Festa della Donna

Oggi è l'8 marzo: auguri a tutte le donne, dentro e fuori le trincee dell'emergenza

Oggi di mimose se ne vedranno poche: l'emergenza che stiamo fronteggiando fa passare, come è giusto che sia, tutto il resto in secondo piano. Ma noi non ci dimentichiamo delle donne, comprese quelle che in queste ore sono in prima linea a combattere per tutti noi

Oggi è l'8 marzo: auguri a tutte le donne, dentro e fuori le trincee dell'emergenza
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Assembramenti ed eventi annullati, clima di ovvia tensione non solo al nord ma in tutta la Penisola, inevitabilmente ogni tradizionale ricorrenza dell'8 marzo passerà, quest'anno, piuttosto inosservata nel nostro Paese: ciononostante, in occasione della Giornata Internazionale a loro dedicata, facciamo gli auguri a tutte le donne. Perché questa emergenza sanitaria passerà, speriamo più prima che dopo e senza lasciare dietro di sé troppe rovine, ma la lotta sociale per la difesa dei diritti delle donne continuerà ancora a lungo.

Festa della donna

Quest'anno difficilmente si doneranno mimose (tradizione tutta italiana), e non si potranno tenere le solite grandi manifestazioni, ma la questione femminile, se anche passerà un po' in silenzio quest'oggi, resta centrale, nel nostro come in tanti altri Paesi. Non potendo dare dunque notizia di eventi dedicati sul nostro territorio, potremmo parlare di qualche curiosità relativa alla "festa" (più precisamente Giornata Internazionale della Donna): del fatto, ad esempio, che è una leggenda metropolitana quella sia nata in seguito ad un incendio che avrebbe ucciso centinaia di operaie in una fabbrica tessile di New York l'8 marzo 1908; quell'incendio non vi è mai stato, in realtà, sebbene in effetti ve ne sia stato uno il 25 marzo 1911 che causò 140 vittime. Ma, sebbene per ovvie ragioni quella tragedia divenne uno dei simboli della lotta per i diritti delle lavoratrici, la "festa" aveva gettato le sue radici già nel 1909 col partito socialista americano che combatteva per il loro diritto di voto. E rapidamente analoghe feste si diffusero per tutto l'occidente, in date diverse, sino, pian piano, all'uniformarsi internazionale dell'8 marzo.

Oppure, naturalmente, potremmo parlare delle annose lotte che le donne si ritrovano ancora oggi a combattere: il fenomeno del femminicidio, certo, ma anche i continui tentativi di erosione di diritti fondamentali già acquisiti, che si acuiscono in anni di crisi sociale, economica e politica dell'Occidente, come in casa nostra i frequenti attacchi alla legge 194 che disciplina l'accesso all'aborto.

Donne, scienza ed emergenza

Visti i temi di questi giorni, però, preferiamo porre un breve accento su un'altra annosa questione - forse meno "grave" di per sé, ma a suo modo emblematica - l'accesso delle donne alle discipline STEM (science, technology, engineering, and mathematics). In Italia solo poco più del 30% delle posizioni nel mondo del lavoro tecnico-scientifico e di ricerca è occupato da donne, ai minimi europei. Un divario che comincia a vedersi a partire dai livelli intermedi di educazione, si acuisce nelle università e nelle specializzazioni. Una questione culturale che riflette anche scelte prim'anco che alcuna imposizione, sia chiaro, ma comunque condizionate da un clima sfavorevole.

Eppure, proprio in questi giorni, abbiamo visto tante donne protagoniste della lotta a questo maledetto virus che ci fa tanta paura: donne sono ad esempio le ricercatrici che hanno isolato in Italia il virus del Covid-19, e donna di scienza - e che donna di scienza! - è l'immensa Ilaria Capua, che tanto ha contribuito a fare corretta e mai strillata informazione sull'emergenza, mentre tanti suoi colleghi si prestavano a penosi e puerili (e sulla pelle delle persone) litigi "social". Una Capua che ci aiuta da lontano però, dal suo posto di direttrice di dipartimento all'Emerging Pathogens Institute dell'Università della Florida: già, perché mentre negli USA è entrata fra i 50 più importanti scienziati secondo Scientific American, dall'Italia l'abbiamo fatta fuggire dopo indecenti persecuzioni fomentate da una "inchiesta" dell'Espresso che la dipingeva come "trafficante di virus". Accuse infamanti nate non tanto da alcun antifemminismo quanto da un perenne antiscientismo che attanaglia il nostro Paese eternamente preda di ignoranza, sfiducia, fake news e disinformazione scientifica. Ma tant'è, ce la siamo fatta scappare.

Ma non solo ricercatrici: in prima linea, in un settore della scienza, quello più direttamente medico sul campo, dove la rappresentazione femminile è un po' più corposa, in questi giorni ci sono tantissime donne. Donne medico, infermiere, tecniche di laboratorio, OSS ed altre ancora. Oggi per loro niente mimose, forse, ma tamponi da eseguire, pazienti da assistere, ospedali da contingentare per far fronte all'emergenza, interminabili ore di lavoro in trincea, dove tutto il resto passa in secondo piano, anche gli stessi rischi personali a cui loro stesse si espongono.

Non vogliamo però fare troppo i melensi: pure in condizioni emergenziali, questa è ordinaria amministrazione per chi ha scelto quella carriera. Non vogliamo dunque dipingerle come "eroine", né i loro colleghi maschi come "eroi", perché ambedue le categorie ad emergenza finita lo sappiamo, ci conosciamo noi italiani, torneranno ad essere oggetto di sfiducia, critiche ed accuse spesso irragionevoli di chi pretende tutto e subito da chi in realtà, in una sanità italiana privata d'ossigeno non tanto da un virus oggi quanto da decenni di tagli, sprechi e dismissioni del servizio sanitario pubblico talvolta selvagge, in una "trincea" c'è da sempre, tutti i sacrosanti giorni.
Vogliamo dunque solo dedicare a loro, assieme al resto delle donne, un augurio speciale. Che oggi passerà inosservato, le priorità, le impellenze in queste ore sono altre, come è giusto che sia. Ma non ci dimentichiamo di loro.

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