Quelle maledette macchinette producono dipendenza e malattia

Ludopatie: il bilancio del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze dell’Asl 4 chiavarese

Quelle maledette macchinette producono dipendenza e malattia
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Torniamo a parlare di ludopatie, un problema sociale più che mai agli onori della cronaca ligure e levantina per l'omicidio di Antonio Olivieri a Sestri Levante e per il recente annuncio dello stralcio della legge regionale contro il gioco d'azzardo che sarebbe dovuta entrare in vigore quest'anno.

Ludopatie, il quadro del nostro territorio

Monica Arcellaschi

Qual è il quadro generale nel nostro territorio sul tema della ludopatia? Il Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze dell’Asl 4 chiavarese, di cui la dottoressa Monica Arcellaschi è presidente e il dottor Claudio Queirolo referente per il gioco d’azzardo patologico, rende noti dati relativi al Tigullio e gli esperti spiegano come intervenire.

Quante persone vittime di ludopatia si rivolgono presso i vostri sportelli?
«Ad oggi alla S.C. Dipendenze e comportamenti d’abuso sono in carico 50 pazienti, di cui l’85 per cento di sesso maschile». La Struttura Complessa Dipendenze e Comportamenti d’Abuso è un servizio della Asl. Questa struttura complessa risponde a richieste diversificate nell’ambito delle dipendenze e delle comorbidità psichiatriche».

Quali Comuni del territorio sono maggiormente coinvolti?
«Chiavari, Rapallo e Sestri levante sono sostanzialmente i Comuni più rappresentati, seguiti da Lavagna e con piccoli numeri da tutti i Comuni del comprensorio della Asl 4».

Da quanto tempo vi occupate di ludopatia?
«Il gruppo che si occupa di gioco patologico esiste nel Sert dal 2006, è coordinato dal dottor Queirolo ed ha visto un aumento dei pazienti in carico dal 2006 al 2013 con una successiva stabilizzazione dell’utenza. Nel 2016 c’è stata una diminuzione dei pazienti in carico con ripresa nel corso del 2017».

Qual è l’età dei giocatori patologici che incontrate?
«La fascia d’età che si rivolge al servizio è quella degli over 45, teniamo conto che difficilmente i giovani sotto i 25 anni accedono al Sert per una problematica di gioco d’azzardo patologico».

La fascia d’età coinvolta predilige alcuni tipi di giochi?
«La popolazione anziana, numericamente maggiore, sceglie una tipologia di gioco che utilizza le “macchinette” e i “gratta e vinci”. I giochi online, appannaggio ad oggi dei giovani, al momento non sono molto rappresentati».

Come riconoscere un giocatore malato e quali sono le conseguenze che la malattia comporta?
«I campanelli d’allarme per il gioco patologico sono presenti tutte le volte che questo viene ripetuto frequentemente, in modo solitario e non sia possibile sottoporlo a critiche da parte dei familiari: i pazienti spesso minimizzano le perdite e negano che il “giocare” rappresenti un problema. La consapevolezza del problema è infatti il primo passo per superarlo. I giocatori patologici infatti giungono a “perdere” tutte le relazioni affettive, oltre che il denaro, senza mostrare la minima coscienza di quanto sta accadendo. Per i familiari è importante mantenere la presenza vicino al paziente stabilendo però dei precisi confini di comportamento, eventualmente con l’aiuto di operatori del settore o dei gruppi di giocatori anonimi, che non possono essere oltrepassati».

Il ruolo dei familiari è fondamentale, perché sono gli unici che possono intervenire per primi, una volta preso atto del problema?
«I giocatori sono accompagnati dai parenti, spesso quando il gioco intacca le risorse economiche della famiglia, raramente accedono spontaneamente», concludono gli esperti sanitari.

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