Quando i giocattoli erano...le armi
Alla fine della guerra la presenza di pistole e munizioni induceva i bimbi a giochi pericolosi

Una strenna natalizia ricca di ricordi. Si tratta dell'ultimo lavoro di Bruno Garaventa, storico scrittore usciese: in occasione delle festività ha dato alle stampe, in edizione limitata, un piccolo libro che ricorda gli ultimi avvenimenti della seconda Guerra Mondiale.
Uscio
La maggior parte dei fatti riguarda la ritirata dei nazifascisti e successiva resa agli Alleati avvenuta a Uscio il 27 aprile 1945. Non mancano curiosità che meritano di essere raccontate.
Armi e munizioni erano presenti in ogni luogo e in modo particolare ai margini della sp. "333 di Uscio". La guerra aveva fatto crescere in fretta i bambini, avvezzi all'uso delle armi adoperate in mancanza di giocattoli.
"I muretti ai margini della strada - racconta Garaventa - venivano usati per fare scoppiare i proiettili esplosivi ed i traccianti delle mitraglie da 20 mm, si staccava il proiettile dal bossolo, poi con un chiodo si grattava la parte posteriore del proiettile che era ricoperta di polvere da sparo dura e fissata nello stesso proiettile come fosse cemento".
Facile immaginare l'epilogo, una volta grattugiata la polvere si infilava il proiettile nel muro, facendo attenzione che non cadesse la polvere, poi con un pezzo di miccia, a fuoco lento da mine, si dava fuoco e dopo una lunga fiammata che usciva dal proiettile, avveniva la sua esplosione con un forte botto che finiva per danneggiare il muretto.
"Noi ragazzi si cercava nei dirupi quello che era di gradimento per i nostri giochi, se era una pistola o un mitra e anche un moschetto andava bene - conclude Garaventa - ci divertivamo a sparare, poi si buttava via. Andavamo a portare le pecore e le capre al pascolo, mentre loro tranquillamente brucavano l'erba, noi ci mettevamo alla ricerca del materiale per i giochi, in località "Riette" non c'erano cascine e abitazioni, non si dava fastidio a nessuno".