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«Basta con la tortura del secchiello per gli animali marini»

La pratica equivale spesso a morte certa per le bestiole

«Basta con la tortura del secchiello per gli animali marini»
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Con un comunicato stampa, l’Ente  Nazionale per la Protezione Aimali lancia l’appello – che ormai rinnova ogni anno – per salvare la vita di centinaia tra granchi, stelle marine, pesciolini e meduse.

Un gioco letale

Catturarli nel secchiello, sebbene sia niente di più che un “gioco innocente” per i bambini, è una pratica che si traduce in morte certa per gli animali. “Anno dopo anno sembra che la ‘tortura nel secchiello’ sia una ‘tradizione’ irrinunciabile che anima le spiagge di tutta Italia  scrive l’Enpa in un comunicato -. “‘Poi però li rimettiamo in mare’ è tra le frasi più gettonate da chi pratica questi crudeli ‘giochi’. Pochi sanno che tutti gli animali, compresi gli abitanti del mare come meduse, pesci o molluschi, sono protetti e non si possono catturare né imprigionare, neanche temporaneamente. È un reato ai sensi del Codice Penale articolo 544 bis e ter”.

Quaranta gradi sono fatali per gli abitanti del mare

“Prendere un granchio, una stella marina o qualsiasi altro animale del mare e metterli nel secchiello equivale a una loro morte certa, anche una volta liberati – spiega l’associazione – l’acqua dentro il secchiello raggiunge infatti alte temperature velocemente, senza che i bimbi possano rendersene conto. Quaranta gradi possono essere fatali per gli abitanti del mare”.

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