Rossetti: «Toti è contro il gioco d'azzardo ma ne facilita l'offerta per un compromesso politico»
L'esponente di Azione: «Il consiglio regionale deve agire»
«Toti è contro il gioco d'azzardo ma ne facilita l'offerta, dottor Jekyll e mister Hyde».
A dirlo è il consigliere regionale di Azione Pippo Rossetti (nella foto), che accusa la giunta Toti di non applicare la legge regionale per il contrasto al gioco d’azzardo.
«Abbiamo chiesto al consiglio di interrompere la vergognosa situazione che la giunta regionale ha creato in relazione alla legge del gioco d'azzardo - dichiara Rossetti -. Nel 2012 è uscita la legge, nel 2017 doveva entrare in vigore dando la possibilità a chi gestisce sale e ha macchinette in esercizi commerciali di rispondere alle indicazioni della norma, che riduceva l'offerta e la allontanava dai centri di vita e di aggregazione dei bambini e degli anziani. La giunta nel 2017 rinvia questa legge e poi dice che l'effetto della legge stessa viene sospeso perché sarebbe seguito un provvedimento regolamentare o legislativo della giunta. Perché sia la prima che la seconda giunta Toti non hanno fatto nulla? Perché c'è un compromesso politico: non toccare il gioco d'azzardo a Genova e in tutti i comuni della regione. Però anno dopo anno aumentano i giocatori, inoltre l’azzardo incide sulla violenza familiare ed è correlato alla condizioni crescenti di povertà. Abbiamo dati preoccupanti che ovviamente la giunta Toti non ha mai voluto approfondire. Abbiamo chiesto una ricerca dove non solo i Serd ma anche i centri d'ascolto, i centri anti violenza, i gruppi delle parrocchie che fanno i centri d'aiuto, la Fondazione anti usura e quindi tutta la rete che riceve disagio, povertà e miseria ci dice che il fenomeno è nascosto ma molto presente».
«Visto che la giunta non agisce - conclude Rossetti -, il consiglio regionale avrebbe potuto dare un colpo di reni anche nel rispetto della propria dignità. La Liguria è l'unica regione che ha delle leggi e non le attua sine die perché non ha la faccia, il coraggio e la responsabilità di modificarle».