Il nuovo Lûnäio ci fa scoprire gli ospedali e le farmacie della Chiavari di un tempo
Come sempre a curarlo è Cesare Dotti: quest’anno l’edizione spegne 33 candeline. Tantissime le curiosità
Ospedali e farmacie della Chiavari dei tempi andati: questo il tema della 33sima edizione del Lûnäio de Ciävai, ormai un appuntamento atteso da tanti appassionati di storia locale, promosso dall’associazione culturale O Castello chiavarese.
Cesare Dotti: «Senza la memoria del passato non c’è vera consapevolezza del presente e del futuro»
Come sempre a curarlo è Cesare Dotti, autore e vicäio dell'associazione, che continua a far conoscere ai lettori la storia della nostra Chiavari. La sua missione, da sempre, è quella di stimolare e approfondire la conoscenza di ciò che ci circonda. «Senza la memoria del passato non c’è vera consapevolezza del presente e del futuro», ama ricordare. Puntuali riferimenti alla storia cittadina accompagnano lo svolgersi dell'argomento scelto per il 2018 e il suo capillare approfondimento in chiave locale.
Viaggio tra gli hospitalia
Si comincia parlando degli hospitalia medioevali, luogo di riparo e ristoro per viandanti, pellegrini e infermi. Segue un capitolo sugli hospitalia minori dei sobborghi chiavaresi di ponente e di levante, da quello della pinara alla domus pontis maris. Dotti si sofferma poi su quelli annessi agli oratori medioevali cittadini attigui alla Porta “del mare”, chiarendo, finalmente, il significato dell'espressione “oratorio della vallona di Sant’ Antonio”. Tratta poi dell'hospitale di Santa Maria della Misericordia, nel “secondo” Capoborgo chiavarese, intitolato, nel 1355, al chirusicus Oberto di Boninsegna.
Largo spazio è poi dato all'hospitale di San Christoffaro per gli infermi del vicariato del 1262: attivo per oltre sei secoli, ne derivò il moderno ospedale civile cittadino. Cosa si troverebbe indagando il contenuto del suo pozzo? L'autore conclude la parte “ospitaliera” ripercorrendo le tracce del lebbrosario di San Lazzaro e del lazzaretto di Sant’Eustachio, entrambi ormai dimenticati.
I professionisti dell'arte delle spezie e i farmacisti storici
La seconda metà del Lûnäio è dedicata ai professionisti dell'ars speciaria, gli speziali chiavaresi attivi sino ai giorni nostri dal medioevo, ben prima dell' Antica Farmacia dei Frati “zoccolanti”, la storica officina peraltro meritevole del largo spazio che le viene riservato. Seguono poi, attraverso i secoli, le vicende di tanti farmacisti chiavaresi e delle loro botteghe, con abbondanza di date, note storiche e curiosità.
«Parlando della farmacia attigua a san Giovanni, chi era Zaccaria o tamburlon? - si chiede Dotti -. Qual era lo stemma che compariva sui vasi degli speziali Bacigalupo? Dov'era la cereria dei farmacisti Lagomaggiore e dove quella dei Torre? Si racconta che la spesiaia dei Podestà era un tempo nella casa rotta: di questa si spiega la curiosa storia lungo oltre quattro secoli e l'epilogo ottocentesco. In quale frequentatissimo luogo si vede dipinto il volto di Pietro Pëo Podestà, speziale nato nel 1769?».
Antiche farmacie, un mondo affascinante
Dotti ce lo indica e poi passa a narrarci la storia della farmacia “giacobina” chiavarese dei Torre e di come il loro garzone, Giacomo Bellagamba, sia stato il primo farmacista/ceraiolo della città a decorare con decalcomanie le sue candele esportate sin nelle Americhe.
L'antica farmacia “dal pozzo di San Cristoforo” è ancora oggi attiva dove la “via di mezzo” di Capoborgo confluisce in “via delle Monache”, anche se non ci sono più i Botteghi: l'ultimo, Alessandro, nel 1848, era il patriottico presidente del Circolo Democratico cittadino.
Un bel capitolo è dedicato al chimico/farmacista Gian Domenico Martelli, citato da U.V. Cavassa nel suo romanzo “chiavarese”, ed alla nota cassetta farmaceutica, oggi nel locale Museo Storico, allestita per incarico del medico garibaldino Prandina.
Come mai la farmacia aperta da Mario Devoto si chiama Centrale anche se è in periferia? Se il numero delle farmacie chiavaresi attive nel 1797 era invariato nel 1892, oggi è molto diverso?
Gli antichi vasi da farmacia
Dotti intrattiene poi il lettore sugli antichi vasi liguri da farmacia e sulla più famosa panacea di tutti i tempi, per chiudere, infine, con due gustose testimonianze “farmaceutiche”, in versi e in prosa, di due noti autori genovesi del Novecento. Un viaggio da compiere, dunque, lungo tutto l’arco del 2018.