“Stare Insieme - Corsa Contromano. Un nuovo umanesimo della Salute”, conclusa l'esperienza di Scholas in Asl 4
Il programma educativo promosso da ASL 4 in collaborazione con Unige
Si è concluso oggi, venerdì 21 aprile il programma educativo “Stare Insieme - Corsa Contromano. Un nuovo umanesimo della Salute”, iniziato lo scorso 17 aprile, promosso dall’Asl 4 Liguria in collaborazione con l’Ateneo genovese e l’ASP Opere Pie Riunite Devoto-Marini-Sivori di Lavagna e realizzato dalla Scholas Occurrentes, il movimento educativo internazionale creato da Papa Francesco, già presente in 190 Paesi e con una rete che comprende 446.133 scuole e istituzioni educative a cui hanno partecipato un gruppo di studenti dei corsi di laurea di Fisioterapia, Infermieristica e Scienze Motorie dell’Università di Genova.
Il progetto
Le tre giornate di lavoro – volte a favorire la relazione interpersonale e il dialogo intergenerazionale, riunendo l’autenticità dei giovani e la saggezza degli anziani - sono state finalizzate all'acquisizione da parte dei partecipanti di strumenti atti a riscoprire uno sguardo sensibile verso l’altro, in particolare, gli anziani. Durante l’ultimo giorno è stato creato uno spazio d’incontro tra i giovani studenti e gli anziani ospiti dell’ASP Opere Pie Riunite, al fine di vivere un momento di ascolto e condivisione.
María Paz Jurado, Direttrice in Italia della Pontificia Scholas Occurrentes, dichiara:
«Nell'ambito del progetto, noi di Scholas vogliamo offrire un’opportunità di formazione e di servizio alla comunità, favorendo un'esperienza che dia senso ai giovani e valorizzi il patrimonio culturale degli anziani, affinché possano essere entrambi motori del cambiamento necessario per creare la cultura dell'incontro».
Il progetto “Per Stare Insieme” nasce durante la pandemia Covid-19, da un'iniziativa su base volontaria di giovani adolescenti di Scholas provenienti da diverse parti del mondo. Cerca di alleviare gli effetti emotivi e cognitivi negativi che l'isolamento comporta, soprattutto nella popolazione più vulnerabile al Covid-19: gli anziani. Il progetto non è finito con la pandemia, infatti, dopo l’emergenza sanitaria ha cercato di rispondere alla chiamata di Papa Francesco di “Uscire per le strade e cercare gli anziani che vivono da soli" [...] La vecchiaia non è una malattia, è un privilegio! La solitudine può essere una malattia, ma con la carità, la vicinanza e il conforto spirituale possiamo curarla". Ad oggi il progetto consta di esperienze educative sia presenziali che virtuali, tra giovani e anziani-pazienti negli ospedali e nelle case di cura, al fine di agevolare l’incontro intergenerazionale.
«C’è una presa in cura del paziente che va oltre la medicina ed è quella umana - dichiara l’Assessore regionale alla Sanità, Angelo Gratarola -. Un operatore che si forma con queste capacità è di beneficio non solo per sé, ma per l’intero sistema. Ecco perché progetti come questo costituiscono una grande opportunità che va colta fino in fondo».
«Il progetto rivolto ai ragazzi rappresenta una modo innovativo di costruire un futuro da operatore sociosanitario sperimentando la relazione con se stesso e con gli altri in chiave di “Care”: prendersi cura prima di curare – spiega il Direttore Generale dell’Asl 4, Paolo Petralia –. I buoni risultati delle esperienze fatte in alcune realtà accademiche e scolastiche in diverse parti d’Italia, ci hanno spinti a offrire questa opportunità di crescita anche agli studenti dei corsi di laurea di Infermieristica, Fisioterapia e Scienze motorie dell’Università di Genova, nella prospettiva di offrire un’occasione di incontro fra di loro e con gli anziani ospitati nella Rsa pubblica del nostro territorio. Lo scopo è arricchire il loro percorso formativo non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano e relazionale».
All’incontro conclusivo, che si è svolto oggi all’ASP Opere Pie Riunite di Lavagna, hanno partecipato il presidente dell’Istituto, Mario Gaggero, con la vicensindaca del Comune di Lavagna, Elisa Covacci, il rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, e il vescovo della Diocesi di Chiavari, Monsignor Giampio Devasini.
«Plaudo al progetto, poiché ritengo che l’umanizzazione delle cure sia un tema fondamentale nella formazione dei giovani che decidono di intraprendere una carriera professionale in ambito sanitario – commenta il rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino -. Si parla sempre di competenze specialistiche, di conoscenze settoriali, ma non dobbiamo dimenticare di aggiungere le soft skills: le competenze trasversali di crescita umana. E questo progetto, oltre a essere un’occasione di arricchimento culturale e di relazione, si dimostra attento anche alle dinamiche sociali del territorio».
«La risposta all’iniziativa appena vissuta è nei sorrisi di chi ha partecipato – afferma il vescovo della Diocesi di Chiavari, Monsignor Giampio Devasini -. Il progetto è un’opportunità per aiutarci a crescere insieme, anziani e giovani, in uno scambio reciproco di esperienze e di vita, che possono arricchire entrambi. Perciò ringrazio per questa iniziativa preziosa».