Il processo

Delitto Cella, ispettore di polizia: «Di fronte al nome della Cecere, Soracco si agitò»

Nuova udienza oggi, giovedì 19 giugno

Delitto Cella, ispettore di polizia: «Di fronte al nome della Cecere, Soracco si agitò»
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Nuova udienza oggi, giovedì 19 giugno, legata al processo per l’omicidio di Nada Cella (nella foto): al centro dell’attenzione la testimonianza di Mino Paoletti.

L’ispettore della Squadra Mobile della Polizia che ha seguito l’indagine dopo la riapertura del caso quattro anni fa, descrive l’atteggiamento di Marco Soracco, nel cui studio di via Marsala, a Chiavari, venne uccisa Nada nel 1996, sempre come “freddo, secco, coerente e sicuro di sé” ma con un cambiamento repentino, tra balbettii e difficoltà a parlare, nel momento in cui gli venne fatto il nome di Anna Lucia Cecere, l’ex insegnante accusata di omicidio.

Paoletti ha ricostruito il lavoro svolto, indagini economiche sulla Cecere comprese:

«È emerso che prima dell'omicidio non stava bene economicamente, segnava ogni singola spesa. Poi da giugno ha iniziato a comprare mobili, anche oggetti di lusso. Una macchina. Aveva depositato 12 milioni di lire in contanti: 10 li dirottò in un fondo di investimento, due li tenne sul conto».

L'ex insegnante ha sempre dichiarato, tramite gli avvocati, che si trattava di una parte di eredità dopo la morte della nonna.

In aula sono state ascoltate alcune intercettazioni, tra cui quella tra Cecere e Soracco dopo le notizie, all’epoca, sulla stampa riguardanti una donna indagata.

«Io non sono mai stata interessata a te, anzi, mi fai schifo».

Dall’ascolto si comprende che fra i due era stata instaurata una certa conoscenza.

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