8 MARZO

Vera Vassalle, la maestra di Cavi di Lavagna medaglia d’oro al Valor militare

Una storia interessante, che merita di essere ricordata

Vera Vassalle, la maestra di Cavi di Lavagna medaglia d’oro al Valor militare
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A Lavagna una scuola è intitolata a Vera Vassalle: conoscete la sua storia? Ve la riproponiamo per la Festa della donna.

La maestra elementare partigiana

A riproporre la sua storia è la Mappa dei Luoghi della Resistenza Tigullio.

Nata a Viareggio (Lucca) il 21 gennaio 1920, deceduta a Cavi di Lavagna (Genova) nel novembre del 1985,  Vera Vassalle è stata maestra elementare,  partigiana, medaglia d’oro al Valor militare.

Conseguito il diploma all’Istituto Magistrale di Pisa, Vera non si era dedicata subito all’insegnamento. Era stata, infatti, assunta come impiegata presso la filiale di Viareggio della Cassa di Risparmio di Lucca. Lì lavorava al momento dell’armistizio e, nonostante fosse leggermente claudicante per i postumi della poliomielite che l’aveva colpita poco dopo la nascita, si unì subito al gruppo di resistenti coordinati dal cognato Manfredo Bertini, che sarebbe poi caduto nel novembre del 1944.

A Vera è affidato il compito di raggiungere gli Alleati nell’Italia liberata, per richiedere lanci di armi per i partigiani della Versilia. La ragazza parte da Viareggio il 14 settembre del 1943 e, dopo due settimane, passa il fronte nei pressi di Montella d’Irpinia. Si mette in contatto con ufficiali americani, non vede subito soddisfatte le richieste dei partigiani versiliesi, ma accetta la missione, nome in codice “Rosa”, di coordinare via radio le azioni alleate con quelle partigiane.

Gli Alleati mandano la Vassalle a Taranto, dove gli esperti dell’Oss (il servizio segreto statunitense), la addestrano per un breve periodo. Quindi la ragazza riparte verso la Versilia, attraversando varie città del Meridione, raggiungendo la Corsica e sbarcando infine, da un sommergibile, nei pressi di Castiglion della Pescaia, insieme con un radiotelegrafista. Ha con sé, dissimulata nel bagaglio, l’apparecchiatura ricetrasmittente. Vera sfugge a perquisizioni, supera imprevisti e il 19 gennaio del 1944 è a Viareggio. Ma per qualche tempo, nonostante Vera sia riuscita a prendere i contatti con il CLN regionale toscano e con le formazioni partigiane locali, “Radio Rosa” non entra in funzione per la negligenza del radiotelegrafista.
La Vassalle non si perde d’animo. Riparte da Viareggio per Milano e qui trova un contatto, riesce ad ottenere nuovi piani di trasmissione e, soprattutto, la promessa che le sarà mandato un radiotelegrafista affidabile. Così, a marzo, sull’Alpe delle Tre Potenze, è paracadutato Mario Robello (nome di battaglia “Santa”).

La coppia Vassalle-Robello (si sposeranno nel dopoguerra), darà il via ad un’attività frenetica che, di lì all’estate, significherà oltre trecento messaggi inviati, dai quali deriveranno anche sessantacinque aviolanci di armi e di rifornimenti a brigate partigiane toscane e liguri. Il 2 luglio del 1944, anche a seguito di una delazione, la polizia militare tedesca arriva alla postazione della ricetrasmittente. Ma Vera e Mario riescono a mettersi in salvo, dopo aver distrutto i codici e i documenti segreti.

Raggiungono, sulle Apuane, la formazione GL “Marcello Garosi”. Ottenuta un’altra radiotrasmittente, i due continuano la loro preziosissima attività sino alla liberazione di Lucca. Poi Vera Vassalle si sposta a Siena e qui continua la sua opera, sino alla definitiva sconfitta dei nazifascisti, presso il Quartier generale alleato.
Nel dopoguerra, ottenuta l’abilitazione, Vera Vassalle insegna alla scuola elementare Edoardo Riboli di Lavagna e successivamente alla scuola elementare di Cavi di Lavagna, che le è stata intitolata dopo la sua morte.

È decorata di Medaglia d’oro al Valor militare, ma deve conoscere anche odiose misure di discriminazione per il suo passato partigiano, per la sua appartenenza al PCI e per la sua attività nelle file dell’ANPI. Il 29 novembre del 2003 a Vera – la cui vicenda è ricordata nel romanzo Il clandestino di Mario Tobino, del 1962 – la Regione Toscana ha assegnato, alla memoria, il “Gonfalone d’Argento”, in occasione della festa regionale dedicata ai disabili.

L'importanza della memoria

"Con il trascorrere del tempo, le memorie storiche tendono inevitabilmente a sbiadirsi fino ad essere dimenticate - ricorda Matteo Brugnoli, che ne ha ricostruito la storia -. Cosicché gli avvenimenti del passato, anche se importanti, rischiano di essere ignorati dalle generazioni più giovani. Un grande evento, come quello della Lotta di Liberazione, può apparire ai ragazzi di oggi come un momento stanco tanto lontano, sì da perdere il suo messaggio di valore ideale e politico per il quale l'Italia è potuta divenire una nazione libera, democratica e repubblicana. E' preciso dovere delle istituzioni, degli educatori e di quanti hanno responsabilità didattiche, di far comprendere ai giovani che le libertà di cui godono sono opera e merito di altri giovani che negli anni della Resistenza offrirono la vita esibirono il martirio e la tortura".
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