«La Regione si pronunci sul trasloco immobiliare di Capurro e Pernigotti»

Dopo la battaglia per le Case di Noè, il Circolo della Pulce spinge per la tutela della Valle dei mulini

«La Regione si pronunci sul trasloco immobiliare di Capurro e Pernigotti»
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La commissione consigliare spedisce la palla in via Fieschi per un pronunciamento sull'ammissibilità di una variante urbanistica dove la normativa regionale pone espliciti divieti.

Paradossi normativi e paradossi ideologici

«Sembra che abbiamo chiesto qualcosa di illegale o trascendentale. È incredibile», commenta su facebook Massimo Pernigotti definendo il trasloco immobiliare da via Tuia a San Michele come «un progetto urbanistico completamente lecito ai sensi della legge regionale vigente, che se andrà in Consiglio comunale è perché ha passato in modo positivo lo screening di uffici tecnici e della commissione competente». Verissimo, e infatti nessuno contesta la liceità dell’operazione. Se la vicenda - riportata in prima battuta da Il Nuovo Levante - ha suscitato scalpore è per due sole ragioni: la notorietà politica dei protagonisti (Pernigotti e Armando Ezio Capurro) e la pratica sempre più diffusa di migrare edifici da zone di scarso valore economico ad aree più redditizie come la gettonatissima San Michele di Pagana.

Facciamo un passo indietro. Martedì mattina è approdata in commissione la richiesta di demolizione di un edificio residenziale in via Tuia, di proprietà dei Pernigotti, da ricostruire ampliato (da 223 a 299 metri quadri) in via Aurelia Occidentale su un terreno di proprietà della famiglia Capurro. Una pratica non dissimile da quelle contro cui lo stesso consigliere si era professato contrario in precedenza. Il paradosso normativo è che mentre il Comune, nel 2016, aveva blindato l’area di San Michele (al pari di altre) dalle possibilità di ampliamento previste dall’articolo 3 della legge regionale 49 del 2009, nulla ha potuto fare contro la facoltà di “atterraggio” prevista dagli articoli 6 e 7 della medesima norma. L’intenzione della maggioranza, se e quando la pratica approderà in Consiglio, sembra volta a una compatta bocciatura. Non si esclude tuttavia qualche astensione, oltre a quella obbligata di Capurro in quanto il progetto in esame interessa famigliari di primo grado. Aperture favorevoli giungerebbero invece da Paola Tassara e Giovanni Federico Solari secondo i quali vi sono già dei precedenti (a partire da Villa Costanza) e la realizzazione del centropolifunzionale di San Michele - contemplata dal progetto in cambio degli oneri - costituirebbe una pubblica utilità.

La partita è comunque rimandata a data da destinarsi perché nel frattempo non solo la commissione non ha deliberato, ma il presidente Eugenio Brasey ha rinviato la palla alla Regione chiedendo un pronunciamento sull’ammissibilità del progetto, poiché dovrebbe essere valutato come variante al Piano Regolatore Generale, pur in presenza di esplicito divieto regionale in tal senso.

La battaglia del Circolo della Pulce

Su questo fronte si inserisce anche la nuova battaglia di tutela lanciata dal Circolo della Pulce dopo quella portata avanti per il borgo storico delle Case di Noè (ironia della sorte difeso anche dallo stesso Pernigotti quando siedeva in commissione edilizia). Ora il circolo accoglie tra le sue braccia la “valle dei mulini”: «Un agglomerato storico di almeno 400 anni fa, inserito nel 2005 tra i siti di interesse comunitari. Ebbene anche in questa Valle sta per consumarsi la distruzione di un manufatto di pregio, che fa parte della storia, che anche se non fosse un mulino è un edificio storico, parte sostanziale di questa valle. Vincolo o non vincolo, norme urbanistiche o non, non è concepibile che si debba riscrivere un nuovo “Silenzio degli innocenti” senza poter intervenire prima di un delitto storico. Non ci interessa quale sarà lo strumento per bloccarne la demolizione, chiediamo che questa amministrazione dimostri di essere “sovrana” sul proprio territorio, spronando anche la Regione per ciò che gli compete, affinché si riempia il vuoto in cui nuotano interpretazioni che permettano in “piena legalità” la distruzione della storia - spiega la portavoce Nadia Molinaris - Permettere questa demolizione significherebbe creare il precedente per rendere demolibili tutte le costruzioni a poche decine di metri dai corsi d'acqua, qualunque esse siano, come in questo caso, edifici di pregio che sarebbero salvati solo da un vincolo monumentale specifico e che non ricadono in zone inondabili, come storicamente i nostri vecchi ci hanno dimostrato con le costruzioni di questa Valle dei Mulini, che con i loro 400 anni non sono mai state allagate».

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