L’anatema di don Guido Salluard
"Chi ha rubato una mela, va in galera, e chi invece ha ucciso e rubato un “regno”, va sul trono"
Don Guido Salluard parroco di Salto (Avegno), Terrile e Calcinara (Uscio), nonché insegnante di lettere, filosofia e storia presso numerosi istituti di Genova e provincia, esprime un pensiero che merita di essere ascoltato. L’occasione è il pensionamento anticipato per l’invalidità che l’ha colpito per il tumore oculare e le varie complicazioni concatenate.
Uscio
Non potrà più confrontarsi con i suoi studenti ai quali rivolge un pensiero:
"Carissimi ex alunni: vi chiedo scusa, vi chiedo sinceramente perdono dal profondo del cuore! Ma ugualmente chiedo di giustificarmi perché, pur sbagliando gravemente, ho errato compiendo correttamente il mio lavoro ed il mio dovere di insegnante. A differenza di tanti colleghi, nella mia carriera scolastica (dalla Scuola media inferiore ai Licei classico e scientifico) ho sempre dato importanza anche alla materia dell’Educazione civica, e non soltanto spiegando e facendo studiare ciò che era nei libri di testo, ma integrando l’argomento con dispense e soprattutto con il testo della Costituzione italiana!".
Il sacerdote valdaostano è abituato a dire quello che pensa.
"Sono a sperimentare e quindi a dichiarare che avrei dovuto essere più preveggente nel scoprire le illegalità, le prepotenze, le menzogne, le truffe, attuate dal potere corrotto dei politici e degli amministratori, nonché dai funzionari disonesti ed asserviti, come bandierine, al governante di turno".
Severo il giudizio di don Salluard:
"Per solo soffermarsi all’Europa e all’Italia: sono stati terribili il nazismo ed il fascismo, ma oggi tutta l’Europa e tutta l’Italia sono zeppe di tanti piccoli Hitler e di tanti piccoli Mussolini! Tanti prepotenti, bugiardi e violenti, “Libertà, Fraternità, Uguaglianza” sono parole e relativi concetti maturati nella riflessione filosofica-politica del 1600 e del 1700 e poi divenuti e gridati come valori della Rivoluzione francese. Ma dopo secoli, possiamo dire e sentirci “liberi” nello Stato? Quale “fraternità” o “fratellanza” ci può essere tra chi è “spremuto peggio di un limone” e che non ha nessuna possibilità di eventualmente giustificare un suo involontario errore e le Forze dell’ordine, l’Agenzia delle Entrate, il Prefetto, il Governo, il Capo dello Stato, il Sindaco?".
Si potrebbe dire la logica dell’antica favoletta del lupo e dell’agnello.
Prosegue:
"Poi lo Stato (se c’è una causa in Tribunale) si difende e protegge i suoi uomini con i soldi dei contribuenti, mentre chi già ha subito un torto per avere una “possibile giustizia” deve ancora trovare e spendere del proprio denaro personale! E se poi c’è pure anche una sentenza favorevole dalla Magistratura (magari dello stesso Consiglio di Stato!) rimane un pezzo di carta inutile e senza risultati! Per delle piccolezze esistono “multe” che bruciano ad un normale lavoratore stipendi di qualche mese; ed invece, per chi al potere ha il dovere di applicare con verità e giustizia la Legge, e non lo fa, e riduce alla miseria ed alla follia tanta gente, ancora a lui viene data ammirazione per la sua furbizia, scaltrezza e prepotenza…!!! Chi ha rubato una mela, va in galera, e chi invece ha ucciso e rubato un “regno”, va sul trono!".
Difficile dargli torto.