«Mia moglie mi disse che conosceva Soracco di vista, forse lo aveva visto una volta a ballare. Mi disse da subito, nel 1997 quando ci conoscemmo, che era stata perquisita. Ma poi non ne parlammo più fino al 2021, quando siamo stati convocati in questura per la riapertura delle indagini».
Nell’ambito del processo per l’omicidio di Nada Cella (nella foto), risuonano oggi in aula le parole di Lorenzo Franchino, marito di Annalucia Cecere, l’ex insegnante accusata di avere ucciso la segretaria massacrata nel 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco (accusato ora di favoreggiamento), dove lavorava.
«Quando siamo stati chiamati – ha detto Franchino – non sapevamo il motivo. Io mi arrabbiai moltissimo perché perdevo una giornata di lavoro».
L’uomo ha ridimensionato le minacce e gli improperi ricevuti dalla consorte, conversazioni intercettate e agli atti del processo.
«Litigavamo perché era stato rovinato un mobiletto. Ma non mi ha mai alzato le mani o spaccato oggetti in casa». ha riferito.
«Anna Lucia – ha sottolineato invece l’amica Maria Stella Favata – le parlò di Soracco dicendo che non lo trovava per nulla interessante, anzi disse che era un Tersite (personaggio che nell’Iliade è caratterizzato da bruttezza e codardia, ndr). C’era rimasta male che le fosse stato affibbiato questo interesse per lui».
Al banco dei testimoni presente anche Alexandre Vernengo, un ex fidanzato della donna.
«Mi chiamò una mattina di maggio del 1996 ed era sconvolta perché le avevano perquisito casa ed era sospettata dell’omicidio. Le chiesi se c’entrasse qualcosa e le mi rispose risentita “Ma stai scherzando?”».
La difesa di Soracco ha citato la docente universitaria Rosella Levaggi: quest’ultima ha confermato che al pranzo al lago di Rigopiano, avvenuto prima dell’omicidio, ci fosse lei e non Annalucia Cecere.