Mafia in Liguria, incontro dedicato a Lavagna
Se ne parla sabato 20 gennaio alle ore 10, in Biblioteca con l'Osservatorio Boris Giuliano di Libera Liguria

Un incontro sulla mafia in Liguria: è previsto per sabato 20 gennaio, a partire dalle 10, nella Biblioteca di Lavagna.
Iniziativa promossa dall'Unitre di Lavagna
L'iniziativa rientra nell’ambito del percorso Unitre “Conoscere le Istituzioni ed Educare alla Legalità” a cura dell’Unitre di Lavagna: l'appuntamento è per sabato 20 gennaio alle 10, in Sala Ardesie della Biblioteca Serbandini-Bini di piazza Ravenna a Lavagna, con Luca Traversa dell’Osservatorio Boris Giuliano di Libera Liguria interverrà su “Mafie in Liguria”. Coordinano l'incontro Aurora Pittau, Sara Vergnano e Princi Ratti.
Chi è Luca Traversa, il relatore
Luca Traversa è laureato in Giurisprudenza con una tesi sull’associazione mafiosa e la prova del 416 bis nei processi di mafia del Nord. É membro della segreteria regionale di Libera Liguria, attivista nel presidio di Libera Genova Morvillo e membro dell’associazione A.D.eS.So (Antimafia, Diritti e Solidarietà Sociale).
L'Osservatorio Boris Giuliano di Genova-Libera Liguria
L’Osservatorio Boris Giuliano di Genova-Libera Liguria nasce dall’idea di un gruppo di studenti, laureati e laureandi in Giurisprudenza e non solo, membri del presidio di Libera ”Francesca Morvillo” che con il sostegno del coordinamento regionale di Libera Liguria, ha voluto principalmente promuovere una seria informazione sui fatti di mafia che riguardano la Liguria. Gli obiettivi: Consentire alla cittadinanza di conoscere i principali procedimenti che sono stati celebrati e, nel contempo, monitorare il radicamento e l’evoluzione delle cosche criminali, raccontare in modo chiaro i processi, studiare il territorio per cogliere i sintomi della presenza mafiosa, rendere accessibili i documenti giudiziari (ordinanze, sentenze, informative).
La Liguria terra di mafia
"La Liguria è una terra di mafia - spiegano dall'Osservatorio - e lo testimoniano numerose inchieste che a partire dagli anni ’80 (se non prima) si sono susseguite, periodicamente, con alterne vicende. Talora non è stata raggiunta la prova dell’associazione mafiosa, pur in presenza di fatti gravi idonei a configurare almeno l’associazione per delinquere tradizionale. In altri casi, il crimine mafioso si è mostrato in tutta la sua rilevanza e sono arrivate pesanti condanne. Con serietà, disincanto e competenza l’intenzione dei componenti è quella di raccontare la Liguria da una prospettiva mai indagata sino in fondo: la prospettiva di una regione contaminata, prevalentemente sana nel suo tessuto sociale ma al contempo infiltrata nei gangli del potere. Per combattere il fenomeno bisogna innanzitutto conoscerlo e decifrarlo. Questo è lo scopo dell’ Osservatorio".
Perché chiamarsi Boris Giuliano
"Quando si è deciso di intitolare, simbolicamente, l’Osservatorio sulle Mafie in Liguria ad una vittima del crimine organizzato, ci si é posti il problema di individuare un profilo che potesse rappresentare l’attività del gruppo, l’ambizione e i valori! raccontano. "Si voleva inoltre attribuire il giusto riconoscimento ad una figura non adeguatamente raccontata alle giovani generazioni, commemorata solo nelle occasioni ufficiali. Ebbene, non era facile trovare una persona che rappresentasse, nel contempo, le diverse anime del gruppo e che avesse saputo afferrare gli aspetti più rilevanti del fenomeno mafioso, allora ancora poco indagato. Senza voler stabilire primati – anzi con la consapevolezza che ogni risultato conseguito nella lotta alla mafia è stato il frutto di uno straordinario sforzo collettivo – sicuramente Boris Giuliano è stata una di quelle persone che, per prime, hanno saputo decifrare Cosa Nostra, fornendo un contributo estremamente prezioso per la comprensione delle dinamiche del sodalizio".
Giuliano, una persona come tante
Ma Boris Giuliano era anche una persona come tante: amava lo sport, in particolare il basket, era appassionato di viaggi e soprattutto era una persona entusiasta, desiderosa di mettersi in gioco ed orgogliosa di servire il proprio Paese: dopo la strage di Ciaculli del 1963, in cui morirono sette uomini delle Forze dell’Ordine, chiese di essere assegnato alla Squadra Mobile di Palermo, di cui sarebbe divenuto il Capo alla fine della carriera, interrotta prematuramente dal vile piombo mafioso.
Boris Giuliano fu un grande investigatore, acuto e lungimirante nelle sue analisi. Tra i primi, infatti, se non per primo, intuì i traffici di droga che collegavano Palermo agli Stati Uniti, fonte inesauribile di profitto per le cosche; tra i primi, ancora, “seguendo gli assegni” (anticipando, così, la grande lezione di Giovanni Falcone), scoprì il riciclaggio del denaro sporco da parte di Cosa Nostra.
La validità del suo lavoro ha trovato pieno riconoscimento nelle parole di Paolo Borsellino.