Manifesti pro maternità, Pro Vita e Famiglia: "È un nostro diritto"
L'associazione difende la sua campagna

"Spiace prendere atto delle ostilità e dei pregiudizi per la campagna di sensibilizzazione promossa da Pro Vita & Famiglia Onlus": questa la difesa dell'associazione dopo la richiesta di Luca Garibaldi al sindaco di Chiavari di far rimuovere i manifesti affissi in città pro maternità e contro l'aborto.
Parla l'associazione Pro Vita & Famiglia Onlus
"Una campagna - continuano - attivata per la tutela del diritto fondamentale alla vita (art. 2 Cost.), del diritto alla salute (art. 32 Cost.), della dignità e libertà delle donne e per la prevenzione dell’aborto. Quell'affissione costituisce un prodotto di stampa (art. 21 c. 2 Cost.; art. 1, L. 47/1948), espressione del diritto alla manifestazione del pensiero, finalizzata a suscitare un dibattito plurale e la riflessione critica. Non è idonea a ledere diritti e libertà positivamente previsti dalla legge. Inoltre è evidente che chi ha contestato non avverte la portata dell' art.5 della L. 194".
La riflessione si sposta anche poi sulla Giornata della donna che si festeggia oggi, mercoledì 8 marzo:
"Ma quale Giornata della Donna: aborto, gender, utero in affitto, prostituzione e pornografia distruggono le donne, 'Se si fermano le donne si ferma il mondo' è il motto dello sciopero definito 'transfemminista' da Non Una di Meno.
Ma cosa è una donna per le organizzatrici? Lor signore, compresa la neo segretaria del Pd Elly Schlein, dicono di voler rappresentare tutte noi, ma ci danneggiano promuovendo gender, utero in affitto, prostituzione, pornografia e aborto per tutte.
Riempiono il manifesto di Schwa e chiedono di entrare nelle scuole per portare educazione al gender e carriera alias, insegnando ai bambini che chiunque voglia può dichiararsi donna, e che quindi la donna non esiste.Vogliono legalizzare la prostituzione, cioè la tratta delle schiave, la pratica disumana dell’utero in affitto, schiavitù del terzo millennio, che obbliga donne povere a vendere il proprio figlio e vogliono incentivare la pornografia, cioè la prostituzione filmata. Tutto questo significa parlare in nome delle donne? Assolutamente no!
Non una parola su quanto sia difficile oggi scegliere liberamente se essere mamme, lavoratrici, o armonizzare le due cose. Siamo obbligate a tornare a lavoro con il seno pieno di latte quando i nostri figli sono troppo piccoli, senza la possibilità di un lavoro che rispetti questa peculiarità; non una parola contro chi denigra le donne che decidono di prendersi esclusivamente cura dei figli; non una parola sulle troppe donne abbandonate all’unica soluzione dell’aborto quando si trovano di fronte a una gravidanza inaspettata o difficile: non è garantito loro il diritto a non abortire, come abbiamo denunciato con una serie di affissioni e con una petizione popolare. Non una parola sulle donne caregiver.
Ma quale Giornata della Donna? La chiamassero la festa del gender, dei diritti Lgbtqia+, del fluido, ma non della donna: siamo stanche di essere sfruttate da una ideologia che, dopo averci indicato ingiustamente come nemici i nostri alleati, cioè gli uomini, vorrebbe affondare il colpo e annullarci in quanto donne e madri". Così Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus, in occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo".