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L’appello
“No alla prosecuzione di Viale Kasman, ennesima minaccia al territorio”
Il Comitato “Giù le mani dal fiume Entella” denuncia rischi ambientali e chiede alternative sostenibili

Torna al centro del dibattito il progetto di prolungamento di Viale Kasman nel Comune di Chiavari, lungo l’argine del fiume Entella.
Tante le reazioni contrastanti: da una parte l’interesse per un possibile sviluppo infrastrutturale, dall’altra le preoccupazioni espresse da comitati e cittadini per l’impatto ambientale e paesaggistico dell’intervento.
Il punto di vista del Comitato “Giù le mani dal fiume Entella”
“È di questi giorni la notizia di un incontro tra diverse Amministrazioni comunali per discutere la prosecuzione di Viale Kasman lungo l’argine dell’Entella, nel territorio di Chiavari. Un progetto che, se portato avanti, comporterebbe l’ennesima colata di cemento in un’area verde, con conseguente nuovo deturpamento dell’ambiente e del paesaggio.
Ci si chiede se davvero sia questa la direzione sulla quale si voglia ancora procedere, impermeabilizzando ulteriormente un’area che dovrebbe, al contrario, essere valorizzata e preservata da interventi del genere, che renderebbero il tratto del lungo Entella sempre più simile al desolante scenario del Bisagno a Genova, dove il fiume scorre circondato dall’asfalto e dal cemento, con le note gravi conseguenze anche per le problematiche correlate al dissesto idrogeologico.
Si parla, dunque, ancora una volta, di un progetto che va contro ogni principio di sostenibilità ambientale e di prevenzione del rischio idraulico. Dopo lo scempio in atto con le nuove arginature a valle del Ponte della Maddalena volute dalla Città Metropolitana di Genova e dalla Regione Liguria, non ci si può permettere una nuova infrastruttura, che comprometterebbe ulteriormente il nostro territorio.
Per questo è importante, fin da questa fase iniziale, opporsi con fermezza a questa nuova minaccia. È importante che gli abitanti del nostro comprensorio e non solo, le associazioni e le forze politiche contrarie prendano posizione.
Per un territorio fragile, come il nostro, già troppe volte preda di interventi urbanistici spesse volte dimostratisi scriteriati, occorre davvero una nuova strada, oppure ci sono alternative, come un rinnovato piano del traffico su base comprensoriale, caldeggiato più volte, o una gestione diversa del trasporto pubblico più efficiente?
I danni derivanti dal modello urbanistico basato prevalentemente sul cemento già sono sotto gli occhi di tutti, perseverare così non potrà che compromettere ulteriormente, oltre all’ambiente, le condizioni di sicurezza di tutti”.