Sono state interdette per 8 mesi le 2 infermiere, all’epoca in servizio all’ospedale di Lavagna, indagate perché accusate di dare tranquillanti ai pazienti per potere dormire durante il turno di notte. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari.
La decisione del giudice per le indagini preliminari
Il pm aveva chiesto gli arresti domiciliari per le 2 donne. Secondo il giudice, le infermiere usavano un vero e proprio “modus operandi” che andava avanti da mesi. Dalle indagini è emersa “una personalità incline alla violazione delle regole e alla sopraffazione dei soggetti fragili” che potrebbe fare reiterare il reato se continuassero a esercitare al momento la professione. L’inchiesta era partita dopo la segnalazione ai carabinieri da parte della direzione sanitaria. Alcuni medici avevano ricevuto degli esposti anonimi in cui venivano descritti i comportamenti delle infermiere. Grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche erano emersi almeno 4 episodi. Ma non solo: le 2 infermiere avrebbero non somministrato le terapie salvavita, trattato male i pazienti e creato una chat dove si scambiavano le foto dei pazienti non puliti e non cambiati. A maggio era scattato un blitz dei carabinieri in ospedale. I pazienti che erano stati sottoposti ad analisi del sangue alla ricerca di tracce di benzodiazepine erano cinque. Secondo l’ipotesi investigativa, le due donne davano i tranquillanti alle persone più problematiche in modo tale da non doverle gestire durante il turno di notte e potere così riposare. Le 2 dipendenti, italiane, sono accusate di sequestro di persona, abbandono di persona incapace, esercizio abusivo della professione e peculato.