Il personaggio

Nicolò, a piedi....per il mondo

27 anni, si è licenziato da un lavoro sicuro per compiere una lunga impresa di 33mila chilometri

Nicolò, a piedi....per il mondo
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"Se pensassi alla tua vita come ad un’opera d'arte, pagheresti per andare a vederla?".

È una bella provocazione, quella di Nicolò Guarrera, 27 anni, originario di Malo (Vicenza, Veneto), che da alcune settimane è partito per un viaggio del mondo che durerà ben tre anni: 33mila chilometri il cammino previsto che sta percorrendo rigorosamente a piedi, con qualche inevitabile tappa su nave o aereo.

Il personaggio

Il particolare viaggio ha toccato anche il nostro territorio: Nicolò, partito il il 9 agosto da San Tomio, il 19 è passato infatti a Moneglia e il 20 a Chiavari, all’interno di un percorso che tocca Europa, Asia, Oceania e America, con una media di 30 km al giorno. L'idea è nata nel maggio 2018 nella camera/salotto di un appartamento per studenti a Parma e ha preso a poco a poco forma:

"L’ho deciso quella primavera ma è sempre stato nell’aria, mi è sempre tanto piaciuto camminare, mi sono deciso e il sogno è diventato realtà".

Laurea magistrale in Trade marketing, un anno vissuto in Spagna, 8 mesi tra l’Australia e il Sudest asiatico e infine nel settembre 2018 un lavoro a Milano, Nicolò, per inseguire questo sogno, nonostante l’ottimo impiego e il bel rapporto con i colleghi, si è licenziato e ha cambiato vita. Da questa esperienza nascerà un libro, e poi chissà.

"Mi lascio tutte le porte aperte, credo che ritornerò cambiato, questo è certo".

E il coronavirus fa paura?

"Quando ho deciso di partire e mi sono licenziato, dopo due settimane è partito tutto il caos del lockdown, un tempismo perfetto - scherza - ho deciso comunque di partire, spero nell’arrivo del vaccino e valuterò di volta in volta le varie situazioni. Di sicuro, fuori dall’Europa, attiverò un’assicurazione sanitaria, non voglio farmi prendere dal panico ma seguire tutto quello che c’è da fare con prudenza e responsabilità".

Un elogio al camminare lento, a piedi?

"Quando si viaggia si cerca qualcosa che normalmente non riusciamo ad afferrare, un elemento che sfugge alla quotidianità e che per questo diventa tanto prezioso quando lo troviamo - spiega -. Se penso a qualcosa che manca nella vita di tutti i giorni è la lentezza. É la chiave per accedere ad un contatto speciale con luoghi e persone, è la qualità che permette di costruire storie ed esperienze che un giorno si chiameranno ricordi. Camminare è il modo più naturale per spostarsi da un luogo all'altro, si avanza ascoltando il ritmo del corpo, seguendo quello del giorno: perchè non avviarsi così, alla scoperta del nostro pianeta?".

In questa avventura Nicolò ha un compagno, chiamato Ezio, che lo segue passo dopo passo aiutandomi a portare provviste ed equipaggiamento necessari lungo il viaggio.

"Ho cercato di portare con me l’essenziale: due magliette, un impermeabile, tutto il materiale per dormire, tenda, materassino, sacco a pelo, cuscino, pentola posate, coltellino svizzero, fogli e libri, penne, una farmacia, prodotti da bagno, creme varie, una batteria gigantesca per il telefono (le mappe le ho già scaricate e carico il cellulare ogni volta che posso, un paio di power bank".

Sul cammino non è sempre solo:

"I primi due giorni ho camminato con un mio amico d’infanzia che si è offerto di accompagnarmi, poi ho incontrato una ragazza, Camilla, in pellegrinaggio da Siena a Triora e abbiamo percorso insieme qualche giornata".

Insomma, la strada è anche incontro.

E il passaggio nel Levante com’è andato?

"Intanto sfatiamo il mito dell’ospitalità ligure, in diversi mi hanno offerto un rifugio per la notte e ho potuto alternare così i posti dove riposare, non solo all’aria aperta, ma anche a casa di qualcuno. Nella mia vita stato solo a Genova, mi ha impressionato il vostro mare, bellissimo, le calette nascoste, l’acqua pulitissima. Dall’inizio del mio cammino ad oggi, i sali e scendi dei sentieri liguri senza dubbio sono stati i più duri fisicamente: per fortuna in alcuni punti ho potuto lasciare il carretto e sostituirlo con uno zaino, grazie ad un amico! Ho provato la focaccia: nel cappuccino si è rivelata fenomale!".

Il viaggio di Nicolò si può seguire giorno per giorno su www.pieroad.it e su Instagram: il progetto prende il nome da “pie” (piede in dialetto veneto) e “road” (strada in inglese).

"Faccio questo viaggio anche con la speranza di lasciare qualcosa agli altri: nella frenesia di tutti giorni, spesso dimentichiamo che c’è un mondo fuori. Se mi guardo indietro, voglio che il mio tempo sia stato trascorso nel migliore dei modi, ecco".

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