Offizieu, una tradizione perduta
In occasione delle feste dei Santi e dei Morti i "mocchetti" illuminavano il cammino nell'aldilà
Oggi a farla da padrone è Halloween, ma il ricordo degli "offizieu" accesi in occasione delle feste dei Santi e dei Morti per molti, nel territorio del Levante ligure, è ancora vivo e provoca nostalgia e ricordi.
Gli offizieu, chiamati anche mocchetti o mucchetti
Chiamati anche “‘mocchetti” o “mucchetti” (cioè piccoli moccoli), i lumini in cera hanno avuto grandi momenti di popolarità. Una tradizione che non sa portare avanti quasi nessuno, se non attraverso il ricordo, anche perché il metodo di lavorazione tramandato è rimasto confinato alle persone anziane.
Gli offizieu avevano un fascino tutto particolare: il loro significato era quello di illuminare il cammino nell’aldilà e nella vita umana.
Lunghi cerini bianchi, trafilati con grande precisione e poi avvolti su forme di legno, per formare libretti, scarpette, cestini, borsine e altro ancora, che nascevano dalla mani di abili artigiani, ingentiliti da piccoli fili d’argento.
I cerini erano delizio e sospiro di tanti bambini
Se davanti alle botteghe erano delizio e sospiro di tutti i bambini (l’«oggetto del desiderio» di allora, una sorta di Natale anticipato), spesso nelle orazioni serali a casa o in chiesa venivano affiancati alle immagini dei loro cari defunti: era un modo per ricordarli. Ma erano anche un’usanza seria, perché, come dicevano i morti, "bisogna accendere i cerini per dare luce ai morti".
La tradizione degli offizieu nel Tigullio ma anche in molte parti della Liguria si è cominciata a spegnere dagli Anni 70 in poi: tra le motivazioni, il troppo lavoro che comportava il rimuovere la cera dei pavimenti, la scarsa affluenza dei bambini nelle feste dei santi e morti in Chiesa e la conseguente scarsa richiesta nella produzione. Ognuno era un pezzo unico, fabbricato nelle cererie del Tigullio: c’è ancora chi li conserva intatti in una scatola, e non li accenderà mai per preservarne per sempre il ricordo.
Il libro
Di recente è stato creato un libro “Offiçieu - Accatægheli a-i vostri figgieu” scritto da Ettore Reati e Viviana Gori. Le prime tracce degli offiçieu risalgono al 1458:venivano prodotti principalmente dalle artigiane della Cereria Bancalari di Chiavari. Erano formati da una sorta di candelina allungata e poi ripiegata varie volte su se stessa, magari intrecciata con altre, sino ad assumere la forma di un officiuolo ovvero di libricino delle preghiere per l’ufficio dei morti.
Nel periodo della commemorazione dei defunti erano venduti dalle botteghe dei droghieri, degli speziali, dalle pasticcerie e dalle venditrici ambulanti. Erano la passione soprattutto dei bambini che li srotolavano e accendevano in casa e sugli altari delle chiese durante le funzioni religiose. Non tutti gli offiçieu erano a forma di libricino ma anche di fiaschetta, pera, lanterna, stivale, borsetta e altro. La tradizione degli offiçieu si spense progressivamente negli anni Settanta del secolo scorso.
«E’ il periodo di Halloween, celebrazione consumistica a volte anche divertente, ma anche della secolare tradizione di arte e spiritualità, oggi scomparsa, degli offiçieu che con questa pubblicazione viene riscoperta e valorizzata», hanno ricordato gli Amici di Villa Rovereto che hanno promosso l'anno scorso l’iniziativa. «Avendone conservato un paio ci siamo incuriositi e abbiamo iniziato a raccogliere memorie, a documentarci ed è nata la pubblicazione. La ricerca ci ha inoltre portato a riscoprire tradizioni alimentari ormai quasi dimenticate legate alla ricorrenza come ad esempio stocchefisce e bacilli, fave bollite e condite con olio e aglio, alcuni dolci di pasta di mandorla».
Fedora, ultima custode gli offizieu scomparsa nel 2023
Maria Fedora Lanata, vedova Merello, scomparsa a 88 anni l'anno scorso, era la custodia di un’arte che, purtroppo, è andata lentamente a spegnersi, quella gli offizieu.
Una tradizione nostrana che nel 2004 era stata ben documentata dalla Fidapa, il 1° Circolo didattico chiavarese, la Consulta Femminile del Tigullio e l’associazione culturale O Castello, attraverso l'insegnante Laura Mercati, che aveva fatto sue le parole di Giovanni Carosini, presidente dell'associazione O Castello di Chiavari scomparso alcuni anni fa:
"Questi piccoli gioielli di cera, guarniti all’esterno con cerino colorato giallo, rosa, celeste, verde, a seconda dell’oggetto raffigurato, apparivano nel mese di ottobre nelle vetrine delle pasticcerie, delle cartolerie, delle drogherie e dei tabacchini.
I bambini rimanevano estasiati a guardarli e a sognare: fortunato chi poteva ricevere in dono la torre o la chiesetta, pezzi più colorati e che avevano richiesto una maggiore lavorazione.
Per i bimbi era Natale anticipato: gli “offizieu” costituivano un regalo ambito, arricchito dalla sorpresa e poi vantato con i coetanei. Spesso però si dovevano accontentare del libretto, il meno costoso e anche il più adatto allo scopo per cui dovevano essere accesi:Beseugna accende i mocchetti pe fa luxe ai morti
(Bisogna accendere i cerini per far luce ai morti),
dicevano i vecchi, e così avveniva".