Castiglione chiavarese

Discarica rifiuti, condannato l'allora sindaco Collorado e commissione edilizia

Arrivata a sentenza la vicenda di una discarica di rifiuti mascherata da “riqualificazione ambientale”

Discarica rifiuti, condannato l'allora sindaco Collorado e commissione edilizia
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Arrivata a sentenza la vicenda di una discarica di rifiuti mascherata da “riqualificazione ambientale” che un’impresa aveva tentato di realizzare nel Comune di Castiglione Chiavarese, all’interno di un Sito di Interesse Comunitario (SIC – Rete Natura 2000). A darne notizia, il Comando provinciale dei Carabinieri di Genova.

Tutti condannati in primo grado

Tutti condannati in primo grado, per i reati continuati ed in concorso di falso ed abuso d’ufficio, i principali imputati tra cui l’allora sindaco del Comune di Castiglione, un noto avvocato amministrativista e professore genovese, l’impresario, il progettista e l’allora responsabile dell’Ufficio Tecnico.

Prescritti, ma ritenuti sussistenti, i reati ambientali connessi alla realizzazione della discarica e all’abuso edilizio e paesaggistico ambientale.

La vicenda

La vicenda, assai complessa, riguardava il tentativo di realizzazione di una discarica di materiali da scavo, facendola passare per un’opera di “riqualificazione ambientale” che avrebbe permesso di smaltire, in una valle di località Gavornie del Comune di Castiglione Chiavarese, circa mezzo milione di metri cubi di rifiuti. La Commissione Edilizia comunale, per permettere il proseguimento dell’iter amministrativo, verbalizzava falsamente l’esistenza della valutazione di incidenza ambientale, obbligatoria per avviare una pratica edilizia all’interno di un SIC.

Il vincolo paesaggistico ambientale era poi superato dalla Commissione paesaggistica comunale, costituita dagli stessi elementi di quella edilizia, pur in assenza di elementi progettuali previsti obbligatoriamente per legge che permettessero una valutazione oggettiva dell’impatto paesaggistico dell’opera una volta realizzata sul territorio.

L’iter giungeva infine al termine con l’approvazione del progetto con ulteriori modifiche senza sottoporre tali variazioni alla Soprintendenza competente, ma ottenendo la variazione col solo deposito di un elaborato modificato che, inserito tra gli atti del progetto, è andato a far parte dell’insieme delle tavole approvate.

Nel corso dell’approvazione, l’allora giunta comunale, approvava anche una cospicua riduzione degli oneri urbanistici dovuti dall’imprenditore per la realizzazione dell’opera, travalicando le proprie potestà, essendo di esclusiva competenza del Consiglio Comunale approvare modifiche a tali tariffe.

Le opere, ottenuto il permesso di costruire, avevano quindi inizio nell’agosto del 2014 con la realizzazione delle prime via d’accesso.

Nel marzo 2015, dopo che l’allora Nucleo Investigativo della Forestale di Genova aveva presentato dettagliata denuncia, erano delegate dalla Procura della Repubblica di Genova ed eseguite perquisizioni presso il Comune di Castiglione Chiavarese, l’Impresa Neve, lo Studio Tecnico e le abitazioni di tutti gli indagati. L’area dei lavori veniva sequestrata.

Dopo un lungo iter processuale la sentenza è stata infine depositata nell’ottobre di quest’anno con la condanna ad un anno e mezzo di reclusione per quasi tutti gli imputati: l’allora sindaco  Giovanni Collorado, i componenti delle commissioni comunali edilizie e del paesaggio Gianni Peruggi  e Daniele Granara, l’allora responsabile dell’UTC  Giacomo Bregante il progettista Gabriella Innocenti e l’impresario  Paolo Neve. Assolto l’allora direttore dei lavori, Cristiano Riccamboni, in quanto, nel corso dell’indagine, non erano emersi elementi a suo carico.

L’opera, fermata nelle sue prime fasi, non ha più avuto seguito e l’attività giudiziaria ha così permesso di salvaguardare una vasta area verde tutelata e riconosciuta di interesse comunitario.

In tre decenni si è tentato più volte di realizzare una discarica di rifiuti in loc. Gavornie, zona di particolare interesse naturalistico, senza riuscirvi: con la “riqualificazione ambientale” era stata giocata l’ennesima carta.

Questa ultima sentenza evidenzia notevole sensibilità dell’Autorità Giudiziaria in difesa dell’ambiente, oggi aggredito anche attraverso sofisticati iter burocratici che talvolta assumono la paradossale denominazione di “riqualificazione ambientale”.

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