Un luogo nato per custodire la memoria collettiva del Tigullio, dedicato ai 46 deportati ebrei mai tornati dai campi di sterminio, oggi versa in uno stato che ferisce lo sguardo e la coscienza. Nel “Parco della Memoria” di Chiavari, le targhette che ricordano quelle vite spezzate si trovano a terra, spezzate o capovolte: un abbandono che non riguarda solo uno spazio pubblico, ma il rapporto stesso della comunità con la propria storia.
Le parole del presidente Anpi Lavagna, Matteo Brugnoli, richiamano con forza la necessità di vigilare, custodire e restituire dignità a un luogo che dovrebbe essere presidio di consapevolezza civile.
Così Matteo Brugnoli
«Le foto non rendono l’idea sullo stato di abbandono, così come è difficilmente spiegabile, ma spero comprensibile, la sensazione di profonda tristezza e rabbia che ho provato nel vedere a terra le targhe dei deportati ad Auschwitz.
46 sono i nomi degli ebrei che dal Tigullio sono stati deportati nei campi di concentramento senza mai più farne ritorno.
Stava per compiere 6 anni Nella Attias quando bruciarono il piccolo corpo nel forno crematorio, dopo averla gasata insieme ai suoi genitori, era il 6 febbraio 1944.
I deportati del Campo di concentramento n. 52 di Coreglia Ligure arrivarono nella Germania nazista con il convoglio numero 6, partito da Milano il 30 gennaio 1944, sul quale viaggiava la tredicenne Liliana Segre.
Delle 46 targhette affisse sui tronchi d’albero, o in alcuni casi sui monconi secchi che restano, erano impressi i nomi dei deportati in quello che era stato battezzato “Parco della memoria”.
Io ne ho contate poco più di una trentina, comprese quelle a terra e quelle appese capovolte…
In un tempo in cui guerre e genocidi non sono più un lontano ricordo ma una drammatica attualità, in una società in cui la negazione della Shoah e la messa in discussione dei valori che animarono la Lotta di Liberazione dal nazifascismo non generano vergogna ma vanto, mantenere viva la memoria è un dovere civico e morale e per questo mi vengono in mente le parole di Primo Levi: ‘Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo’».
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