Le dichiarazioni

Comitato rapallese no Tunnel Fontanabuona: «Per evitare gli espropri non bisogna realizzarlo»

Il punto del gruppo in occasione dei riflettori puntati sulla lista degli espropri

Comitato rapallese no Tunnel Fontanabuona: «Per evitare gli espropri non bisogna realizzarlo»
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Comitato Rapallese no Tunnel Fontanabuona: «Per evitare gli espropri non si deve realizzare il tunnel».

Il punto del comitato

«Nel giorno in cui in maniera ufficiale viene pubblicata la lista degli espropri, il Comitato Rapallese No Tunnel Fontanabuona - si legge in una nota diffusa dallo stesso comitato - intraprende un nuovo percorso lungo e impegnativo che lo vedrà impegnato in prima linea non soltanto, come fatto finora, per contrastare la realizzazione di un progetto che considera sciagurato, ma anche per aiutare i cittadini di Rapallo che si sono rivolti o si rivolgeranno a loro per un supporto relativo ad una forma di sopruso ingiusta come quella di portare via beni di proprietà privata in nome di una pubblica utilità difficilmente dimostrabile, però non semplice da contestare dato che viene avanzata da organi istituzionali che dovrebbero difendere i diritti del cittadino e che invece pubblicano elenchi dimostrando di considerare le persone niente di più che semplici numeri scritti su un mappale catastale».

«Intanto - spiegano i rappresentanti del comitato – non si tratta già ora di un esproprio, ma vengono avvisate le persone interessate che il loro terreno o immobile potrà essere soggetto a servitù, esproprio o occupazione per questioni di “pubblica utilità”, cioè la costruzione del Tunnel per la Fontanabuona. Non è la stessa cosa. Ci teniamo a ringraziare chi in questi giorni ci ha manifestato il proprio sostegno e le numerose persone che sabato scorso sono venute al nostro gazebo, per darci solidarietà, chiedere spiegazioni, confrontarsi, capire, voler partecipare e offrire il proprio contributo, non solo morale. Questo ci rinfranca, conferma che è stato importante portare avanti da oltre un anno con testa e cuore, studio e passione, questo impegno civico e civile contro il dannoso e pericoloso progetto del Tunnel che devasterà la nostra città. Il fatto che molte persone di buona volontà si stiano rendendo conto del disastro a cui stiamo andando incontro, ci fornisce ancora maggiore slancio per provare a far crollare questo castello fatto di arroganza e superficialità e portare avanti il nostro impegno civile fino all'ultimo, anche in sede legale».

«I punti principali sono tre - prosegue il comitato -. 1) Questi avvisi di esproprio non significano che verrà realizzato il Tunnel, visto che al momento attuale non hanno nemmeno il permesso di spostare una pietra. Non intendiamo entrare in discorsi tecnici, confutare le azioni di ASPI che modifica le rampe di svincolo nell’esatto modo in cui fino ad un minuto prima aveva dichiarato che assolutamente non era possibile fare o della Regione Liguria che cambia una norma sulla classificazione delle frane, nella regione più franosa possibile, perché sennò nella zona di Tribogna non si poteva neanche iniziare non l’opera, ma persino i lavori propedeutici alla sua realizzazione. Ma sta di fatto che nonostante questi equilibrismi mancano ancora parti fondamentali: la Valutazione d’Impatto Ambientale, le eventuali prescrizioni che potrebbero accompagnarla se fosse positiva, i possibili ricorsi, il progetto esecutivo che qualcuno dice che secondo il nuovo codice degli appalti non si dovrebbe fare ma anche su questo punto ci sono parecchi dubbi, una paventata conferenza dei servizi. Insomma, non si comincia domani. 2) ESPROPRI e PROGETTO sono due procedure collaterali, due strade parallele che si incroceranno soltanto alla fine del percorso, perché la “pubblica utilità”, necessaria per poter fare gli espropri, sarà valida soltanto quando verrà approvata in maniera definitiva l’intera progettazione del Tunnel. Quindi riteniamo superficiale e sbagliato mischiare in questo momento le due situazioni per far credere alla gente che tutto è stato ormai deciso e che si deve rassegnare. La realtà non è questa. 3). L’unica possibilità per evitare gli ESPROPRI è bloccare la realizzazione del Tunnel. Non vogliamo fare i moralisti, ci può stare che qualcuno parli di indennizzi e rimborsi, ma sono le stesse persone che ci hanno condotto a questo punto non comprendendo che questo progetto inadeguato per vecchiaia, miopia e mancato rispetto nei confronti del territorio della città di Rapallo, poteva essere convertito in qualcosa di meno impattante pur mantenendo la richiesta dei fontanini di avere un collegamento con l’autostrada A12».

