la riflessione

"Sanità, l'ombra del privato avanza"

La denuncia di Alberto Alpinisti, RSU FP CGIL ASL4

"Sanità, l'ombra del privato avanza"
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L'RSU FP CGIL ASL4 denuncia la "deriva" verso cui sta andando il Servizio Sanitario Nazionale nato dalla legge 833/78 "a causa di opinabili, talvolta irresponsabili, scelte politiche praticate da Esecutivi nazionali, Giunte regionali con la collaborazione delle Direzioni aziendali", scrive Alberto Alpinisti.
"Scelte che, incuranti delle evidenze emerse durante la  pandemia secolare che raccomandano cooperazione internazionale nella lotta ai patogeni, sanità pubblica  universale e gratuita, un’unica sanità e non tante quante sono le regioni, guardano al passato mentre ci sarebbe bisogno di pensare al presente con lo sguardo rivolto al futuro".

La denuncia dell'RSU FP CGIL ASL4

Continua il sindacato:

"Come il gambero dopo aver fatto un passo in avanti con la 833/78 , oggi se ne fanno due indietro facendo arretrare l’orologio del tempo di qualche decennio.
L’assurdità è che si guarda a un modello, quello privato e delle assicurazioni, già sperimentato in Italia fallito e sommerso da un Monte Bianco di debiti ripianati dalla fiscalità generale.

Oggi nei luoghi di cura risuona l’allarme Covid, nell’occasione accompagnato da un altro allarme: l’influenza cosiddetta stagionale. In pratica l’equivalente di quello che in finanza chiamerebbero tempesta perfetta.

Le proiezioni, riportate sul “Sole 24 Ore” parlano di 30 MLN di giornate di lavoro perse con un impatto economico di circa 4,5 MLD di euro tra mancata produttività e costi per lo Stato.

A fronteggiare lo tsunami in corso e quello che potrebbe ancora arrivare c’è una sanità ferita che ricorda le foglie d’autunno sugli alberi. Personale sfinito dopo anni di pandemia, consumato da continui rientri al lavoro con relativi riposi persi, demotivato nello svolgere la propria professione, oltre a strutturali carenze di organico, definanziamento del FSN, salari inadeguati etc. etc. Su tutto l’ombra ingombrante del privato che avanza.

La Regione Liguria, in Italia, si distingue tra le più virtuose nel taglio dei pl per acuti, con le conseguenze note di contribuire all’affollamento dei Pronto Soccorso, di cui recentemente è balzato alle cronache quello di Villa Scassi, criticità emerse proprio in questi giorni al Galliera con le sue code di ambulanze in attesa della presa in carico dei pazienti, situazioni non isolate, ma rappresentativa dell’intera Regione di cui ASL4 ne è l’esempio.

Da poco tempo abbiamo avuto notizia della cessione di un ramo d’azienda pubblico ad un gestore privato (Gaslini), si ritorna a parlare di accorpamenti come quello del Centro trasfusionale o quello del 118. Già oggi in Liguria la presenza del privato è inopportunamente diffusa e come la gramigna sembra difficile da estirpare, del resto il richiamo del profitto è un olio in grado di ungere tutte le ruote. La posizione di monopolio nell’assistenza agli anziani, ai disabili e ai fragili non è un segreto, il 95% dei circa 4000 pl è in mano ai privati.

Nella bozza relativa al “piano socio sanitario” resa nota dalla Regione si apprende che in Liguria ci sarebbero troppi pl. Incredibile! Quando proprio la carenza di pl è stata una delle maggiori criticità nell’affrontare la Pandemia secolare. Nella Bozza si viene anche a 'conoscenza' che ci sarebbero troppi reparti di chirurgia e di Ostetricia, tant’è che ipotizzano chiusure. A queste vanno aggiunti quei reparti e servizi chiusi per l’emergenza covid mai più riaperti.

La Regione sostiene che la sanità privata sia utile al sistema, in ragione di questa logica definanzia il Pubblico a vantaggio del privato. Ma i cultori della sanità privata hanno la memoria corta.
Secondo l’Ufficio Britannico di statistica dal gennaio 2018 il trasferimento di prestazioni pubbliche a gestori privati è costato al contribuente il 40% in più di quanto sarebbe costato con la gestione pubblica. Inoltre non va dimenticato che la teoria delle mutue/assicurazioni, del sistema sanitario privato, rappresenta un passato fallimentare e anche per questo è assurdo pensarlo come la risoluzione per il futuro. La struttura mutualistica è crollata sotto il peso di di un Monte Bianco di debiti.

Un sistema che per stare al passo con i tempi (ricerca, nuovi farmaci e metodologie, etc) avrebbe bisogno di continui finanziamenti e continui adeguamenti dei premi assicurativi, ovvio che ciò sia impossibile. Infatti tutti i sistemi mutualistici in Europa, Germania in particolare, sono assistiti dallo Stato che ripiana costantemente i disavanzi. In un libro di Taroni Francesco 'Politiche sanitarie in Italia' si legge che il sistema mutualistico era affetto da alcuni 'peccati originali tra i quali lo squilibrio tra entrate contributive e spesa, inefficienza gestionale, padronage politico, clientelismo'. Taroni cita un inchiesta dell’Economist secondo la quale 'il numero delle persone assistite dalle 11 grandi mutue' contava “'circa 16 MLN in più di quanto conti tutta intera la popolazione'. Non saranno le privatizzazioni a rendere sostenibile, efficiente e di qualità la tutela della salute, la storia lo dimostra.

Intanto per rendere funzionante e di qualità la sanità pubblica servono assunzioni, assunzioni, assunzioni, servono orari di lavoro compatibili con la vita privata dei lavoratori, servono salari adeguati, equivalenti a quelli erogati in Paesi a noi assimilabili, serve la sanità Pubblica Universale e Gratuita, soprattutto in un contesto che vede aumentare senza sosta le disuguaglianze.

In un intervento riguardo al New Deal Roosevelt definisce la libertà sociale 'Freedom from want', cioè libertà dal bisogno. Stesso principio fu ribadito nel 1942 dall’economista inglese William Henry Beveridge che efficacemente disse a proposito di diritti che andavano garantiti  dalla culla alla tomba iindipendentemente da classe, censo, genere, istruzione. Tutto questo ispirò la Riforma sanitaria inglese che rese la sanità Pubblica Universale e Gratuita. L’Italia arrivò ad adottare tale sistema con qualche decennio di ritardo che oggi i cultori della sanità privata con la memoria corta vogliono cancellare".

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