per scrivere e collaborare con riviste e giornali, toccando gli argomenti più disparati. C’è un filo che ha unito il liutaio e lo scrittore, è stata la voglia di ridare vita e luce a qualcosa lasciando nei suoi scritti qualcosa di sé ma anche
«di altri, di cose raccontate da amici quasi dimenticati, facce sbiadite che valeva la pena di restaurare (...) Faccio parte dei miei ricordi a chi vorrà leggerli, ma non sono trasferibili, sono miei e basta. Solo le emozioni che eventualmente farò scaturire sono trasferibili: ecco, quelle sono di tutti».
Oggi ci lascia pagine scritte con passione, scritti buttati di getto e poi riletti con cura, pensati, ricamati, lavorati come uno strumento musicale. Era un affezionato e attento lettore del nostro giornale e seguiva con passione quello che accadeva nel nostro territorio. Mancherà a molti, anche a chi scrive: un abbraccio forte in particolare al suo amato figlio Carlo.