Il ritorno di Roberto Frugone con "Primavere d'ottobre"
"Ci ho messo tanto tempo a rifarmi vivo con un disco, perché ho atteso che tutta la mia vita fosse pronta ad accogliere e valorizzare una nuova opera proposta al pubblico, mentre tutto, nel nostro tempo, sembra cambiare e passare vorticosamente"

Dopo anni di silenzio discografico, impegnati a costruire famiglia, casa e nuovi progetti professionali e artistici, torna Roberto Frugone con un nuovo album musicale dal titolo "Primavere d'ottobre"
L'album
L'album Primavera d’ottobre è composto da dodici tracce sospese tra folk, pop e rock nel solco della canzone d’autore, caratterizzate da testi in cui l'autore ha cercato di fondere introspezione, ricerca poetica e sperimentazione linguistica.
L’album, pubblicato da Paolo Dughero Edizioni Musicali, è disponibile da venerdì 1° agosto 2025 su tutte le piattaforme di streaming, ed è accompagnato dal videoclip del singolo Piazza delle vanità.
La dichiarazione di Frugone
"Ci ho messo tanto tempo a rifarmi vivo con un disco, perché ho atteso che tutta la mia vita fosse pronta ad accogliere e valorizzare una nuova opera proposta al pubblico, mentre tutto, nel nostro tempo, sembra cambiare e passare vorticosamente. Produrre musica a cinquant’anni è diverso che a venticinque, e il posto della musica, nella vita di un aspirante cantautore genovese come me, va continuamente cercato e ricostruito. Però, nel momento in cui ho sentito che i tempi erano maturi, ho trovato queste canzoni più vive che mai, lì dove le avevamo lasciate. Era il segno che il sentiero del cantautore mi richiamava ancora alle sue curve polverose. Ed eccoci qui.
Il titolo dell'album
"Il titolo dell’album, come di consueto un verso estratto da una delle canzoni , è un ossimoro che mi rappresenta e ritorna spesso nei miei testi: per me “primavera d’ottobre” significa infatti una fioritura inattesa, un’immagine che ha in sé un’eco rivoluzionaria, ma è anche e soprattutto un omaggio a mia moglie Raffaella – è lei quella di spalle in copertina – e alla famiglia costruita insieme in questi anni. Perché è stato proprio a ottobre 2016, quando erano iniziate da poco le lavorazioni dell’album, che è arrivata come una primavera la nostra prima figlia Viola, raggiunta qualche anno dopo dalla sorella Linda."- così Frugone
L'immagine scelta
"L’immagine del disco è inoltre una citazione della copertina del mio precedente album live Né asfalto né battistrada, che mi ritrae a mia volta nello stesso gesto di attraversare un sentiero. Si tratta di una foto che ho scattato nell’autunno del 2014 durante un’escursione al Monte Aiona, nell’Appennino ligure, precisamente lungo il sentiero tra il Rifugio Monte Aiona – Pratomollo e il Passo dell’Incisa. Ho sempre amato i paesaggi dell’entroterra, e le meraviglie che si possono incontrare a due passi dalla costa ligure. Nella semplicità di quest’immagine c’è un po’ tutto ciò che amo: gli affetti intimi, la natura e quell’umile camminare come gesto di esplorazione, avventura e coraggio nell’affrontare il viaggio della vita."
Le canzoni e la band
"I testi del disco, dunque, esplorano e raccontano queste nostre vite, sia attraverso l’introspezione di sentimenti e idee che con la narrazione di storie, il tema dell’amore declinato in molte forme, vero filo conduttore di Primavera d’ottobre"
Hanno preso così forma le intime ballate acustiche e i pezzi rock del disco, in cui grazie al lavoro puntuale dei musicisti della band, si è cercato quell’equilibrio tra parole e musica che nella buona canzone d’autore dev’essere perseguito. E tra le altre perle del disco, c’è ancora spazio anche per la liguritudine, con A taera a l’è bassa, brano in dialetto genovese.
Gli arrangiamenti
"Le novità musicali, rispetto alle mie precedenti produzioni, sono invece la ricerca di una maggiore essenzialità degli arrangiamenti e di un sound raffinato ed energico assieme, raggiunta, senza badare a standard di lunghezza dei brani e concedendosi più volte ampi spazi strumentali, grazie alla coesione e all’affinità musicale dei musicisti della band.
I brani del disco, registrato e mixato con gusto dal fonico Andrea Garibaldi, vedono la presenza di Gianteo Bordero al basso elettrico, di Daniele Lagomarsino alla chitarra elettrica, classica e acustica, di Luca Laurino alla batteria e alle percussioni, di Stefano Guazzo ai sassofoni. Io ho suonato la chitarra folk e la chitarra resofonica, il pianoforte e le tastiere, ho ideato ed eseguito i cori e, per la prima volta dopo sette album, sono l’unica voce solista presente nel disco. La registrazione delle preproduzioni è stata curata da Ronny Crino."