«Inizialmente - continua il comitato - il collegamento sembrava fosse quello “diretto” fino a Chiavari nell’area del Rio Campodonico, dall’omonimo piazzale autostradale. Pensiamo, però, che sarebbe più efficiente, perché più vicina a Genova e quindi più credibile come alternativa all’autostrada A12, considerare una variante che comprenda il casello di Recco o i successivi viadotti autostradali verso Genova Nervi. Partire da un casello sistemato a Moconesi/Tribogna e venire a Rapallo significa tornare indietro. Mentre da quel punto del percorso si può procedere “in avanti”con il totale miglioramento o con il rifacimento delle strade che in pochi chilometri portano ad Uscio e Avegno e con l’intera vallata aperta da seguire provocando minor impatto ambientale, meno devastazione e probabilmente avendo minori costi. Un’idea non campata in aria, visto che la stessa Regione Liguria ha recentemente inserito, giustamente, i Comuni di Uscio e Avegno nell’Area interna ligure Fontanabuona, che usufruirà di ingenti somme per il proprio rilancio. Quindi ha di fatto già decretato l’appartenenza alla vallata dei due paesi dell'entroterra del Golfo Paradiso. Anche da questa situazione tangibile nasce il suggerimento che lo sbocco sull’autostrada e sulla costa richiesto dalla vallata fontanina possa essere in “modo naturale” verso Recco, significativamente più vicino a Genova».

«Partendo da queste situazioni potrebbe venire meno la necessaria giustificazione di “pubblica utilità”? - si domanda il comitato - Certamente, è difficile comprendere perché sia necessario distruggere quasi interamente il densamente abitato entroterra di Rapallo (perché l’entroterra di Rapallo non è certo la Fontanabuona, ma sono le proprie colline e le proprie frazioni , fra l’altro già sottoposte a numerose situazioni di disagio dovute a movimenti franosi) quando per raggiungere l’obiettivo di un collegamento con l’autostrada e con la costa esistono già alcune alternative reali (i caselli autostradali di Lavagna e Chiavari), altre concretamente realizzabili, già valutate e decisamente di minor impatto ambientale come il Rio Campodonico a Chiavari, e addirittura possibili nuove soluzioni interne come Uscio, Avegno e l’A12 da Recco in poi, che non si capisce perché non siano mai state prese in considerazione, visto che sono sicuramente più interessanti all’interno dell’importante idea di creare una strada alternativa alla A12 e per avvicinarsi a Genova nel minor tempo possibile, eliminando in questo modo, per esempio, il rischio di finire bloccati nell’imbuto abitualmente presente nelle vicinanze del casello di Rapallo. Perché venire a distruggere proprio Rapallo, la sesta città della Liguria per abitanti, quando ci sono alternative più che plausibili per permettere comunque alla Val Fontanabuona di collegarsi con la costa e con l'autostrada esaudendo così le loro richieste? Questo interrogativo potrebbe diventare oggetto di discussione a riguardo della pubblica utilità di un progetto che, non dimentichiamolo, è stato redatto una dozzina di anni fa, basandosi su dati ammuffiti e superati che appartengono ad un mondo che non è quello di oggi, e che, altro fattore importante, non è stato oggetto di nessun parere consultivo da parte della cittadinanza di Rapallo che è quella che subirà i maggiori danni».

«La situazione può ancora mutare? Per fare le prime serie considerazioni bisogna aspettare il parere sulla VIA - concludono i No Tunnel -, poi valuteremo il da farsi. Noi crediamo che non sia così semplice far passare come “pubblica utilità” per espropriare case e terreni e devastare un territorio il solo fatto che l’opera accorcia di qualche minuto i tempi per arrivare in Fontanabuona, o meglio, a Moconesi/Tribogna dove verrà realizzato il casello. Anche perché, come già detto, ci sono delle alternative. Queste sono tutte valutazioni che stiamo portando avanti a 360 gradi nel tentativo di difendere la nostra terra, le nostre colline, i nostri concittadini. Anche perché non riusciamo a comprendere perché tutti hanno il diritto di migliorare il proprio territorio, anzi ne fanno una bandiera, un motto, un traguardo da raggiungere, escluso noi rapallini. Abbiamo il diritto e il dovere di difendere le nostre colline, che sono l’ultimo “ossigeno”che ci è rimasto. Noi del Comitato lo faremo fino a quando sarà possibile. Perché il giorno in cui nelle frazioni collinari, e anche nel resto della città, si sentirà l’enorme boato dello scoppio delle prime mine con cui faranno saltare in aria terra, alberi, acqua e sole, verrà strappato via anche un pezzo di Rapallo, per una ferita che non si potrà rimarginare».

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