Celebrata la Virgo Fidelis a Chiavari
Martedì 21 novembre nella Chiesa di Rupinaro

Anche a Chiavari, la Compagnia dei Carabinieri di Chiavari ha festeggiato la sua patrona, la Virgo Fidelis: la celebrazione ieri, martedì 21 novembre, nella Chiesa di Rupinaro. La messa è stata presieduta dal vescovo diocesano Giampio Devasini presenti non solo i militari ma anche rappresentanti di altre forze dell'ordine, politici e sindaci del territorio.
Virgo Fidelis e non solo
Nel 1949, Papa Pio XII proclamò ufficialmente Maria "Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri", fissandone la ricorrenza al 21 novembre, data in cui la Cristianità celebra la festa liturgica della Presentazione di Maria Vergine al tempio. In questo stesso giorno, l’Arma commemora anche l’82° anniversario della "Battaglia di Culqualber". Il 21 novembre del 1941, infatti, ebbe luogo una delle più cruente battaglie in terra d'Africa, nella quale un intero Battaglione di Carabinieri si sacrificò nella difesa del caposaldo di Culqualber contro le preponderanti forze avversarie. Per tale fatto d’arme fu conferita alla Bandiera dell'Arma dei Carabinieri la seconda Medaglia d'Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta in occasione della partecipazione alla Prima Guerra Mondiale.
In questa giornata l'Arma dei Carabinieri celebra anche la "Giornata dell'Orfano" che rappresenta, per i militari in servizio ed in congedo e per l'O.N.A.O.M.A.C. (Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani dei Militari dell'Arma dei Carabinieri), un concreto momento di vicinanza alle famiglie dei commilitoni scomparsi e di profonda riflessione umana.
L'omelia del vescovo Devasini
Ecco l'omelia del vescovo Devasini in occasione della Virgo Fidelis:
"La festa della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria risale ad un’antichissima tradizione, affidata al Protoevangelo di Giacomo, un testo apocrifo secondo il quale la piccola Maria si è consacrata a Dio fin dalla più tenera età. Il titolo di Virgo fidelis ha un profondo radicamento biblico e patristico. È innanzitutto Dio che viene detto fedele: fedele a se stesso e alla sua parola, come proclama la pagina del profeta Zaccaria, il quale annuncia che Dio torna a risollevare le sorti del suo popolo e perciò lo invita a gioire. E fedele è uno dei titoli più alti – ma anche il più comune – che si possa dare a un credente. Il linguaggio ecclesiale, infatti, ci definisce semplicemente ‘fedeli’.
Esso è perciò il titolo più alto e il più ordinario, perché significa l’essere affidabile di una persona che mantiene gli impegni presi e la parola data. La Presentazione della piccola Maria vuole far risaltare questo aspetto della grandezza di Maria, e cioè il suo essere sempre rimasta se stessa, coerente con la propria scelta di vita, affidata a Dio e totalmente consacrata a Lui, e perciò fedele: fedele a Dio e fedele a se stessa.
A Maria si applica ciò che Gesù dice dei discepoli che rimangono fedeli a lui; egli sembra prendere le distanze dalla famiglia e dai parenti («Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?»), ma in realtà dichiara che sua madre, Maria, è veramente la prima discepola in assoluto, poiché lei per prima è una donna, anzi la donna, «che fa la volontà Diocesi di Chiavari del Padre mio che è nei cieli». Maria, dunque, è la credente per eccellenza, colei che non è mai venuta meno alla piena fedeltà a Dio e a se stessa, in tutta la sua vita, con tutta la sua persona: perciò, la Virgo fidelis, una endiadi che intensifica oltre misura l’intatta integrità della sua persona. È arduo misurarsi con un modello come lei, perché conosciamo per esperienza di essere creature deboli e fragili. Una debolezza e una fragilità che tocca i singoli, ma spesso coinvolge le aggregazioni umane nel loro insieme, perfino quelle più solide e istituzionalizzate. Viviamo in un tempo in cui l’immagine di nessuno e di nessuna istituzione può essere più difesa contro la realtà dei fatti.
La società della comunicazione non lascia spazio a dissimulazione e nascondimento. Lo dico sapendo che questo vale innanzitutto per la Chiesa stessa, non nel senso della Chiesa come presenza divina nella storia, con a capo Cristo e animata dallo Spirito Santo, ma in quanto costituita da persone, uomini e donne, che, sottraendosi all’aiuto della grazia divina e quasi rivoltandosi contro, deturpano il volto della Chiesa con i loro tradimenti e le loro infedeltà. E ciò che vale per la Chiesa in quanto fatta di creature umane, vale per ogni altra istituzione o organizzazione sociale. Nessuna facciata può essere difesa come intangibile e irreprensibile, se non nelle retoriche autocelebrative che suonano sempre più false.
Oggi non ci si può più nascondere dietro una immagine falsamente idealizzata. Vuol dire allora che dobbiamo rassegnarci alla mediocrità o, peggio, al cinismo, che non crede più in niente e si adatta al peggio? Certamente no. Innanzitutto perché l’infedeltà di pochi non può inficiare e far dimenticare la fedeltà di molti. Si tratta invece di recuperare la coscienza e la volontà della dignità, della verità, del bene e della fiducia che è possibile riporre in essi anche dopo gravi errori. Ciò che la storia di oggi ci fa capire è che, come non è possibile, anche come istituzione sociale, pretendere di essere inappuntabili e integri, così non è possibile riaprire un nuovo corso, ricominciare una vita e una storia nuove, senza riconoscere e ammettere gli errori commessi. Solo sulla verità, non sull’ipocrisia e la falsità, è possibile dare vita a qualcosa di nuovo, di buono, di vero.
Forse è stato sempre così, ma oggi sembra diventato uno sport quello di accusare qualcuno e trovare qualche capro espiatorio su cui scaricare le colpe. Nessuno è disposto a mettersi in discussione, a riconoscere i propri errori e a correggerli per evitare di commetterli di nuovo. Ma è possibile ancora essere fedeli, ritrovare la fedeltà perduta, purché disposti a sottoporsi a un processo di purificazione che si compie passando per un bagno di verità: verità dinanzi a se stessi e con la propria coscienza, verità dinanzi a Dio e agli altri. La Virgo fidelis ci dia il gusto della verità e del bene, ci restituisca il sapore fresco e genuino della verità che ci fa apprezzare e scegliere di nuovo la via della fedeltà".