Dichiara il bassista Gianteo Bordero:
«Le canzoni sono sempre anche storie. La storia di chi le scrive, la storia di chi le vive, e poi anche la storia di chi le arrangia e le suona, cercando di far risuonare in ogni nota tutto ciò che un brano porta con sé. E questa “primavera d’ottobre” è stata una fioritura che ha intrecciato la vita e la storia di Roberto, i suoi amori, i suoi pensieri, la sua musica, con la nostra amicizia. Ovviamente, da parte in causa, non so dare un giudizio critico sul disco. So solo che tutto questo intreccio ha regalato anche a me sprazzi di pura gioia nel suonare e dare forma musicale alle immagini che le canzoni evocano, dal balcone di Piazza delle Vanità al senso delle radici di A taera a l’è bassa, fino all’ossimoro della primavera d’ottobre, la fioritura d’autunno che a volte la vita inaspettatamente regala.»
La dichiarazione di Luca Laurino
«Questo disco non è solo un insieme di canzoni, è il racconto di un tempo condiviso, di un’energia che si è mossa tra amici uniti dalla musica e dalla stima reciproca. È nato dall’idea e dalla scrittura di Roberto ma, fin dal primo accordo, tutto ha cominciato a trasformarsi in qualcosa di collettivo. Insieme con Gianteo e Daniele ci siamo ritrovati a costruire un paesaggio sonoro che spero possa essere molto più della somma delle sue parti. Abbiamo registrato, discusso, provato, ma sempre con quella leggerezza e quella fiducia che nascono solo quando dietro gli strumenti ci sono prima di tutto degli amici.
Ogni brano porta con sé tracce delle nostre serate: le ore in studio, le battute che spezzavano la fatica, le intuizioni improvvise. Abbiamo suonato non solo con le mani, ma con tutto ciò che ci unisce da tempo: affetto, rispetto e il piacere di fare qualcosa insieme. Questo disco è, in qualche modo, anche la memoria di quei momenti e spero che queste emozioni possano trasparire durante l’ascolto.»
Conclude il chitarrista Daniele Lagomarsino:
«Quello che amo di Primavera d’ottobre, da ascoltatore, sono due fili che lo tengono insieme. Il primo è raccontare il quotidiano, il secondo attestare una crisi. La crisi dell’intimo, che probabilmente molti sperimentano e che prende voce, con dignità. La fragilità e il quotidiano, il buio e il fiammifero, prerogative uniche di una umanità che, forse oggi più di prima, dovremmo cercare. Da persona che ha partecipato a questa avventura, a distanza di anni, ascolto questo album e da un lato vedo il mosaico delle cicatrici di quel periodo, umane imperfezioni che lo rendono vivo ai miei occhi, dall’altro ritrovo l’intesa e la stima che nutro per le persone che hanno condiviso con me questo percorso. Può essere criticato, può essere apprezzato, può risultare indifferente, ma è certamente un album vero».
Il videoclip di Piazza delle vanità
Il videoclip del singolo estratto dall’album è stato realizzato, grazie alle riprese di Marco Mancini e al montaggio di Lorenzo Battilana, con la gentile collaborazione del gruppo teatrale la Compagnia Sinistra, diretto dall’autore, regista e attore Federico Luciani.
«L’idea per il videoclip è nata da una suggestione musicale, con il ritmo della canzone che in me evoca il suono di passi – spiega Luciani –. Per questo, il video si apre con un uomo che cammina, scorrendo per le vie come l’acqua di un fiume. Invece di ambientarlo in una città, ho immaginato un paese come Velva. Questa scelta conferisce al tutto una dimensione più rurale, familiare e quasi dimenticata, rispecchiando così il messaggio intimo e profondo della canzone.
"I versi chiave, come “amore mio, tu stendi sul balcone e gocciola il bucato fino a me” e “io continuo a cantare, per sempre tuo giullare, non mi hai sentito in Piazza del Vanità?”, mi hanno spinto a rendere centrale una serenata serale alla finestra. Il protagonista nutre la speranza di rivedere la sua amata (“più degli occhi, il tuo sguardo è quel che ho amato ed è quel che cercherò”). Questa serenata instancabile porta l’uomo a osservare la sera calare intorno a lui, come suggerito dai versi “è quasi subito sera” – citazione della celebre poesia di Salvatore Quasimodo – e “quando farà buio e sarà notte sul mondo e sui falò di Piazza delle Vanità”.
Attraverso la musica, l’uomo offre all’amata e ai passanti una verità universale che trascende le vanità: nonostante tutto, persino “sulle ceneri di Piazza delle Vanità”, l’amore rimane l’unica cosa che ha un senso, sia come significato che come direzione. Questo amore prende la forma di un’anziana signora che, vedendo l’uomo ormai rassegnato alla sera, gli dona un mazzo di fiori (“la rosa accanto al crisantemo”). Questo gesto è il catalizzatore che permette all’uomo di riconquistare la donna al balcone, che finalmente scende per “un bacio sulla bocca”.
La favola si conclude con la chitarra solitaria su una panchina, un’immagine che vuole simboleggiare la lunga pausa artistica di Roberto di fronte allo sbocciare della sua famiglia in questi ultimi anni».
Tutte le tracce dell'album
- L’amore al tempo della crisi
- Piazza delle vanità
- Mare mosso
- Maciste siamo noi
- L’amore, forse
- La moglie di Archimede
- Tommy
- La carta dell’uovo di Pasqua
- A taera a l’è bassa
- Le più preziose parole
- La strada
- Ferragosto sull’Artico