Il commento

Daneri su inclusione scolastica e sfide di Vannacci

Una riflessione sull'inclusione e il vero significato del coraggio nell'educazione del futuro

Daneri su inclusione scolastica e sfide di Vannacci
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Le recenti dichiarazioni del generale Vannacci, che hanno sollevato l'ipotesi di classi separate per gli studenti disabili, hanno suscitato una serie di riflessioni e tra queste, spicca la voce autorevole di Giacomo Daneri, già dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo Rapallo.

La riflessione di Daneri

«Il generale Vannacci, tra le altre proposte riportate dalla stampa, ha ipotizzato classi separate per disabili.
Il generale non è molto originale: le classi differenziali furono introdotte in Italia dagli anni Sessanta del secolo scorso e abolite dalla Legge 517 del 1977.
Il generale non è molto aggiornato: la letteratura in materia è pressoché unanime nel riconoscere che uno dei principali ostacoli all’inclusione è proprio quello sociale, per cui l’inserimento di studenti con disabilità nelle classi regolari costituisce stimolo per loro e per gli altri allievi.
Sono stato dirigente scolastico per dieci anni: ho avuto nella scuola da me diretta decine se non centinaia di allievi con disabilità.
Vorrei capire se il generale avrebbe il coraggio (forse lui utilizzerebbe termini più mascolini) di guardare negli occhi questi ragazzi e i loro genitori e di ripetere quanto affermato.

Ne “Il buio oltre la siepe”, Harper Lee affronta l’argomento mettendo in bocca al protagonista Atticus Finch alcune parole che devono spiegare a suo figlio che cosa sia il vero coraggio: “Aveva (la signora Dubose – nds) le sue idee sulle cose, idee molto diverse dalle mie, forse. Figliolo ti ho detto che anche se tu non avessi perso la testa, quel giorno ti avrei mandato ugualmente da lei. Volevo che tu
imparassi una cosa da lei: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare e cominciare ugualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. È raro vincere in questi casi, ma qualche volta si vince. La signora Dubose ha vinto. È morta come voleva morire, senza essere schiava nè degli uomini nè delle cose (era malata e aveva rifiutato di prendere medicine per alleviare il dolore - nds). Era la persona più coraggiosa che io abbia conosciuto".
Il vero coraggio, signor generale, non è il suo: è il coraggio di questi ragazzi e dei loro genitori.
Spero che la gente se ne ricordi, se e quando andrà a votare».

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