Caso Nada Cella, la struggente lettera della nipote
"Oggi zia ricomincia la speranza in una giustizia universale, oggi ricomincia la fiducia nel destino e una nuova dose di coraggio, e anche se a te il 6 maggio 1996 è stata tolta la vita e oggi 1 marzo 2024 è come se fossi stata uccisa un’altra volta"
E' notizia di ieri, venerdì 1 marzo, che la donna accusata di avere ucciso il 6 maggio 1996 Nada Cella, Annalucia Cecere, è stata prosciolta insieme al commercialista Marco Soracco e l'anziana madre Marisa Bacchioni. Cecere era accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Soracco e la madre Bacchioni dovevano rispondere di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento: per l'accusa avrebbero mentito nel corso degli interrogatori fatti fino a un mese fa.
La nipote di Nada ha scritto alcune righe per esprimere i propri sentimenti a fronte di quanto deciso dal giudice.
La struggente lettera
"Ciao zia,
quando ti hanno tolto a questa terra io ancora non ero arrivata, e forse nemmeno ero nei piani, ma sono cresciuta conoscendoti sin dal giorno 1; quando eravamo piccoli, a me e mio fratello, la mamma e la nonna hanno sempre raccontato dei tuoi viaggi e degli episodi che quando eri piccola ti hanno vista fare la birichina come abbiamo fatto anche noi. Sai quante volte abbiamo fatto arrabbiare la nonna?
Le abbiamo sempre chiesto di te e mi ricordo di serate passate sul divano di casa in estate, quando trascorrevamo le giornate di vacanza al mare a Chiavari, in cui lei, alle nostre domande, ha sempre risposto: “quando sarete grandi vi racconterò la storia della zia, adesso vi basti sapere che lei è qui con voi anche se non la vedete e che vi proteggerà sempre”.
Siamo sempre venuti al cimitero a trovarti, e con l’innocenza dei bambini ti abbiamo sempre salutata convinti che prima o poi magari ti avremmo conosciuta.
Sai, io sono nata 2 anni dopo che tu te ne sei andata e quindi sono riuscita solo a incontrare il nonno. Io non me lo ricordo nemmeno ma so che per lui sono stata per un attimo la luce in fondo al tunnel: sai che, malato di cuore, si è portato sulla schiena il box in cui si mettono i bambini per farli giocare per vedere me lì dentro?
Io, prima di due figli, io figlia femmina nata a Milano ma cresciuta tra Chiavari e la Val d’Aveto. Io che in te mi ci rivedo in tutto, fisicamente, nella personalità, nel modo di fare, nei sogni, oggi confesso di averti cercata e di aver gridato a gran voce il tuo nome.
L’ho fatto perché oggi ho sperato di poter essere testimone io per te del giorno in cui finalmente forse avremmo trovato sollievo in una vita che è stata solo di domande e di poche risposte; l’ho fatto perché oggi in quell’aula c’era tutta la squadra al completo e volevo riuscire a vedere nei volti di chi ti ha conosciuta indirettamente la gioia di aver finalmente raggiunto il risultato desiderato.
E invece niente
Il sangue che si gela per secondi che sembrano interminabili e le lacrime che scendono…
Ma sai cosa ti dico?
Che io ci credo ancora in questa vita, credo che un giorno, che può essere molto lontano, lo so, guarderò il cielo e saprò di nuovo gridare il tuo nome, ma questa volta in segno di vittoria per dirti che ce l’abbiamo fatta.
Ci credo perché, anche se mi hanno tolto la possibilità di conoscerti e di viverti, la nonna è una nonna pazzesca e nostra complice in tutto, e tua sorella è la mamma migliore che io e Andrea potessimo avere.
Se avessi anche solo 5 minuti di tempo per parlarti ti direi che va tutto bene e che anche se adesso fa malissimo, se mi guardo intorno io vedo il bello che grazie a te ci è stato costruito intorno.
Oggi non è la fine, oggi è un nuovo inizio.
Oggi zia ricomincia la speranza in una giustizia universale, oggi ricomincia la fiducia nel destino e una nuova dose di coraggio, e anche se a te il 6 maggio 1996 è stata tolta la vita e oggi 1 marzo 2024 è come se fossi stata uccisa un’altra volta, io credo fermamente che un motivo per non mollare ce l’abbiamo ancora e tutte le persone che abbiamo vicino ne sono la prova.
Io continuerò a cercarti nei traguardi della mia vita, nei viaggi intorno al mondo che farò, nelle parole che scriverò e nelle persone meravigliose che mi cambieranno la vita.
Saremo ancora più uniti di prima, coccolerò la nonna per tutte le volte che non hai potuto farlo tu, sfoglierò ancora le tue foto per stupirmi di quanto io e te siamo simili, mi farò ancora raccontare della ragazza che eri e ti vivrò per quelle strade in cui passeggiavi un tempo tu.
Non sai quanto avrei voluto averti nella mia vita zia: mi immagino i viaggi che avremmo fatto insieme, le marachelle adolescenziali che mi avresti coperto dalla mamma, i segreti che avresti tenuto per te perché sono sicura che noi nipoti saremmo stati la tua gioia.
Ci avresti assecondato e consigliato, saresti stata il nostro riferimento e noi il tuo più grande orgoglio.
Ormai siamo grandi ma il vuoto che ci hai lasciato sarà per sempre incolmabile e come i bambini che siamo stati ti cercheremo ancora e ancora convinti di trovarti dietro una porta o al nostro fianco.
Nessuno ci darà la possibilità di conoscerti e avere una vita diversa da quella che abbiamo avuto, nessuno ti riporterà in vita a vivere i tuoi 53 anni e i nostri 25 e 22 anni insieme.
Però in fondo so che ci sei sempre stata: quando ci siamo diplomati, quando mi sono laureata, quando ho studiato in Irlanda per due anni, quando ho fatto i viaggi con la mia migliore amica e quando ho fatto la pazzia di prendere un aereo per andare a un concerto, quando ho trovato il mio primo lavoro e quando ho conseguito tutte le mie certificazioni di inglese.
Ho avuto le possibilità che a te sono state barbaramente tolte e così continuerò a farti sognare attraverso i miei occhi perché oggi, alla fine di tutto, ti sento ancora più con noi
Io lo so che in realtà tu sai già tutto perché sono convinta che una parte di te è anche un pezzetto del mio cuore, ma io queste cose te le dico lo stesso perché so che in un modo o nell’altro le sentirai.
Zia ci sei, ci siamo tutti, insieme, sempre e così ancora per l’eternità finché avremo respiro.
E a scrivere vicino al ritratto che ti hanno fatto a Parigi nel 1994, nella casa in cui sei cresciuta, l’unica cosa di cui sono certa e che ti dico è “sunsets are proof that endings can be beautiful too”.