LA POLEMICA

"Contrari al Tunnel della Fontanabuona"

"Un’ operazione che potrebbe essere conclusa fra un ventennio, un’ operazione che costerà milioni di euro, che se investito diversamente potrebbe dare un contributo vero a quelle terre".

"Contrari al Tunnel della Fontanabuona"
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"Per la presentazione del tunnel della Fontanabuona non è stato scelto a caso un teatro, difatti più che una presentazione è sembrata una passerella elettorale per un opera che potrebbe essere conclusa fra un ventennio", così inizia la lettera di Andrea Carannante referente dei Comitati Spontanei che dicono no al Tunnel della Fontanabuona.

Il no al tunnel

Scrive Carannante:

"Difatti è da circa mezzo secolo che si discute del tunnel della Fontanabuona e di una viabilità decente per i collegamenti con l’entroterra e in questo mezzo secolo nel frattempo ci sono state grandi trasformazioni, che politici, amministratori e burocrati locali non hanno neppure visto, ciechi come sempre ai cambiamenti, occupati dai loro equilibri elettorali e dalla ricerca continua di consenso.

Talmente ciechi che non si sono neppure accorti che in questo mezzo secolo, il distretto dell’ardesia non c’è più e la decrescita della popolazione nell’entroterra penalizza quelle terre.

Ma questi signori, sempre uniti quando si tratta di speculare, cementificare, occupare territorio nel loro “spettacolo teatrale” provano nuovamente a far riscaldare gli animi degli abitanti dell’entroterra con il sogno del tunnel.

Addirittura fra i promotori troviamo i 5stelle, da Notav a trivellatori protagonisti, centrodestra e centrosinistra unito per un grande disastro ambientale.

Un’ operazione che potrebbe essere conclusa fra un ventennio, un’ operazione che costerà milioni di euro, che se investito diversamente potrebbe dare un contributo vero a quelle terre.

E all’uscita del tunnel, attende Rapallo, città stretta nella morsa del traffico, con problemi di viabilità già irreversibili, una città che tace, che non si oppone, che unisce tutto l’arco parlamentare in un unico sì al traforo, una città che vive da un decennio lobotomizzata dal pensiero unico.

La vecchia abitudine della politica di enfatizzare la realizzazione di grandi opere, delle quali non si conoscono costi e benefici, per mascherare l’incapacità di gestire il territorio e i bilanci, ossia il garantire al cittadino una buona amministrazione e una manutenzione almeno dell’esistente.

Ancora una volta dovranno essere i cittadini ad organizzarsi in comitati per poter “contenere” questi “pirati” con mobilitazioni e ricorsi, in difesa del territorio, del buon senso e della democrazia".

 

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