la storia

Da Sori in missione per l’Ucraina

«Un dono che non scorderò mai»

Da Sori in missione per l’Ucraina
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Da Sori in missione per i profughi ucraini. Daniela Repetto racconta al sindaco Mario Reffo, su sua richiesta e interessamento, la propria esperienza nell’Hub d’accoglienza di Ugovizza, in Friuli Venezia Giulia. Si trova a fianco del casello autostradale dell’A23. Sono presenti punti di ritrovo nel campo, rivolti ai profughi in attesa della fine del controllo documenti da parte della Polizia di Stato, bagni, punto ristoro per profughi e volontari, area ludica per bambini e giovani. “Se solo un anno fa mi avessero detto che stasera sarei stata seduta al computer di una piccola infermeria, in un Hub d’accoglienza in Friuli Venezia Giulia, beh avrei risposto che erano matti da legare, che avevo altri progetti per la mia pensione, che l’infermiera l’ho fatta per 42 anni, eccetera, eccetera. Invece sono qui, tenendo l’orecchio teso ad eventuali rumori di auto in avvicinamento, tentando di mettere giù qualche riga che esprima la moltitudine di pensieri ed emozioni che affollano la mia mente ed il mio cuore”.

Da Sori in missione per l’Ucraina

Daniela è un’infermiera pediatrica, in pensione da dicembre 2021. Fa parte dell’Opi (Ordine delle Professioni Infermieristiche) di Genova, tramite il quale ha conosciuto Cives (organizzazione di volontariato nazionale) e avuto la possibilità di partecipare a questa missione. “La mia prima missione. Non sapevo bene cosa aspettarmi, sapevo solo che volevo, per quanto possibile, dare un aiuto a queste persone fuggite dalla guerra. Così il 25 aprile sono partita per raggiungere l’Hub di Ugovizza, per svolgere attività di emergenza umanitaria, rivolta ai profughi di guerra ucraini. L’attività dell’ambulatorio infermieristico si svolge 24 ore su 24, con una rotazione che viene accordata con i colleghi presenti. Al mio arrivo vengo accolta dal Sonia, meravigliosa collega sul posto dal 22 aprile. Faccio con lei un giretto per l’Hub e conoscenza con le altre persone con cui collaborerò nei giorni a venire. In realtà di ‘infermieristico’ non c’è molto, fatta eccezione per qualche piccola medicazione o per la somministrazione di qualcosa per alleviare la tensione emotiva, o un mal di testa. Ma questa esperienza è stata molto di più di un mero esercizio di competenze professionali: è stato partecipare a qualche momento della vita di mamme e bambini, rifocillarli con un pò di cibo e the caldo, regalare un pupazzo o una macchinina, giocare a pallone con i ragazzini ed è stato soprattutto immagazzinare tutta la loro gratitudine, il loro coraggio e la loro grandissima dignità”. Per Daniela tutto questo rappresenta un dono prezioso, «che porterò sempre con me, come non scorderò mai i meravigliosi compagni di viaggio che ho avuto la fortuna di incontrare e che hanno reso tutto ancora più importante. Non si smette mai di imparare e proprio quando pensi di aver dato tutto ciò che potevi, ti rendi conto che non avevi neppure iniziato e che esiste un mondo di cui sai, dai giornali, dai media.. ma che neppure da lontano assomiglia alla realtà. Impari che ci sono persone che avevano una vita, una famiglia, una casa, progetti per il futuro o ricordi del passato da custodire e in poco tempo hanno perduto tutto. Tu sai che ritornerai a casa tua, riprenderai il tuo tran tran, ma di fatto non sarai mai più la stessa, perché avrai sempre negli occhi le manine di quei bambini e la disperazione di quel signore di 90 anni a cui avevano bombardato la casa. Avrai nel cuore i loro sorrisi, i loro disegni ed i loro ‘grazie’».

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