il caso

Il lavoro nero non muore mai, presidio Usb a Camogli

Dopo l'affissione dei manifesti, la protesta

Il lavoro nero non muore mai, presidio Usb a Camogli
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Manifestazione ora in corso a Camogli.

Ieri una serie di finti manifesti funebri sono stati affissi sul cancello del cimitero di Camogli, tristemente balzato agli onori della cronaca per la frana che ne ha interessato una vasta porzione il 22 febbraio.

I manifesti sono stati affissi dall’Usb per celebrare la “morte” del lavoro regolare e denunciare il lavoro in nero dei giovani impegnati nel recupero e nella sistemazione delle salme dopo il crollo: un lavoro svolto, secondo Usb, senza alcuna tutela, fiscale e di sicurezza.

Immediata la reazione della comunità camoglina e dei parenti dei defunti, che definiscono “inqualificabile” l’affissione delle locandine al cancello, avvenuta durante la notte e sotto l’occhio delle telecamere, mentre il Comune, che avrebbe assegnato quegli incarichi attraverso appalto pubblico, respinge ogni accusa.

Il lavoro nero non muore mai, presidio Usb a Camogli

Così il sindacato USB: "Vogliamo raccontarvi ciò che accadeva nella città di Camogli durante le operazioni di rimessa a nuovo del cimitero comunale, crollato il 22 febbraio del 2021.

Nell'ottobre 2021 si è rivolto al nostro sportello un lavoratore di venticinque anni, denunciando di aver lavorato per mesi, insieme ad altri ragazzi, completamente in nero all'interno del cimitero, ricoprendo una serie di mansioni quali il trasporto delle bare, l'apertura delle stesse e la disposizone delle esequie per il sucessivo prelievo di DNA da parte delle autorità competenti. Un lavoro privo di qualsivoglia tutela; fiscale dal momento che il lavoro é stato svolto senza nessun contratto, ma anche di sicurezza. I lavoratori, infatti, sono stati impiegati in mansioni fisicamente logoranti, sono stati esposti a fattori di rischio biologico già di per sé elevatissimi e per giunta non sono stati mai forniti loro i fondamentali dispositivi di protezione individuale.

Da un'analisi successiva svolta come attivisti SLANG siamo venuti a conoscenza che suddetto lavoro era stato sancito da un appalto pubblico del Comune di Camogli.

Dopo aver intrapreso un'azione sindacale volta a garantire le tutele che di diritto spettano ai lavoratori, denunciamo con forza l'inaccettabile coinvolgimento del Comune di Camogli che in quanto garante dell'appalto avrebbe dovuto svolgere un ruolo di supervisore rispetto le condizioni lavorative delle persone coinvolte, ma al contrario ancora una volta
l'istituzione si è girata dall'altra parte, consentendo il perepetuarsi dello sfruttamento a vantaggio di chi sulla pelle dei lavoratori e sulla loro ricattabilità fa profitto.

Basta lavoro a nero, vogliamo SALARIO, DIRITTI E DIGNITA'"

 

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