Niente autopsia, resta un mistero l'uccisione a fucilate del cavallo
Selvaggia era stata colpita a metà settembre nel suo recinto, proseguono le indagini, ma con un ostacolo in più
Non è stata ordinata l'autopsia sul corpo di Selvaggia, il cavallo ucciso a fucilate a Santo Stefano: impossibile così recuperare i proiettili.
Senza l'autopsia, le indagini dei Carabinieri si fanno più difficoltose
Le indagini sull'uccisione di Selvaggia, cavallo dell'azienda agricola La Ghianda ucciso a fucilate il 16 settembre scorso a Santo Stefano d'Aveto, proseguono, ma con un ostacolo in più: in assenza di un ordine della magistratura allo svolgimento dell'autopsia, non sarà possibile recuperare i proiettili dal corpo dell'animale.
Ci ha provato il veterinario, riferisce il Secolo XIX di stamane, ma l'intervento sul corpo di un cavallo adulto non è semplice, e con metodi ordinari non è stato possibile: un'operazione più completa avrebbe rappresentato un costo che, non coperto dagli inquirenti, il professionista non ha potuto sostenere. E così Selvaggia, così chiamata perché figlia di una cavalla domestica e di uno degli stalloni selvaggi della Val d'Aveto, è stata sepolta con i proiettili che l'hanno uccisa.
Questo complica le indagini, poiché i Carabinieri auspicavano di poter identificare il calibro delle pallottole e confrontarle con quanto recentemente venduto dalle armerie della zona. Restano per altro aperte tutte le ipotesi: Selvaggia è stata colpita mentre era all'interno del proprio recinto, ma non è chiara quale dinamica possa aver portato al suo ferimento fatale. Un colpo partito per sbaglio dall'arma di qualcuno che stava calibrando l'ottica del proprio fucile è stata una delle prime supposizioni, ma la caccia in quei giorni non era ancora aperta, ergo anche si fosse trattato di un errore, l'eventuale cacciatore sarebbe stato già di per sé in grave violazione. Ma non si possono al momento escludere altri moventi, eventualmente anche volontari.