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Porto di Lavagna, ricorso in appello contro il Comune

Contestate gravi irregolarità nella concessione del porto turistico: "Project financing irrealizzabile e dannoso per la città"

Porto di Lavagna, ricorso in appello contro il Comune
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Porto di Lavagna Spa - in data 23 aprile - ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR della Liguria che ha dichiarato inammissibile il precedente ricorso relativo alla nuova procedura di affidamento della concessione per la gestione del Porto Turistico di Lavagna.

Porto di Lavagna Spa contesta le numerose anomalie presenti nel project financing e ritiene che il progetto scelto dal Comune risulti non solo irrealizzabile sotto diversi profili - tecnici, urbanistici e ambientali - ma anche non sia di utilità per la città di Lavagna, tanto da rappresentare un potenziale danno per l’interesse pubblico.

Il comune ha scelto un progetto che stravolge il porto a favore di pochi privilegiati a discapito di molti utenti e delle attività produttive del territorio sia in città che all'interno del porto e che rischia di allontanare per sempre coloro che hanno reso il porto il principale hub diportistico in Italia e, al contempo, Lavagna una delle mete principali del turismo del Levante ligure.

“Siamo consapevoli che l’iniziativa di Porto di Lavagna è complessa e impegnativa, tuttavia la riteniamo necessaria per proteggere anche gli interessi degli utenti e degli operatori. Un centro sociale ed economico così importante come il Porto turistico di Lavagna deve avere un assetto e un futuro stabile e certo, e non ci sembra che le procedure e le scelte finora adottate dal Comune di Lavagna siano la soluzione, né la migliore né quella più corretta” dichiara Monique Mazreku, consigliera e rappresentante delegata.

Il ricorso evidenzia profili di nullità dei provvedimenti amministrativi adottati, denunciando un uso improprio del project financing in ambito demaniale marittimo e la mancata competenza comunale nel riaffidare la concessione.

Porto di Lavagna Spa chiede quindi al Consiglio di Stato l’annullamento delle delibere comunali e la riforma della sentenza del TAR.

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