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Feste di Luglio 2025, il vescovo Devasini apre i festeggiamenti in onore di Maria

Le feste coinvolgono in modo particolare Chiavari e Rapallo

Feste di Luglio 2025, il vescovo Devasini apre i festeggiamenti in onore di Maria
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Si sono aperti questa mattina i festeggiamenti diocesani in onore di Maria, venerata con i titoli di Nostra Signora dell’Orto e Nostra Signora di Montallegro. Feste che coinvolgeranno in modo particolare Chiavari e Rapallo e che, come indicato dal vescovo Giampio Devasini, porranno al centro tre intenzioni di preghiera: la pace nel Mondo, il ministero di Papa Leone e il cammino sinodale delle Chiese in Italia.

Oggi, 1° luglio

Mons. Devasini ha presieduto questa mattina alle ore 7:00 la concelebrazione eucaristica nella Basilica dei Santi Gervasio e Protasio. Al termine si è svolto il tradizionale rito della “Madonna in cassa”, durante il quale l’immagine di Maria è stata posta sull’arca processionale.

In cattedrale alle 10:30 ci sarà l’offerta dei fiori a Maria da parte dei bambini e alle 18:00 il vescovo presiederà la santa messa della vigilia con gli anziani e gli ammalati della Diocesi. Alle 21:00 i Primi Vespri in cattedrale saranno presieduti da mons. Guido Marini, vescovo di Tortona. La cattedrale rimarrà aperta per la preghiera dell’Adorazione eucaristica sino alle ore 6:00 di domani quando il vescovo di Rieti, mons. Vito Piccinonna, presiederà la santa messa in memoria dell’Apparizione.

L’omelia tenuta da mons. Devasini nella Basilica di Rapallo

"Cari fratelli e sorelle, qual è l’essenza di ogni peccato? Secondo la Bibbia è la diffidenza nei confronti di Dio. In cosa consiste la grandezza di Maria? La grandezza di Maria consiste non nell’essere stata preservata fin dal primo attimo di vita da questa propensione alla diffidenza, ma nell’essere rimasta nell’amore anche quando tutto l’avrebbe invitata alla diffidenza verso quel Dio a cui si era affidata ma la cui potenza si era totalmente adombrata nella fragilità di un bambino, nell’esilio in Egitto e nei dolori atroci del Figlio crocifisso.

Nonostante i travagli, l’inquietudine e la fatica, Maria non ha mai provato diffidenza verso Dio. Non è mai fuggita lontana da lui. Non si è mai lasciata afferrare dal dubbio che spesso ci abita quando cediamo alla tentazione di credere che Dio in realtà ha un suo interesse, un suo interesse nascosto, che non coincide con la nostra felicità. Ecco, noi spesso cediamo a questo dubbio e viviamo nella diffidenza e di conseguenza nella fuga e di conseguenza nella distanza. E la diffidenza dilaga. E l’uomo diventa diffidente verso l’altro, verso la terra. Oggi siamo in grande peccato, siamo nell’indifferenza, ma, ancor più, nella diffidenza.

E ciascuno è lì a farsi isola, a farsi la sua terra, lontano dall’altro, nemico dell’altro. Credo che questa sia anche la radice dei mali che oggi attraversano le nostre città. La diffidenza che si trasforma nel lavarsi le mani nei confronti dell’altro, nel disinteressarsi di lui, nell’indietreggiare rispetto alla responsabilità della comune vocazione, nel rifiutare un destino condiviso di luce per pensare unicamente al proprio percorso ombroso. Il non fidarsi dell’Altro e degli altri ci fa cadere nel vuoto e nell’isolamento, perché tutti diventano nemici, persone da cui stare lontano, a cui non credere, con cui non camminare. In fondo la diffidenza è alla base della frammentazione sociale e dell’indifferenza di cui oggi soffrono le città. Ma se il Vangelo è buona notizia, dovrà pur dirci come si combatte la diffidenza, come si evita la fuga, come si resta fedeli all’amore! “L’angelo Gabriele entrò da lei”. È bello pensare che Dio ti sfiora, ti tocca nella tua vita quotidiana, nella tua casa. Lo fa in un giorno di festa, nel tempo delle lacrime oppure quando dici a chi ami le parole più belle che sai.

Così il brano dell’annunciazione ci mostra un Dio che nonostante la diffidenza dell’umanità, nonostante gli smarrimenti, entra nella storia, attraverso una porta che ha il volto, il nome, la storia di una ragazza semplice e pulita: Maria! «Entrando da lei», è scritto. Entra in una casa da niente. Entra da lei, entra nella storia di una giovane donna chiamata Miriam, una sconosciuta agli occhi dei grandi. È il miracolo di Dio, un miracolo che precede ogni merito. Ti raggiunge che ancora stai per essere tessuta nel grembo. E, in un certo senso, è bello che il Vangelo si fermi qui, a dirci che Maria e ciascuno di noi è amato. Non per i suoi meriti. Ma per pura grazia.

Amato gratuitamente. Ma il Vangelo continua. Continua per dirci che cos’è la grazia da parte di Dio e che cos’è la grazia da parte nostra. È il contrario della radice del peccato che è la diffidenza, il contrario della fuga, il rovescio della fuga. Dio non è in fuga – dice l’angelo – è con te: «Il Signore è con te». Comunque. Per grazia. Non è un Dio diffidente. È un Dio che si consegna. E da parte degli umani? Che cosa è grazia, che cosa è vivere nella grazia? È dire come Maria: «Eccomi» o Signore, il contrario della diffidenza, il contrario della fuga. È dire ai fratelli e alle sorelle: ci sono per te, per voi, con quello che sono, con la mia anima e con il mio corpo, con i miei pensieri e con i miei sentimenti, con la mia passione.

Che grazia  trovare qualcuno che ti dice: eccomi, ci sono, ci sono per te. È la grazia e la bellezza della terra finalmente libera dalla diffidenza, dalla fuga, dalla paura. È una benedizione di Dio. L’“eccomi” spazza via l’ombra dell’indifferenza che nasce dall’essere diffidenti restituendo l’uomo alla responsabilità dell’esserci, di un essere con l’altro, per l’altro, nell’altro, prendendosi cura di lui. Il contrario dell’indifferenza è la cura! E Dio sa quanto le nostre città hanno bisogno di ripartire dall’etica della cura. Una cura circolare, che a cerchi concentrici rinnova le relazioni più intime per poi allargarsi al tessuto sociale più ampio, quello in cui le famiglie, le istituzioni, le realtà umane vivono le une accanto alle altre in un quotidiano scambio di pensieri, parole, atteggiamenti.

Quante volte questa comunicazione è pregiudicata dalla paura dell’altro e improntata alla diffidenza! Siamo chiamati oggi più che mai a rovesciare questa situazione ricordandoci che l’altro ha bisogno del nostro “eccomi”, della nostra presenza, del nostro apporto alla sua vita e che noi, a nostra volta, abbiamo bisogno di riceverlo come dono prezioso che arricchisce la nostra, come confronto necessario alla nostra crescita! Ci aiuti Maria a percorrere insieme questo cammino. Amen"