IL CASO

Torrente Lavagna, "è tornata l'acqua ma non i pesci"

Le osservazioni di Umberto Righi

Torrente Lavagna, "è tornata l'acqua ma non i pesci"
Pubblicato:

"Le poche burrasche e piovaschi caduti, non hanno tolto l’afa, ma almeno il torrente Lavagna rivede un minimo scorrimento, riempiendo le pozze precedentemente secche. Infatti dalla zona delle pompe di Coreglia Ligure sino a Calvari, è ritornata l’acqua, ma non di certo i pesci, quelli purtroppo hanno fatto la brutta fine di morire di stenti nella 'bratta' dei fondo buca". A parlare è Umberto Righi, FiMa Chiavari, che continua: "Non si tratta di poche decine di pesci, ma quintali per non dire tonnellate di anguille, barbi, cavedani, vaironi, lasche e alborelle, novellame e riproduttori persi per sempre, e pensate sono tutte specie protette dalla Direttiva Europea per la salvaguardia delle specie autoctone in pericolo di estinzione. Ma dei pesci è risaputo non frega nulla a nessuno… solo i cattivi pescasportivi che della pesca del pesce fanno uno sport, lottano per la salvaguardia del patrimonio ittico dei torrenti liguri ed in particolare di quelli che cercano di sopravvivere nelle povere acque (quando ci sono) del torrente Lavagna".

Le accuse di Righi

E continua:

"Come ogni anno ben 7 km di torrente va in secca, alcune volte restano le buche più grandi e fonde a preservare la specie, ma quest’anno anche quelle hanno patito e non si sono visti recuperi e spostamenti di pesce nel tratto prosciugato dal pompaggio degli acquedotti.
Per chiarire la competenza della gestione e tutela delle acque interne liguri è stata, con la Legge Del Rio, tolta alle provincie ed assegnata alla Regione Liguria, con funzionari (uffici) di competenza territoriale per ogni provincia (GE, SV, IM, SP) con un controllo politico/legiferante dell’Assessore Regionale (non che Vice presidente) Alessandro Piana. Certamente, l’argomento gestionale delle acque è molto complesso, per di più reso di difficile lettura per l’ampia diversità del territorio ligure, ma non per questo si può tollerare la NON GESTIONE DELLA GRAVE SITUAZIONE LAVAGNA da parte dell’Ente amministrativo, vuoi che sia l’assessore di riferimento o il funzionario dell’Ufficio competente. In pratica la REGIONE ha lasciato morire il pesce, pur ricevendo opportune segnalazioni dal territorio. Certamente la SICCITA’ ha coinvolto l’intero territorio ligure, prosciugando molti torrenti, ma la “secca” del torrente Lavagna è certamente dovuta all’enorme aspirazione d’acqua in falda delle pompe dell’acquedotto che la mandano direttamente in riviera (Rapallo e Santa) senza usufruirne neppure come scarico civico di ritorno. Un pompaggio che non rispetta i parametri del DMV (deflusso minimo vitale) previsto dalle leggi, ma non fatti rispettare, appunto dalla stessa Regione, che non controlla e neppure impone l’obbligo del recupero del pesce direttamente e a proprie spese di chi provoca prosciugamento, senza contare il danno ambientale provocato alla biodiversità ed al patrimonio ittico che dovrebbe essere ricostituito sempre a spese del “causatore” con le stesse specie e quantità presenti prima del prosciugamento. Vi sono una infinità di infrazioni amministrative alcune di esse anche penali che vengono perpetuate ogni anno, ma alle quali nessuno vuole dare seguito di risoluzione.

Perché se appunto le Società Pescasportive del territorio chiedono “giustizia” per le stragi perpetuate, ribadendo le responsabilità della Regione e uffici competenti, si rammaricano anche dell’assenza di supporto della FIPSAS, che a fronte di uno scontro diretto tra politica e uffici regionali, se ne lava le mani parandosi dietro a mancate competenze nel recupero dei pesci senza una specifica determinazione di incarico per svolgere tale attività al posto della Regione. Impedendo altresì al proprio personale di vigilanza di intervenire con i propri mezzi in supporto alle società pescasportive locali nei recuperi, invitando le stesse a sollecitare gli uffici regionali ed affidarsi all’intervento dei tecnici (personale regionale abilitato ai recuperi).

Peccato che con l’avvento della Regione, nella gestione pesca, sono decadute anche le Commissioni Provinciali composte dai Referenti di Valle, ruolo determinante anche per il rapporto ufficiale e diretto con l’ufficio provinciale territorialmente competente, sostituite da un rappresentante delle Associazioni Nazionali (FIPSAS, ARCI, ENAL, ecc) quale portavoce delle Società pescasportive dell’intero territorio regionale. Causando uno scollamento di rappresentanza, e una distanza abissale ed incolmabile sulle conoscenze dirette delle problematiche territoriali e locali, appunto per le enormi differenze che già nel solo territorio provinciale si vivono quotidianamente tra una valle e l’altra e tra un versante padano e quello tirrenico, tra il levante ed il ponente o lo stesso entroterra genovese. Il Referente di valle conosceva ogni singolo metro della propria valle e poteva contribuire a risolvere i problemi anche con una semplice telefonata. Oggi tutto ciò è sostituito dal “tavolo blu” che si riunisce una volta l’anno o per questioni di importanza regionale ed in base alle disponibilità dell’Assessore.

Tutto questo porta a mancanze gestionali gravi che si ripercuotono sul territorio, lo dimostra il dramma del torrente Lavagna, coinvolto addirittura nelle restrizione dei tratti utilizzabili per lo svolgimento delle gare di pesca con l’immissione di trote adulte (vedi vincoli del Ministero della Transizione Ecologica sulle immissioni di specie alloctone) e distanze dai SIC. Una barzelletta di fronte a simili stragi di pesce selvatico ogni anno ad opera di pompaggi incontrollati e assenze ingiustificate nei controlli regionali. Aggiungiamo lavori in alveo 'insensati' con spianamenti inutili e dannosi, derivazioni per centraline idroelettriche, di dubbia efficacia e utilità, fatte in valli da trote ridotte a rigagnoli senza più vita, oltre a derivazioni abusive disseminate nei punti più nascosti.

Metteremo tutto in conto il prossimo anno, considerato il malcontento generale dei pescasportivi, la Regione perderà altri rinnovi delle licenze di pesca, dopo il tracollo del 2020 e i mancati ripopolamenti regionali di apertura 2021, ne conseguirà che anche la FIPSAS vedrà un significativo calo di consensi. Proseguiremo a lavorare con il 'Gruppo territorio e sviluppo per presentare al più presto l’esposto alla Commissione Europea con il supporto dei Sindaci, e vedremo se le cose cambieranno. I pescasportivi vogliono 'avere giustizia'".

Seguici sui nostri canali