A Cicagna inaugurato il nuovo anno scolastico con il vescovo Devasini
Le parole di Devasini a insegnanti e alunni
Nella mattina di oggi, mercoledì 11 settembre, messa a Cicagna con il vescovo diocesano, mons. Giampio Devasini, per l’inaugurazione dell’Anno scolastico 2024/2025. Una iniziativa nata vent’anni fa da un gruppo di insegnanti che ha sempre trovato la collaborazione dell’Ufficio scuola della Diocesi di Chiavari.
Le parole di Devasini a insegnanti e alunni
Ecco il messaggio che il vescovo ha dato a insegnanti e alunni:
"Cari fratelli e sorelle, anche quest’anno la campanella che annuncia la ripresa delle lezioni squilla in un tempo carico di interrogativi e di inquietudini. Le aule scolastiche non sono certo luoghi impermeabili agli eventi che interessano l’Italia, l’Europa e il resto del mondo, così come la vera cultura non si limita allo studio del passato, ma è dialogo fra il passato e il presente, e fra il presente e il futuro. L’esperienza della pandemia – che molti di noi hanno pressoché dimenticato ma che continua ad avere effetti negativi nella vita di non pochi dei nostri ragazzi e ragazze – ha mostrato che si chiede molto, forse troppo alla scuola, ma ha anche rivelato le immense risorse presenti al suo interno e il suo essere un laboratorio di futuro, di relazioni buone, di comunità.
Lo stesso può e deve avvenire davanti agli scenari di distruzione e di morte che continuano ad arrivare dall’Ucraina, dalla Terra Santa e da tanti angoli del pianeta così come di fronte all’indecifrabile mistero dei delitti in famiglia o alle assurde violenze perpetrate da giovani e tra giovani: immagini ed eventi a cui non dobbiamo fare l’abitudine o lasciare che svaniscano nel flusso scomposto degli algoritmi che governano i social. Le scuole riaprono soprattutto per questo, per coltivare l’unica intelligenza degna di questo nome, quella umana. Mi è capitato spesso di sentir definire l’avvio dell’Anno scolastico come un “rito”. In qualche modo lo è davvero, specie nella misura in cui segna uno spartiacque, l’ingresso in un tempo nuovo, un passaggio di vita che non riguarda solo le singole persone, ma l’intera società.
E sappiamo quanto ci sia bisogno di un’attenzione e di un’assunzione di responsabilità collettiva nei confronti dell’educazione e della scuola. Ce lo ricorda a più riprese anche Papa Francesco, con la sua proposta di un «patto educativo globale» che porti a «formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna». Se, fra nove mesi, i nostri ragazzi/le nostre ragazze avranno magari ottime pagelle e risultati apprezzabili, ma non saranno anche cresciuti interiormente e un po’ più capaci di fare scelte responsabili e mettere in gioco i loro talenti per un bene più grande, potranno dire di aver concluso con successo il nuovo anno scolastico? O ancora – dico a noi adulti attingendo anche qui dalle parole del Papa:
– «Se gli spazi educativi si conformano oggi alla logica della sostituzione e della ripetizione e sono incapaci di generare e mostrare nuovi orizzonti, in cui l’ospitalità, la solidarietà intergenerazionale e il valore della trascendenza fondino una nuova cultura, non staremo mancando all’appuntamento con questo momento storico?».
Imparare a conoscere e imparare ad amare: a questo serve la scuola. Conoscere ed amare: mi sembra una bella coppia di verbi, tutt’altro che estranei l’uno all’altro, per chi si appresta a tornare sui banchi e sulle cattedre. A scuola i nostri ragazzi/le nostre ragazze ricevono numerosi stimoli a “far entrare” nella loro mente concetti, formule, insegnamenti. Ma non basta per crescere. Serve anche lo slancio a non restare fermi, ad uscire da sé stessi e rischiare un incontro nuovo, che cambia la vita. Aiutiamo i nostri ragazzi/le nostre ragazze a vivere lo studio come un simile viaggio, dentro e fuori di loro. Cari ragazzi e ragazze, mentre riprendete in mano libri e quaderni, con il pensiero ai vecchi e nuovi compagni, ai prof., alle prof. e alle materie che incontrerete, vi affido anch’io un compito, che è soprattutto un credito di fiducia e un augurio: grazie anche all’esperienza scolastica, possiate crescere nella conoscenza e nell’amore. E, forti di entrambi, possiate anche cambiare un po’ questa nostra diocesi e questo nostro mondo, così sfidanti e così così tanto belli! Vi auguro di farci vedere tutta la vostra grinta e vi saluto con stima e simpatia. Amen".