Un intervento ampio e articolato quello del vescovo della diocesi di Chiavari, monsignor Giampio Devasini, che questa mattina ha incontrato i sindaci dei 34 Comuni del Levante ligure per una riflessione condivisa sul futuro del territorio.
I temi rivolti ai sindaci del Tigullio
Al centro del suo discorso la bellezza del Tigullio come risorsa, ma anche le fragilità sociali e strutturali: dall’invecchiamento della popolazione al calo demografico, dalla fuga dei giovani al rapporto tra costa ed entroterra, fino alle criticità idrogeologiche. Un richiamo alla necessità di fare rete, investire sui giovani e rafforzare la coesione sociale. Al termine dell’intervento, anche i sindaci hanno preso la parola, confrontandosi direttamente con il vescovo sui temi emersi.
L’incontro si è svolto dopo la messa di Natale per i giornalisti e gli operatori della comunicazione sociale, celebrata sempre oggi, giovedì 18 dicembre, nella Cappella maggiore del Seminario di Chiavari, seguita dal tradizionale scambio di auguri nella Sala di Rappresentanza della Curia.
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Il discorso integrale
Ma ecco il discorso integrale del sindaco Devasini ai primi cittadini:
“Cari Sindaci,
la bellezza è il punto di forza del nostro Tigullio. Una bellezza fatta di storia, di cultura, di arte, di imprenditorialità, di tradizioni religiose e popolari, di ambiente naturale marino e montano. Una bellezza che vive nei palazzi e nei centri storici, nei giardini, nelle chiese anche quelle sperdute sui monti. Una bellezza che si fa incontro, relazione, condivisione.
Nel Tigullio certamente si vive meglio che altrove. Molti dati statistici lo confermano. Tuttavia non possiamo ignorare le nostre fragilità a partire dall’invecchiamento della popolazione, dal drastico calo del tasso di natalità, dalla riduzione dei nuclei familiari. Siamo interpellati dai tanti anziani che vivono in solitudine, da quanti – e il loro numero è in crescita – non riescono ad arrivare a fine mese, dai giovani ad elevata scolarizzazione costretti ad andarsene per trovare un’occupazione migliore, dalle mamme che non riescono a conciliare famiglia e lavoro, dagli immigrati per i quali si pone il problema dell’accoglienza, della formazione, dell’integrazione.
Cosa si può fare? Certamente la dimensione dei problemi è nazionale ed europea, ma qualcosa può essere intrapreso anche su scala locale. Ci sono iniziative meritevoli da parte dei Comuni, enti pubblici e privati, imprese, organizzazioni del terzo settore. Occorre fare rete, cercare sinergie, creare un clima favorevole alla solidarietà. La Chiesa diocesana cerca di fare la sua parte con le Parrocchie, la Caritas, il Banco alimentare, il Villaggio nelle sue molteplici articolazioni…
Il rapporto tra giovani e anziani costituisce un passaggio fondamentale. Occorre mettere in campo un patto generazionale che vada incontro ai nostri giovani, ne intercetti i sogni, le ambizioni, le aspettative, li coinvolga nei processi decisionali. Ogni generazione ha bisogno di quella precedente, ciascuna ha le proprie risorse e tutte insieme aiutano a progredire. Papa Francesco ci diceva che la salvezza degli anziani è dare ai giovani la memoria e quella dei giovani è prendere questi insegnamenti e portarli avanti nella profezia. Gli anziani sono dunque necessari nel nostro Tigullio. Occorre pertanto creare un ambiente a loro favorevole. Ambiente favorevole nel senso di poter invecchiare in casa propria, di usufruire di un alloggio adeguato a prezzo equo, di potersi avvalere di trasporti accessibili. Devono esserci le condizioni affinché l’anziano resti indipendente, sia inserito in una rete di contatti sociali, continui ad essere membro attivo della comunità cittadina e ecclesiale.
Il Tigullio, e con il Tigullio la Liguria, non può fare a meno dei suoi giovani e questo deve esprimersi non a parole ma con atti e politiche concrete. Chiediamoci, da qui al 2030, quanti giovani riusciremo a portare dentro il settore privato (industria, banche, commercio, turismo) e quanti dentro il settore pubblico con particolare attenzione alla sanità e alla scuola? Quanti giovani andranno ad occupare posti di responsabilità nella vita delle nostre comunità in coerenza con la qualità dei loro titoli di studio? I nostri giovani non hanno voce sufficiente, non fanno aggregazione, elettoralmente contano poco. Facciamoli uscire allo scoperto, creando ad esempio una Consulta dei giovani del Tigullio con poteri consultivi e propositivi. I giovani non sono un problema ma una grande opportunità. Abbiamo bisogno delle loro energie, delle loro spinte ideali che possono avere se adeguatamente formati e responsabilizzati.
