Teatro

24 maggio in ricordo di Eduardo De Filippo per rilanciare il teatro in Italia

"Perché ricordare oggi Eduardo ai giovani studenti?", si chiedono i docenti dei Diritti Umani. "Perché rimane anche oggi un potente narratore della miseria e della natura umana". E lancia l'hashtag #uninvitoateatro

24 maggio in ricordo di Eduardo De Filippo per rilanciare il teatro in Italia
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Il 24 maggio ricorre il 121° compleanno di Eduardo De Filippo e il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina dei Diritti Umani ne ricorda lo straordinario contributo artistico.

Il Grande Eduardo

Eduardo De Filippo, commediografo e attore di eccezionali qualità, ha raccontato la realtà sociale del nostro Paese come pochi: soprattutto gli anni travagliati e frenetici del dopoguerra. Seppe guardare con disincanto e lucidità anche a quei miti del mondo partenopeo di cui altri avrebbero celebrato gli aspetti più consolatori: la famiglia, il matrimonio, la bellezza di Napoli, la proverbiale arte di arrangiarsi del popolino mariuolo ma in fondo buono. Eduardo rifuggiva dai luoghi comuni; la sua profondità intellettuale lo spingevano in direzioni innovative, mai retoriche, che lo ricongiungevano direttamente ai grandi demistificatori dei totem borghesi del nostro Novecento, come Pirandello. Nelle creazioni di Eduardo pertanto riconosciamo immediatamente la realtà campana, ma ancora di più gli aspetti più drammatici e grotteschi della condizione esistenziale umana. Ecco perché le sue opere acquistano una valenza universale.

Per rilanciare il teatro in Italia

"Perché ricordare oggi Eduardo ai giovani studenti?", si chiedono i docenti dei Diritti Umani. "Perché rimane anche oggi un potente narratore della miseria e della natura umana. Attento conoscitore della realtà e delle dinamiche sociali riesce a descrivere in ogni sua opera i misteri e le pieghe più profonde dell’animo di ciascuno di noi. E così, a volte, dietro il sorriso si nascondono l’odio e l’inganno e dietro il perbenismo si celano l’affarismo e la crudeltà. I ritmi della quotidianità nei quartieri e dei rioni risulta essere ben descritta dalle parole dei suoi tanti personaggi e leggendo le sue opere si scopre un mondo non tanto diverso da quello attuale. Eduardo credeva nella sua professione e nel mondo dell’arte: riteneva che il teatro potesse veicolare concetti e messaggi atti da indurre alla riflessione; la cultura poteva smuovere le coscienze e il teatro, tra tutte, è la forma più alta e più popolare d’espressione che esista".

#uninvitoateatro

Il CNDDU lancia l’hashtag #uninvitoateatro. L’iniziativa rivolta ai giovani intende suscitare l’interesse degli studenti verso un settore culturale oggi provato e in profonda crisi a causa della pandemia. Eduardo nel 1959 scrisse una lettera molto accorata per sensibilizzare la società circa le difficoltà incui versava il palcoscenico. Quella lettera ancora oggi sorprende per l’attualità di alcuni suoi passaggi.

“[…] perché - si sbraita -se non ci si dà dell’altra corda, ancora dell’altra corda, il teatro muore!”. No signori, siete voi che lo state uccidendo, il teatro! Voi che state succhiando al teatro le ultime gocce di sangue escogitando chissà quali nuove carnevalate, annunciando chissà quali nuove montagne che partoriranno il topolino, preparando nuovi buchi nell’acqua che stizzosamente attribuirete alla incomprensione del pubblico, architettando chissà quali nuovi programmi all’insegna del dilettantismo, dell’egoismo e della più assoluta indifferenza per le sorti del teatro che, se anche è affidato alle vostre mani di trafficanti, non è patrimonio che vi appartenga e con il quale abbiate legalmente e moralmente qualcosa da spartire.” (Lettera di Eduardo De Filippo al Ministro dello spettacolo, Paese Sera, 1 ottobre 1959).

Ricordiamo che abbiamo una responsabilità enorme: trasmettere alle generazioni future valori che sono arrivati fino a noi e costituiscono l’unico antidoto alla disgregazione delle coscienze.

“Si dice che nella vita dell’uomo c’è un punto di partenza ed un punto di arrivo, di solito riferiti all’inizio e alla fine di una carriera. Io invece sono convinto del contrario: il punto di arrivo dell’uomo è il suo arrivo nel mondo, la sua nascita, mentre il punto di partenza è la morte che, oltre a rappresentare la sua partenza dal mondo, va a costituire un punto di partenza per i giovani. (…) Dunque, questi miliardi di punti di partenza, che miliardi di esseri umani, morendo, lasciano sulla terra, sono la vita che continua.” (Eduardo De Filippo)

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