IL BILANCIO

Festival della Parola: "Non ci vergogniamo di aver dato voce a due pensieri diversi"

Parlano alcuni degli organizzatori della kermesse culturale

Festival della Parola: "Non ci vergogniamo di aver dato voce a due pensieri diversi"
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Festival della Parola, è tempo di bilanci. Ieri si è conclusa la decima edizione della kermesse culturale, "un festival mai partecipato come quest’anno - dichiarano alcuni organizzatori - con 100 incontri complessivamente seguiti da oltre 15.000 spettatori e che ha coinvolto come mai prima d’ora l’intera città. Che ha risposto sia sotto l’aspetto della partecipazione, sia sotto quello della proposta di eventi e iniziative collegate al festival. E importante è stato il contributo dato dalle scuole del comprensorio, che hanno portato sui vari palchi del festival temi e spettacoli scelti e organizzati in piena autonomia. Anche questo ha fatto sì che il festival desse voce a tutti, oltre a contribuire a un riscontro social e mediatico nazionale con oltre 200 uscite su quotidiani, siti e periodici italiani decisamente superiore rispetto alle edizioni precedenti. Facendo quindi diventare il Festival della Parola un importante appuntamento culturale".

Le considerazioni dopo l'incontro con Pillon e Cattaneo

Inevitabile il commento su quanto accaduto ieri. Ecco cosa dichiarano alcuni organizzatori del Festival:

"Abbiamo voluto affrontare il tema dei diritti: dal diritto alla salute, all’accoglienza, alla legalità, ai diritti ambientali per garantire un futuro ai nostri figli, ai diritti fondamentali delle donne iraniane a vivere libere e in un paese democratico. In quattro giorni migliaia di persone si sono riversate entusiaste a Chiavari per seguire un programma ricchissimo di eventi, opinioni e pensieri. La stragrande maggioranza degli incontri e delle iniziative hanno offerto spunti per riflettere e questo era il nostro obiettivo primario.

Purtroppo quello che è successo ieri alle 19 in piazza Nostra Signora dell’Orto a Chiavari durante l’incontro tra Simone Pillon e Ivan Cattaneo nell’ultimo giorno del Festival rischia di far passare in secondo piano risultati eccezionali. A nostro avviso impedire un confronto, anche se molto controverso come quello proposto, non ha nulla a che fare con la democrazia, il rispetto degli altri, l’apertura alle diversità. Il nostro è stato uno dei pochi, se non l’unico festival sul territorio ad avere il “coraggio” di mettere in programma un evento sui diritti LGBTQ+, consapevole del rischio della gogna mediatica, ma con l'intento di portare all’attenzione del pubblico un tema fondamentale per la nostra società. Che va difeso sempre e attorno al quale dobbiamo lavorare tutti per giungere a una vera inclusione lasciando da parte la falsa ipocrisia e, troppo spesso, il mancato dialogo dovuto a campagne elettorali infinite.

A nostro avviso è stato quanto meno inopportuno che la comunità LGBTQ+, il Pd, Rifondazione e Anpi si siano presentati con striscioni su cui hanno scritto “Continueremo a (r)esistere con amore”, urlando slogan da stadio e insulti a chiunque stesse dall’altra parte della “barricata” che hanno voluto erigere loro. La parola ricorrente è stata “vergogna”, ma gli organizzatori non si vergognano di aver dato voce a due pensieri diversi perché il festival è sempre stato apolitico e in dieci anni ha avuto per stella polare la libertà di espressione.

Abbiamo invitato i rappresentanti delle associazioni LGBTQ+, strumentalizzati dalla Sinistra, a intervenire sul palco per spiegare i motivi della loro protesta ma c’è stato un rifiuto netto da parte loro: non hanno voluto misurarsi con la controparte e ci hanno dato dei fascisti.

Noi ci abbiamo messo la faccia e abbiamo difeso fino in fondo la libertà d’opinione e d’espressione dei nostri invitati. I manifestanti, invece, hanno continuato ad attaccare, offendere e irridere un artista dichiaratamente gay di 70 anni che ha subito infinite discriminazioni e ha lottato per i diritti loro e di noi tutti ad amare chi vogliamo e un avvocato cassazionista che sostiene idee, dalla maggior parte delle quali come più volte abbiamo ripetuto nei giorni scorsi siamo distanti anni luce, ma che comunque riteniamo abbia il diritto di esprimere. È per sottolineare questo concetto che abbiamo voluto iniziare il confronto riproponendo una vecchia dichiarazione del Presidente Sandro Pertini, nella quale tra l’altro afferma: 'Io, ad esempio, sono socialista, ma rispetto la fede politica degli altri e la discuto. Discuto con loro, polemizzo con loro, ma loro sono padroni di esprimere liberamente il loro pensiero' ".

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