Un’altra fragilità non va sottaciuta. L’assetto idrogeologico del Tigullio, le difese rispetto alle avverse condizioni climatiche, lo stato di non poche infrastrutture fisiche presentano preoccupanti segni di cedimento. Ed è l’entroterra a farne le spese in termini di degrado e abbandono. Qui c’è la grossa questione del rapporto tra costa e entroterra. Una costa che rischia il congestionamento in estate e nei fine settimana, un entroterra che rischia di perdere popolazione, attività produttive e di servizio. Occorre creare circuiti integrati, far sì che i turisti ma anche i residenti possano conoscere ed usufruire delle potenzialità e delle bellezze di tutto il territorio. Val Fontanabuona, Valle Sturla, Val Graveglia, Val Petronio.
La struttura economico produttiva del Tigullio è nell’insieme ricca e diversificata. Commercio, servizi e turismo ne costituiscono da sempre gli assi portanti. Ma da soli non bastano. Non si può fare a meno dell’industria e dell’alta tecnologia. Penso alla grande industria del sestrese – Fincantieri e Arinox – alla Hi Lex di Chiavari che in oggi devono fare i conti con una congiuntura internazionale incerta e complessa. Penso alle esperienze innovative di Wylab e del polo dell’Annunziata. Penso a tante piccole imprese manifatturiere operanti in una molteplicità di settori, molte delle quali sono ubicate nell’entroterra. La larga maggioranza delle nostre imprese è a conduzione familiare. Si pone da un lato il problema del ricambio generazionale e dall’altro quello della creazione di nuova imprenditorialità a partire dai giovani. Occorre promuovere e sviluppare le condizioni per la nascita di startup innovative aiutandole a crescere e svilupparsi. L’Università di Genova potrebbe dare un grosso contributo.
Per costruire il futuro del Tigullio ci sono due passaggi fondamentali.
Il primo. Occorre investire nell’intelligenza e nelle reti materiali e immateriali che la diffondono e la fanno fruttificare. Nel contempo occorre investire in una migliore qualità della vita per tutti. Molto dobbiamo fare a livello di formazione, salute, lotta alla povertà, tutela dell’ambiente. Con riferimento a questo ultimo aspetto le comunità energetiche rinnovabili – laddove sono state realizzate – si rivelano di grande utilità stante l’elevato costo dell’energia che grava sui più deboli. Credo valga la pena di pensarci con riferimento al nostro territorio prendendo eventualmente i contatti con la Fondazione CERS (Comunità Energetica Rinnovabile Solidale) di recente costituzione ad opera dell’Arcidiocesi di Genova e della Camera di Commercio di Genova.
Il secondo passaggio non è meno importante del primo. Occorre potenziare il clima di fiducia tra i vari protagonisti della società e dell’economia, in particolare istituzioni, imprese, banche, sindacati, scuole, organizzazioni del terzo settore. La cooperazione, la partecipazione, il dialogo sono gli ingredienti fondamentali perché si possa tutti vivere meglio nel nostro Tigullio. In questo quadro Tele Radio Pace può svolgere una importante funzione di servizio e di supporto, potenziando e meglio finalizzando quanto già oggi fa.
In prospettiva ci sarà sempre più bisogno che le Amministrazioni comunali si aprano alla partecipazione attiva dei cittadini, dei quartieri, dei gruppi, delle associazioni che rappresentano veri e propri giacimenti di risorse progettuali e creative. Amministrazioni che sanno e vogliono lavorare in rete, coordinarsi tra di loro, dare vita a strutture comprensoriali. Amministrazioni che usano in maniera intelligente le nuove tecnologie, che promuovono sviluppo sociale ed economico, che sanno rispondere alle domande dei loro cittadini. Domande di vita buona che devono essere promosse, sostenute, trasformate da virtuali in effettive.
In questa ottica le spese correnti e di investimento quanta felicità riescono a generare? Quante sofferenze contribuiscono a ridurre con riferimento alle diverse categorie di cittadini (giovani, anziani, immigrati, famiglie)? Che contributo danno al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile con particolare riferimento ai temi dell’ambiente e dell’inclusione sociale?
Queste mie riflessioni non vogliono essere una fuga in avanti, bensì l’invito a dare vita ad un laboratorio in cui tutto il Tigullio, mette a fattor comune le diverse specificità, crea progetti intercomunali radicati nel territorio. Penso ai temi dell’assetto urbanistico, della sanità, della formazione, della promozione turistica, della depurazione delle acque. Non possiamo procedere per compartimenti stagni, andare in ordine sparso. Serve concertazione e partecipazione collegiale. Tutto ciò potrebbe anche essere un segnale positivo per una visione più equilibrata e dialogante dell’area metropolitana genovese di cui facciamo parte.
Cari Sindaci, voi potete assolvere a un ruolo insostituibile per dare vita a un “tavolo” in cui i principali protagonisti pubblici e privati si confrontano, si scambiano impegni non generici in vista di un futuro condiviso aperto alla speranza di tempi migliori”.