Recco un paese per vecchi
Aumentano gli anziani e calano i giovani, una situazione preoccupante: l'analisi dello storico Sandro Pellegrini
La popolazione recchelina è in calo: lo certificano i dati dell’Istat, relativi al 1° gennaio di ogni anno preso in esame. Sandro Pellegrini, storico e ricercatore recchese, ci aiuta a fare il punto della situazione sull’andamento demografico della città.
Diminuiscono i bambini in maniera costante
Diminuiscono i bambini nella fascia “0 - 5 anni” in maniera costante e, nonostante un aumento nella prima parte del periodo considerato, i ragazzi tra i 6 e i 13 anni. «Il fatto che il numero dei bambini venuti al mondo sia diminuito costantemente per tutte le madri italiane e non, rivela un fenomeno di rilevanza nazionale che non si può certo risolvere a livello locale - afferma Pellegrini -. Ai Comuni, anche al nostro, si può suggerire di chiedere alla Regione un contributo economico per istituire “premi di natalità”, almeno per la durata dei primi tre anni di vita di ogni bambino, e un adeguato sostegno economico alle strutture pubbliche e private che ospitano i più giovani fino all'età della scuola dell'obbligo in modo da non travolgere con i loro costi le giovani famiglie».
E molti giovani fuggono da Recco
Anche i giovani tra i 19 e i 34 anni sono diminuiti negli ultimi anni: «È una fascia di popolazione “pregiata” in quanto a potenzialità lavorativa, di guadagno, di assestamento - spiega Pellegrini -. La fuga da Recco è legata alla difficoltà di trovare un lavoro adeguato, anche se poco e mal pagato, nell'ambito vicino a casa, diciamo fra La Spezia e Savona. In una situazione di calma piatta delle opportunità di lavoro come quella che stiamo vivendo da troppo tempo, chi ha maturato qualche minima esperienza lavorativa, specialmente in campo tecnico o specialistico, possiede un titolo di studio adeguato e magari la buona conoscenza di una lingua straniera, trova un impiego abbastanza facilmente trasferendosi all'estero».
Aumentano gli over 65
Tendono ad aumentare, invece, gli over 65. «Difficilmente diventano parte attiva della vita sociale ed associativa, parte propositiva di nuove iniziative stimolanti - dice Pellegrini -. Forse viene meno la voglia di mettersi in gioco ma in ogni caso nessuno li cerca e li coinvolge. E questo è un grave errore perchè tra loro ci sono ancora persone in grado di fornire un contributo alla vita cittadina. A qualcuno basta che facciano qui i loro acquisti, che spendano qui le loro pensioni e magari che non diano fastidio alla super tranquilla vita di paese che scorre su binari ben oliati dal dopoguerra ad oggi. Però la crisi assomiglia molto alla morte: e come diceva Totò, è una livella che abbassa tutti e li stende a terra tutti, nessuno escluso, prima o dopo.
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