Chiavari

Orecchia: «Cartello diffamatorio, persa dal Comune la causa in appello»

Le dichiarazioni del consigliere comunale di "Chiavari con Te!"

Orecchia: «Cartello diffamatorio, persa dal Comune la causa in appello»
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«Cartello diffamatorio, persa dal Comune la causa in appello»: a Chiavari l’affondo del consigliere comunale Nicola Orecchia (nella foto) (gruppo "Chiavari con Te!")

Le parole del consigliere comunale Nicola Orecchia

«Nel totale silenzio della giunta Messuti - esordisce Orecchia -, il Comune di Chiavari perde di nuovo la causa in appello, ma la manina dell’autore rimane ancora nascosta e cresce il conto a carico dei cittadini! A seguito della mia istanza di accesso agli atti ho appreso che la Corte d’Appello di Genova con sentenza n. 1274 del 21 novembre scorso ha respinto l’appello proposto dal Comune di Chiavari. È stata, quindi, confermata la sentenza del Tribunale di Genova che ha condannato il Comune al risarcimento dei danni in favore della funzionaria della Soprintendenza, causati dall’esposizione in pieno centro cittadino del cartello diffamatorio firmato anonimamente “L’Amministrazione Comunale”. La Corte ha condannato il Comune a pagare anche le spese processuali dell’archeologa, oltre al doppio del contributo unificato e così il conto per i cittadini ha già superato i 45mila euro!».

«La Corte ha confermato che - prosegue Orecchia -: 1. “Il cartello, per come strutturato, è lesivo dell’onore e della reputazione professionale della funzionaria pubblica”; 2. “La condotta del comune fu tanto più grave, ove si consideri che questa non offrì alla cittadinanza un’informazione doverosa e, cioè, che i controlli richiesti dalla Soprintendenza e dalla funzionaria non erano campati in aria, ma imposti dalla legge”; 3. “Il comune si guardò bene dallo specificare che i lavori erano stati sospesi per i necessari approfondimenti storici, imposti dalla legge (…) e non da un capriccio della funzionaria”; 4. “Essere additati pubblicamente come una persona che abusa dei propri poteri e non sa fare il proprio lavoro, a discapito dell’interesse di quella collettività, i cui interessi il diffamato deve realizzare, determina uno svilimento della propria persona, che non può non ripercuotersi sulla vita quotidiana, lavorativa e relazionale”».

«A leggere queste motivazioni - continua Orecchia -, stupisce che questa amministrazione sia così facile alla denuncia contro tutti coloro che la criticano (ad esempio, sul gruppo Facebook dei Mugugni del Comune di Chiavari) e, nel contempo, si dichiari in continuità con la precedente che é stata la prima a diffondere fake news (sul blocco dei lavori), oltre ad offendere e diffamare una funzionaria pubblica per avere fatto il suo lavoro. Dov’erano gli attuali amministratori che ne facevano parte? Erano d’accordo? Perché non hanno disconosciuto l’iniziativa e, anzi, taluno ne ha rivendicato la paternità? Ancora una volta l’amministrazione Messuti-Segalerba dimostra che la coerenza non è il suo forte. Intanto, però, alla mia interrogazione con cui ho chiesto di sapere chi sia stato l’autore del cartello diffamatorio, ad oggi, non ho ancora ricevuto risposta».

«La Corte d’Appello - conclude Orecchia - ha evidenziato che: “Il contenuto del cartello ebbe risalto sui giornali locali per più giorni dopo la comparsa del cartello, venendo, comunque, commentata anche sui social (teste Segalerba)”. E allora chiediamo al testimone del giudizio, Antonio Segalerba, che partecipava ai sopralluoghi con la funzionaria nel cantiere in questione e che, essendo al corrente dei fatti, sicuramente conoscerà chi sia stato l’autore del cartello incriminato, di dire alla cittadinanza chi sia stato a scrivere il testo e a chiedere di installare quel cartello improvvido. Non rimanga nascosto: è giusto e doveroso che la manina dell’autore del cartello diffamatorio venga messa nel proprio portafoglio, non in quello dei chiavaresi!».

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