Oggi a Favale si ricordano i caduti al Casone di Centonoci
Sono passati 80 anni da una delle battaglie più cruente tra partigiani e nazifascisti
Oggi, sabato 14 dicembre alle 10.30, oratore Arianna Cesarone vice presidente Anpi provinciale di Genova, a Favale ricorre l’ottantesimo anniversario di una delle battaglie più cruente tra partigiani e nazifascisti, al Casone di Centoni, con perdite da entrambe le parti. I testimoni oculari di quel tragico 22 dicembre 1944 sono sempre meno, ma il ricordo di quanto accadde è ancora vivo nei favalesi.
1944-2024, son passati 80 anni
Sembrava un giorno come tanti altri, anzi, l’imminenza del Natale lasciava presagire che non sarebbe accaduto nulla. Una colonna di nazifascisti scendeva a valle. I partigiani nascosti sui monti all’interno di un casone erano convinti che il peggio fosse passato, invece non era così. Un vecchio contadino venne ingannato da alcuni “repubblichini” travestiti da partigiani che chiesero dove si trovavano i compagni. L’ uomo senza esitazione indicò il luogo dove si trovava il casone, con orgoglio disse: «Ci sono anche i miei figli». I nazifascisti arrivarono nei pressi del casone.
I “Repubblichini” del Battaglione Aosta, della Divisione Monterosa intimarono la resa, ma fu subito conflitto a fuoco.
A perdere la vita numerosi alpini della “Monterosa”, tedeschi e cinque partigiani: Alfredo Carzino “Milio”, Mario Chiesa “Balin”,Battista Coppini “Nino”, Luigi De Giovanni “Carlo III” e Giovanni Napoli “Poli”.
Nel dopoguerra anche per merito del partigiano Attilio Mistura “Bisturi”, tra i primi ad intervenire per curare i feriti, a Favale venne inaugurato il monumento dove ogni anno si svolge la commemorazione. “Bisturi” nato a Azio, piccolo Comune in Provincia di di Varese, studente nella facoltà di medicina a Milano, dopo l’8 settembre 1943 aveva aderito Resistenza, entrando a fare parte nel giugno 1944 del 57° Distaccamento della 3ª Brigata Liguria. Combattendo fra le Valli dell’Aveto, alta Valtrebbia e Fontanabuona, svolgeva anche l’incarico di addetto al servizio sanitario. In quei momenti di duri scontri Bisturi, prestò soccorso ai compagni feriti e assistette con improvvisate cure persino due sergenti della Rsi rimasti feriti. Per quel suo comportamento, è stato riconosciuto dal Comando della VI Zona con un “encomio solenne”.
Qui la testimonianza diretta del Partigiano "Ermes" (fonte mappadellaresistenza.it):